SARKOZY E NOI
CLAUDIO FRONTERA
Sarkozy ha varato domenica a Parigi l’Unione del Mediterraneo con la quale ha lanciato la Francia alla guida di un processo politico che guarda al Mediterraneo come frontiera per il futuro dell’Europa. Un’Europa che, dopo il crollo del muro di Berlino, ha rivolto lo sguardo soprattutto a Est, facendo sfiorire le speranze di una nuova politica euromediterranea nate con la dichiarazione di Barcellona del 1995 che fissava nel 2010 l’ultima data utile per creare un’area di libero scambio nel Mediterraneo. L’iniziativa del presidente francese non è estemporanea. Fu annunciata nel luglio 2007 ed era stata poi recepita il 20 marzo 2008 nella Dichiarazione di Roma, preparata dal ministro D’Alema, nella quale Prodi, Zapatero e lo stesso Sarkozy delineavano l’alleanza dei loro paesi per una nuova politica euromediterranea. Questo tema, tuttavia, non è entrato in Italia nel dibattito politico, monopolizzato da altre questioni, ancorato - per quanto riguarda l’Europa - a schemi di tipo ideologico ormai datati, oppure condizionato dallo scacco alla Costituzione europea dettato dai referendum di Francia, Olanda e Irlanda. È tempo di dare nuove prospettive, nuovi traguardi politici ed economici all’Europa, e il Mediterraneo è l’àmbito giusto - sempre sognato e mai praticato - per liberare l’Europa dal suo stallo. Al di là di considerazioni politiche generali, l’argomento riveste un’importanza particolare, credo, proprio per la Toscana, regione di forte proiezione nazionale e internazionale, autorevole e prestigiosa in Europa per le sue iniziative, capace di sviluppare politiche di cooperazione e internazionalizzazione delle imprese. Anche la Toscana, tuttavia, soffre le conseguenze del nuovo ciclo politico che, nell’altalena tra federalismo e neo-centralismo, comprime spazi di iniziativa. Senza contare che la Toscana, protagonista tra il 2001 e il 2006 di un forte contenzioso con il governo, non può pensare di vivere ora una seconda stagione di contrapposizioni e conflitti. Lo scenario mediterraneo è quello, a mio avviso, che meglio di ogni altro può dischiudere promettenti spazi di intervento alla Regione Toscana, quello che le consentirebbe di sviluppare al meglio le sue potenzialità politiche ed economiche, valorizzando il prestigio e l’esperienza internazionali acquisiti dal suo presidente e da altri politici toscani. Non va tra l’altro trascurato che, da molti anni, la Toscana è riconosciuta dagli organismi europei quale regione transfrontaliera, cioè di confine, grazie al contatto tra il mare territoriale italiano e quello francese, nello spazio tra l’Arcipelago Toscano e la Corsica. Un dettaglio poco conosciuto, forse a causa dell’immagine di sé che la Toscana ha sempre privilegiato, quella urbana storico-artistica e quella rurale: quando nel 2000 nacque l’Associazione Arco Latino - ben sessanta province italiane, francesi e spagnole deliberarono formalmente, in rappresentanza di oltre 40 milioni di abitanti, adesione al progetto e allo statuto - prendeva forma per la prima volta l’idea di una collaborazione euromediterranea, volta a preparare l’Europa all’appuntamento con il Mediterraneo. Lo capì Prodi, allora presidente della Commisssione europea, al quale ebbi l’onore di presentare il progetto, in Sardegna, per incarico dell’Associazione e lo capirono in particolare proprio i francesi, attivissimi nel promuovere, con i loro rappresentanti nella Commissione, contatti, incontri e convegni: la Francia vedeva con chiarezza l’importanza politica dellorizzonte europeo; l’Italia molto meno, allora come oggi. Anche per Livorno questa prospettiva è di particolarissimo interesse. Benché il ruolo eminente avuto dalla Provincia di Livorno nella nascita e nello sviluppo dell’Associazione Arco Latino si sia negli ultimi anni perso, per via di una visione più legata al beneficio immediato che a quelli di prospettiva, Livorno ha visto ugualmente nascere numerose iniziative economiche, diplomatiche e politiche orientate allo spazio mediterraneo, e vede nello sviluppo delle relazioni tra Europa e Mediterraneo il suo naturale, unico, vero scenario di crescita e sviluppo. C’è da augurarsi che la Toscana voglia e sappia inserirsi da protagonista nello scenario del nuovo dibattito euromediterraneo, senza ritardi o controproducenti, supponenti sottovalutazioni della strategia di Sarkozy.
CLAUDIO FRONTERA
Sarkozy ha varato domenica a Parigi l’Unione del Mediterraneo con la quale ha lanciato la Francia alla guida di un processo politico che guarda al Mediterraneo come frontiera per il futuro dell’Europa. Un’Europa che, dopo il crollo del muro di Berlino, ha rivolto lo sguardo soprattutto a Est, facendo sfiorire le speranze di una nuova politica euromediterranea nate con la dichiarazione di Barcellona del 1995 che fissava nel 2010 l’ultima data utile per creare un’area di libero scambio nel Mediterraneo. L’iniziativa del presidente francese non è estemporanea. Fu annunciata nel luglio 2007 ed era stata poi recepita il 20 marzo 2008 nella Dichiarazione di Roma, preparata dal ministro D’Alema, nella quale Prodi, Zapatero e lo stesso Sarkozy delineavano l’alleanza dei loro paesi per una nuova politica euromediterranea. Questo tema, tuttavia, non è entrato in Italia nel dibattito politico, monopolizzato da altre questioni, ancorato - per quanto riguarda l’Europa - a schemi di tipo ideologico ormai datati, oppure condizionato dallo scacco alla Costituzione europea dettato dai referendum di Francia, Olanda e Irlanda. È tempo di dare nuove prospettive, nuovi traguardi politici ed economici all’Europa, e il Mediterraneo è l’àmbito giusto - sempre sognato e mai praticato - per liberare l’Europa dal suo stallo. Al di là di considerazioni politiche generali, l’argomento riveste un’importanza particolare, credo, proprio per la Toscana, regione di forte proiezione nazionale e internazionale, autorevole e prestigiosa in Europa per le sue iniziative, capace di sviluppare politiche di cooperazione e internazionalizzazione delle imprese. Anche la Toscana, tuttavia, soffre le conseguenze del nuovo ciclo politico che, nell’altalena tra federalismo e neo-centralismo, comprime spazi di iniziativa. Senza contare che la Toscana, protagonista tra il 2001 e il 2006 di un forte contenzioso con il governo, non può pensare di vivere ora una seconda stagione di contrapposizioni e conflitti. Lo scenario mediterraneo è quello, a mio avviso, che meglio di ogni altro può dischiudere promettenti spazi di intervento alla Regione Toscana, quello che le consentirebbe di sviluppare al meglio le sue potenzialità politiche ed economiche, valorizzando il prestigio e l’esperienza internazionali acquisiti dal suo presidente e da altri politici toscani. Non va tra l’altro trascurato che, da molti anni, la Toscana è riconosciuta dagli organismi europei quale regione transfrontaliera, cioè di confine, grazie al contatto tra il mare territoriale italiano e quello francese, nello spazio tra l’Arcipelago Toscano e la Corsica. Un dettaglio poco conosciuto, forse a causa dell’immagine di sé che la Toscana ha sempre privilegiato, quella urbana storico-artistica e quella rurale: quando nel 2000 nacque l’Associazione Arco Latino - ben sessanta province italiane, francesi e spagnole deliberarono formalmente, in rappresentanza di oltre 40 milioni di abitanti, adesione al progetto e allo statuto - prendeva forma per la prima volta l’idea di una collaborazione euromediterranea, volta a preparare l’Europa all’appuntamento con il Mediterraneo. Lo capì Prodi, allora presidente della Commisssione europea, al quale ebbi l’onore di presentare il progetto, in Sardegna, per incarico dell’Associazione e lo capirono in particolare proprio i francesi, attivissimi nel promuovere, con i loro rappresentanti nella Commissione, contatti, incontri e convegni: la Francia vedeva con chiarezza l’importanza politica dellorizzonte europeo; l’Italia molto meno, allora come oggi. Anche per Livorno questa prospettiva è di particolarissimo interesse. Benché il ruolo eminente avuto dalla Provincia di Livorno nella nascita e nello sviluppo dell’Associazione Arco Latino si sia negli ultimi anni perso, per via di una visione più legata al beneficio immediato che a quelli di prospettiva, Livorno ha visto ugualmente nascere numerose iniziative economiche, diplomatiche e politiche orientate allo spazio mediterraneo, e vede nello sviluppo delle relazioni tra Europa e Mediterraneo il suo naturale, unico, vero scenario di crescita e sviluppo. C’è da augurarsi che la Toscana voglia e sappia inserirsi da protagonista nello scenario del nuovo dibattito euromediterraneo, senza ritardi o controproducenti, supponenti sottovalutazioni della strategia di Sarkozy.
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