mercoledì 30 luglio 2008

Prima Direzione Regionale del PD della Toscana


Amministrative 2009: le tappe del Pd della Toscana
Conferenza programmatica il 7 e 8 novembre e proposta di spostamento di 30 giorni delle scadenze per l'iter di presentazione delle candidature alle primarie
La Direzione regionale del Pd della Toscana, conclusasi nel tardo pomeriggio di oggi, ha votato all'unanimità la relazione del segretario Andrea Manciulli che prevede un percorso politico che introduca alla campagna elettorale per le amministrative del 2009: una scadenza che inciderà sui prossimi 10 di governo e di sviluppo della nostra regione.La direzione regionale del Partito ha deciso di celebrare la conferenza programmatica il 7 e l'8 novembre: due giorni di lavoro in cui sia possibile costruire l'impianto programmatico per la Toscana per dare priorità e impegni precisi in risposta alle necessità dei toscani.Per fare questo è stata convocata l'Assemblea costituente regionale il 6 settembre prossimo con lo scopo di adottare un regolamento regionale che disciplini l'iter per l'individuazione delle candidature spostando tutte le scadenze di 30 giorni. La raccolta delle firme dei candidati alle primarie potrà quindi partire dal 15 novembre, dopo la conclusione della conferenza programmatica.È stato deciso inoltre che la Conferenza Programmatica sarà preceduta da un grande momento di ascolto con il mondo del sapere e della cultura per raccogliere i loro spunti e le loro proposte.Sarà poi individuata una data unica in cui svolgere l'elezioni primarie in tutta la Toscana, un "Election day" che sia un grande evento e una grande occasione di mobilitazione.

La differenza la fai TU

Campagna tesseramento Partito Democratico
Scritto il 29/07/2008
Costruiamo l'alternativa
"Ci rivolgiamo a tutti coloro che pensano sia necessaria un'alternativa riformista in questo Paese. Lo facciamo con la convinzione che il Partito Democratico rappresenti l'unica alternativa alla destra e a Berlusconi". Con queste parole il segretario del PD Walter Veltroni ha presentato oggi a Roma la prima campagna di tesseramento del Partito democratico. "Da oggi sono aperte le iscrizioni al partito, sulla base di quanto stabilito dalla Direzione nazionale di ieri. Il tesseramento arriva in una fase definita e ormai consolidata del partito. Non è un atto totalizzante come era per i partiti di un tempo, ma rappresenta un impegno che il cittadino si prende nell'ottica di proseguire il cammino di costruzione di un partito nuovo". A presentare insieme a Veltroni la prima tessera del Pd, che recherà proprio la firma del segretario, ci sono il coordinatore dell'area Organizzazione Giuseppe Fioroni e il responsabile Andrea Orlando. "Si apre oggi - afferma Fioroni - un percorso importante di radicamento del partito. Dopo diversi scatti da centometristi, ora passiamo passare alla maratona".La tessera riproduce semplicemente il logo del Pd, con a fianco la scritta 2008 - 2009. "La tessera coprirà infatti quel che rimane del 2008 - spiega Andrea Orlando - e tutto il 2009. Dal 2010 riprenderà la tradizionale iscrizione annuale". La tessera risponde anche a un preciso bisogno di finanziamento del partito: la quota minima d'iscrizione è di 15, "però - osserva Orlando - chi volesse contribuire con una quota maggiore è ben accetto".Il Pd non si pone limiti né obiettivi in termini di quantità di iscritti, assicura Fioroni. Ciò che è certo, invece è che "l'intento del Pd è quello di creare un circolo territoriale in ogni comune d'Italia, in modo da offrire una prospettiva sociale ai cittadini e un luogo dove poter portare avanti il dibattito interno". Circoli aperti, luoghi di confronto e di dibattito. "Ora - conclude Fioroni - chi discute tramite le pagine dei giornali e le fondazioni avrà un luogo dedicato per farlo, i circoli appunto".Tornando al tesseramento, sia Fioroni che Orlando tengono a ribadire che dal regolamento è stata abrogata la parola "consegna". "La tessera - spiegano - sarà individuale, recante la firma e potrà essere solo ritirata presso il circolo territoriale".

lunedì 28 luglio 2008

Il Re è Nudo

dal Corriere di Livorno del 21.07.2008


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giovedì 24 luglio 2008

Ancora un importante contributo di Massimo Paoli


L’immagine della forza e il senso della dinamica reale di un sistema economico possono facilmente essere estratti dall’analisi del comportamento di questi semplici indicatori: produzione, occupazione, salari e produttività.
A partire dal 1995-96, preoccupata degli alti tassi di disoccupazione, l’Europa prova a flessibilizzare i mercati dei lavori con il Libro Bianco di Delors e la costituzione, dopo il trattato di Amsterdam 1996, del Comitato Permanente per l’Occupazione ed il Mercato del Lavoro cui veniva assegnato l’obiettivo di coordinare le politiche dei mercati dei lavori dei paesi membri, poi Lisbona 2000 e così via.
L’Italia aderisce allo spirito delle politiche europee, ma succede qualcosa di complesso e di stupefacente, il paese che ha sempre fatto della sua capacità dinamica, nella buona come nella cattiva sorte, la sua arma più affilata si ferma.
La produzione italiana tocca il suo picco nel 1995 con un quasi +6%, poi vivacchia ad una media del +3% medio annuo fino al 2001, per piombare nell’intorno del +1% medio annuo fino al 2006.
L’occupazione sembra rianimarsi, nel 1995 è 0%, poi si stabilizza intorno al +1,5% medio annuo fino al 2001, per poi cadere sotto il +1% medio annuo fino al 2006.
Nel periodo 1995-2006 le retribuzioni “reali” degli occupati italiani crescono di un ridicolo +0,1% medio annuo contro una media europea, non esaltante, ma dieci volte più dinamica e pari al +1%. I salari reali crescono del +1% medio annuo anche in Germania, del +1,3% in Francia, crescono di ben diciassette volte il dato italiano, +1,7% medio annuo, in Portogallo, ventitre volte con il +2,3% in Gran Bretagna e di ben trenta volte con il +3,0% medio annuo in Grecia. Insomma in questo decennio, pur avendo avuto una composizione dei turnover occupazionali simile alla nostra, i salari francesi e britannici sono cresciuti rispettivamente del 15% e del 29%, mentre quelli italiani non arrivano al 3%.
La produttività europea ha resistito ad un +1,5% medio annuo nel periodo 1995-2000 scendendo all’1% medio annuo nel periodo 2000-2006.
La crescita della produttività oraria (cioè il PIL reale per occupato) dovrebbe aumentare poco più dell’1% nella zona euro sia nel 2007 che nel 2008, per raggiungere sperabilmente l’1,3% nel 2009 (occorre sottolineare, però, che era stata dell’1,5% nel 2006).L’Italia, con una crescita della produttività del +0,2% nel 2006 a fronte di una media del +1,5% nell’UE a 15, è evidentemente messa proprio male. È pur vero che c’è stato un miglioramento rispetto al -0,5% medio annuo del periodo 2001-2005 e che si prevede un aumento di produttività dello 0,8% nel 2008 e dello 0,9% nel 2009, ma comunque il prossimo anno l’Italia potrebbe essere ancora una volta il paese della zona euro che registrerà la crescita della produttività più debole.
Sulla base di questi dati vengono spontanee alcune riflessioni, magari non sistematiche e forse affrettate, ma sentite.
I mass media televisivi si lamentano ogni giorno che la domanda aggregata interna non regge e i consumi calano, quasi fosse colpa dei consumatori, ma dove li prendono i soldi, se i salari non crescono?
La flessibilizzazione-precarizzazione della legge 30 è fallita. Fa più danni precarizzando di quanto non costituisca vantaggio per le imprese flessibilizzando l’entrata, va rivista, anche se forse non cancellata.
Pensare che i bassi salari diano competitività alle imprese è da sempliciotti, perché comunque per quanto bassi sono sempre alcune decine di volte più alti di quelli dei paesi emergenti nostri diretti competitori, l’unico obiettivo che si raggiunge in questo caso è appunto il crollo dei consumi. E se i sistemi capitalistici possono immaginare anche di stare senza lavoratori, senza capitale e non so cos’altro, di certo non sopravvivono un minuto senza consumatori.
La produttività è del lavoro in quanto associato al capitale. Se mi danno da scavare una buca con una pala (investimento in capitale 10 euro) la mia produttività è qualche chilo al minuto, se mi danno una macchina movimento terra tipo Caterpillar o Komatsu (investimento in capitale di 1 milione di euro), la mia produttività è di qualche tonnellata al minuto. Non è più possibile di parlare di produttività del lavoro senza parlare di che tipo di profilo degli investimenti in tecnologia gli imprenditori sono disposti a fare. Infine bisogna ricordare sempre che ci sono due produttività, una interna alle imprese (sulla quale abbiamo detto: introdurre più tecnologia), l’altra esterna fatta di assetti pubblici e scelte politiche, apparati e infrastrutture non solo logistiche. Su quest’ultimo versante siamo all’anno zero, o è rivoluzione, a partire dalla politica, o come un gigantesco macigno, il pubblico incapace di riformarsi trascinerà con sé tutto quanto a fondo (ora arriva anche il “federalismo fiscale”, ci sarà da vederne delle belle).

venerdì 18 luglio 2008

Livornesi, imparate da Pisa


GIOVEDÌ, 17 LUGLIO 2008

Economia a doppia velocità

MASSIMO PAOLI
Pisa e Livorno sembrano scindere sempre più i loro destini economici. L’Area Vasta si spezza in due. L’asse Pisa-Pontedera mostra promettenti attese di sviluppo. Piaggio razionalizza la presenza internazionale, ormai matura ed efficace, e sembra in grado di promettere (costi dei carburanti permettendo) espansione, o almeno stabilità.L’area continua ad attrarre investimenti nella cantieristica e s’intravedono nuovi sviluppo. Le università legano con efficacia scienza, innovazione e nuovi business grazie alla crescita straordinaria dei poli scientifico-tecnologici, Pontedera prima di tutto ma, oltre a Pisa, anche di Navacchio. Il fiorire di “start-up” di imprese a elevato livello tecnologico potrebbe farci parlare di una “ArnoEra” Valley. Un aeroporto in espansione potrà dire la sua nel traffico merci oltre che passeggeri. Perfino nel campo delle utility ci sono segnali interessanti, sia nel settore dei rifiuti sia nel sistema acqua. L’unica nuvoletta riguarda la componentistica auto per il passaggio, non chiarissimo, degli stabilimenti Siemens dell’area pisano-livornese alla Continental. Niente di male, è solo il transito da un leader dell’elettronica automotive a un altro, ma questo ha posto domande rimaste senza risposta ufficiale (a partire dalla più ovvia: perché?). Al contrario, il fronte livornese mostra incertezze e problematicità. A furia di balbettare di “area vasta” senza fare nulla per realizzarla, l’economia reale ha fatto il suo percorso. Per il porto di Livorno si è finalmente sbloccato l’iter per il Piano regolatore generale, ma si è comunque perso un altro anno. Risultato, la Darsena Europa rischia di essere finita, se tutto va bene, tra il tardo 2016 e l’inizio del 2017. Nel frattempo si dovrà razionalizzare il sistema portuale Livorno-Piombino specializzandolo. Ma le decisioni ancora da prendere sono tante e decisive: per esempi, chi sarà il partner internazionale? e chi farà gli investimenti ferroviari? Si attendono anche, e con ansia, le decisioni del Comune di Livorno, dell’Autorità portuale e di Azimut-Benetti sulla Porta a mare. Di fatto sono a rischio 4-500 posti di lavoro nel settore delle riparazioni navali e le prospettive non sono chiare. D’altra parte, immobili di prestigio e riparazioni navali non stanno tanto bene insieme. E se nessuno ha voglia di acquistare appartamenti con vista saldatura, senza riparazioni navali il porto perde un asset fondamentale per qualità dei servizi e livelli di occupazione. Si attendono con ansia le decisioni strategiche di Azimut-Benetti. La cantieristica a Livorno è oggi una realtà splendida, ma l’affare immobiliare ha già restituito all’investitore tutto, forse già più di quanto investito, svincolandolo completamente dal sito: sarà vero che vuol fare barche in Turchia? E a Viareggio, una volta avuti i fondali necessari, si faranno solo progettazione e ricerca e sviluppo? Dovere delle imprese è informare la città sulle loro prospettive. Si attendono anche gli sviluppi dell’affare Delphi: noi umani non ci stiamo capendo più niente. All’Asa sembra imperare il Gattopardo, visto che è cambiato tutto ma non sembra cambiato niente, mentre si profila un problema crescente di assetto strategico del sistema acqua. Ancora. La bolla immobiliare è finita, si dice che a Livorno ci siano migliaia di vani liberi, eppure ci aspettano mega investimenti edilizi. È intanto un segnale importante che la Scuola Sant’Anna investa a Livorno in un settore scientifico e tecnologico come la robotica per il mare, ma vedremo che spazi, risorse e attenzione riceverà. Speriamo, insomma, che per i separati in casa Pisa e Livorno non finisca come tra le Olivella e Maria Rosa di un indimenticabile carosello di tanti anni fa: a Olivella andavano tutte bene, e Maria Rosa faceva rima con invidiosa...
Massimo Paoli economista

mercoledì 16 luglio 2008

UNA TOSCANA EUROMEDITERRANEA




SARKOZY E NOI
CLAUDIO FRONTERA
Sarkozy ha varato domenica a Parigi l’Unione del Mediterraneo con la quale ha lanciato la Francia alla guida di un processo politico che guarda al Mediterraneo come frontiera per il futuro dell’Europa. Un’Europa che, dopo il crollo del muro di Berlino, ha rivolto lo sguardo soprattutto a Est, facendo sfiorire le speranze di una nuova politica euromediterranea nate con la dichiarazione di Barcellona del 1995 che fissava nel 2010 l’ultima data utile per creare un’area di libero scambio nel Mediterraneo. L’iniziativa del presidente francese non è estemporanea. Fu annunciata nel luglio 2007 ed era stata poi recepita il 20 marzo 2008 nella Dichiarazione di Roma, preparata dal ministro D’Alema, nella quale Prodi, Zapatero e lo stesso Sarkozy delineavano l’alleanza dei loro paesi per una nuova politica euromediterranea. Questo tema, tuttavia, non è entrato in Italia nel dibattito politico, monopolizzato da altre questioni, ancorato - per quanto riguarda l’Europa - a schemi di tipo ideologico ormai datati, oppure condizionato dallo scacco alla Costituzione europea dettato dai referendum di Francia, Olanda e Irlanda. È tempo di dare nuove prospettive, nuovi traguardi politici ed economici all’Europa, e il Mediterraneo è l’àmbito giusto - sempre sognato e mai praticato - per liberare l’Europa dal suo stallo. Al di là di considerazioni politiche generali, l’argomento riveste un’importanza particolare, credo, proprio per la Toscana, regione di forte proiezione nazionale e internazionale, autorevole e prestigiosa in Europa per le sue iniziative, capace di sviluppare politiche di cooperazione e internazionalizzazione delle imprese. Anche la Toscana, tuttavia, soffre le conseguenze del nuovo ciclo politico che, nell’altalena tra federalismo e neo-centralismo, comprime spazi di iniziativa. Senza contare che la Toscana, protagonista tra il 2001 e il 2006 di un forte contenzioso con il governo, non può pensare di vivere ora una seconda stagione di contrapposizioni e conflitti. Lo scenario mediterraneo è quello, a mio avviso, che meglio di ogni altro può dischiudere promettenti spazi di intervento alla Regione Toscana, quello che le consentirebbe di sviluppare al meglio le sue potenzialità politiche ed economiche, valorizzando il prestigio e l’esperienza internazionali acquisiti dal suo presidente e da altri politici toscani. Non va tra l’altro trascurato che, da molti anni, la Toscana è riconosciuta dagli organismi europei quale regione transfrontaliera, cioè di confine, grazie al contatto tra il mare territoriale italiano e quello francese, nello spazio tra l’Arcipelago Toscano e la Corsica. Un dettaglio poco conosciuto, forse a causa dell’immagine di sé che la Toscana ha sempre privilegiato, quella urbana storico-artistica e quella rurale: quando nel 2000 nacque l’Associazione Arco Latino - ben sessanta province italiane, francesi e spagnole deliberarono formalmente, in rappresentanza di oltre 40 milioni di abitanti, adesione al progetto e allo statuto - prendeva forma per la prima volta l’idea di una collaborazione euromediterranea, volta a preparare l’Europa all’appuntamento con il Mediterraneo. Lo capì Prodi, allora presidente della Commisssione europea, al quale ebbi l’onore di presentare il progetto, in Sardegna, per incarico dell’Associazione e lo capirono in particolare proprio i francesi, attivissimi nel promuovere, con i loro rappresentanti nella Commissione, contatti, incontri e convegni: la Francia vedeva con chiarezza l’importanza politica dellorizzonte europeo; l’Italia molto meno, allora come oggi. Anche per Livorno questa prospettiva è di particolarissimo interesse. Benché il ruolo eminente avuto dalla Provincia di Livorno nella nascita e nello sviluppo dell’Associazione Arco Latino si sia negli ultimi anni perso, per via di una visione più legata al beneficio immediato che a quelli di prospettiva, Livorno ha visto ugualmente nascere numerose iniziative economiche, diplomatiche e politiche orientate allo spazio mediterraneo, e vede nello sviluppo delle relazioni tra Europa e Mediterraneo il suo naturale, unico, vero scenario di crescita e sviluppo. C’è da augurarsi che la Toscana voglia e sappia inserirsi da protagonista nello scenario del nuovo dibattito euromediterraneo, senza ritardi o controproducenti, supponenti sottovalutazioni della strategia di Sarkozy.

domenica 13 luglio 2008

Tutto ciò che è stato scritto dagli uomini sulle donne deve essere ritenuto sospetto dal momento che essi sono ad un tempo giudici e parti in causa. ( Immanuel Kant )

Io donna in politica, estromessa ingiustamente

di Gabriella Cecchi, dal Corriere di Livorno del 10.07.2008

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venerdì 11 luglio 2008

NANNI MORETTI: SONO MOLTO AVVILITO PER PIAZZA NAVONA

"Sono molto avvilito per quello che e' successo l'altro giorno a piazza Navona". Lo ha detto Nanni Moretti nel corso dell'incontro con i giornalisti in occasione della consegna del 'Premio Fiesole'. "Gli organizzatori - ha proseguito Moretti - sono stati degli irresponsabili. Mi dispiace che in questo disastro siano state coinvolte persone come Rita Borsellino, che ha fatto un bel discorso. Ma quando si organizzano queste cose bisogna distinguere. Mi dispiace che sia stato sporcato tutto. Mi dispiace che con gli interventi di Grillo e della Guzzanti siano stati oscurati gli obiettivi della manifestazione e forse sia stata sporcata anche la stagione dei movimenti del 2002 che, se mi permettete, era un'altra cosa rispetto alla manifestazione di martedi'. Di quei girotondi, movimenti ed associazioni al di fuori dei partiti, nati nel 2002, spesso e' stata fatta una caricatura, non raccontando la verita' di quei movimenti. Ora - ha proseguito il regista - purtroppo quella caricatura e' diventata realta' ed io sono molto avvilito. Non bisogna trovare scuse. Pretesti ed alibi nella non tempestivita' con la quale in queste settimane si e' mosso o non si e' mosso il Pd. E' stata una cosa da irresponsabili chiamare chiunque. Uno come Grillo, per esempio, che ha insultato tutto e tutti nello stesso modo. Sono avvilito - ha concluso Moretti -, frastornato". (AGI)
(11 luglio 2008 ore 00.26)

sabato 5 luglio 2008

8 LUGLIO CONTRO LE LEGGI VERGOGNA


ORE 18
PIAZZA NAVONA
A ROMA