mercoledì 28 novembre 2007

Da Il Messaggero



Dalla prima lettera di Benigni agli italiani
di Roberto Benigni

Cari Italiani,
con immensa allegria e col cuore che cinguetta come un fringuello appena nato, il 29 novembre in diretta su RaiUno, staremo un paio d’ore insieme a parlare del regalo più bello che ci è cascato addosso. Dobbiamo capire cos’è l’amore. Ne tracceremo la storia. Dal primo libro della Genesi, all’ultimo libro di Bruno Vespa, dalla lettera di pace di San Paolo ai Corinzi: “per quante cose io assuma in mio conto se non ho l’amore io non sono nulla”. Alla lettera di scuse di Berlusconi a sua moglie: “ …E dai Verò, stai buona, so’ bagattelle…”. Dalla rottura della Pace tra Greci e Troiani secondo Omero: “Causa ne fu la Divina femminilità di una Donna”, alla recente rottura della pace tra AN e Forza Italia secondo Vittorio Feltri: “La causa è una sola, problemi di gnocca”. Vedremo gli enormi passi avanti fatti dall’Umanità su questo tema. Sì, parleremo del sesso, il motore del mondo, percorrendolo nei suoi aspetti più estremi. Dalla libidine sfrenata alla totale repressione. Insomma da Casanova a Sandro Bondi. Parleremo di politica, da Voltaire: “ non sono d’accordo con quello che dici ma sono pronto a morire purchè tu lo dica” a Silvio Berlusconi: “chi vota a sinistra è un coglione”.Parleremo della grandezza dell’Italia cercando di capire che cosa abbiamo fatto di bello per meritarci città come Milano, Firenze, Roma dove sono nati uomini come Manzoni, Michelangelo, Cesare e cosa abbiamo fatto per meritarci città come Arcore, Ceppaloni, Montenero di Bisaccia e… non mi ricordo dove è nato Buttiglione. E poi lasceremo parlare Dante. Ci faremo dire da lui cos’è quella nostalgia dell’infinito, quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e smantella tutta la nostra vita, quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce sensualità e tenerezza e ci rende immortali. Ce lo faremo dire da lui con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra. Nulla di solenne, semplicemente la bellezza. A giovedì. Roberto BenigniL’appuntamento con Roberto Benigni è per giovedì 29 novembre, in diretta dalle 20.30, dopo il telegiornale, su Rai Uno con lo spettacolo “Il quinto dell’Inferno”. Roberto Benigni torna in televisione dopo il grande successo della trasmissione del dicembre 2002 dal titolo “L’ultimo del Paradiso” e dopo il tour “TuttoDante” con oltre 100 repliche in 48 città diverse e più di un milione di spettatori. Durante lo spettacolo non ci saranno interruzioni pubblicitarie.

lunedì 26 novembre 2007

Pd, ecco il simbolo: richiama il tricolore ma anche la tradizione









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Una grande P verde, una D bianca che si intuisce sullo sfondo rosso: tutto per dare l’effetto del tricolore. Sotto, la scritta Partito Democratico, con un piccolo ulivo, appoggiato tra le due parole. Questo il nuovo simbolo del partito di Walter Veltroni, presentato allo Spazio Etoile a Roma e ideato da un giovane molisano di 25 anni, Nicola Storto.“Un simbolo racconta l’identità di una comunità di donne e di uomini e credo che questo che abbiamo scelto racconti bene l’identità del Pd” ha spiegato Veltroni, dopo aver svelato il logo, “un partito che nasce per fare un’Italia nuova con forza e determinazione”.Il segretario si dice contento per il gradimento ricevuto dal presidente del Consiglio e da tutti gli altri esponenti del partito ai quali lo ha mostrato: Rutelli, D’Alema, Fassino, i capigruppo Soro e Finocchiaro e “a molti altri meno conosciuti”.
Il simbolo richiama il Tricolore “ma anche tre grandi tradizioni” spiega il leader “il verde del mondo laico e ambientalista, il bianco del cattolicesimo democratico, il rosso della cultura del lavoro”.

martedì 20 novembre 2007

Diario del Partito Democratico

La prima seduta dell’Assemblea Costituente Toscana del PD (Firenze, 10 novembre 2007), è stata importante e vivace. Molte, molte facce nuove, molti giovani, metà dei partecipanti donne ( e quando mai si era visto prima un convegno politico caratterizzato in tal senso?).
Molti interventi, molti temi, molta passione.
Ecco alcuni motivi di riflessione, senza alcuna pretesa di completezza :

  • ci sono state grande attenzione e molte proposte di emendamento sul “dispositivo” finale, contenente regole e procedure per l’elezione dei coordinatori territoriali e dei segretari comunali. Le cautele e la voglia di chiarezza e di trasparenza, spesso allertata da testi scritti in “politichese ostrogoto”, sono certamente giustificate. Il rischio di un partito che delude, ai suoi primi passi, aspettative di partecipazione e novità, è grande e si deve lavorare per evitarlo. Tuttavia si deve anche ricordare che siamo nel pieno di una fase “costituente”, che si deve costruire, nientemeno, che un partito nazionale, e la strada non può non incontrare curve e tornanti. E’ importante vigilare, ma anche sdrammatizzare e relativizzare il valore degli aspetti procedurali, anche per non correre un altro rischio, quello di trasformare la stessa fase costituente in una estenuante assemblea di condominio. Per sdrammatizzare si ricorre però troppo facilmente all’argomento della “provvisorietà” di organismi, assemblee e assetti. Con il risultato involontario di indebolire le scelte che si fanno senza acquisire maggiore chiarezza. E’ certo che tutto è provvisorio in questa fase, che ci separa dal Primo Congresso. Ma anche dopo, per un bel po’, navigheremo in mare aperto, prima di arrivare, speriamo comunque presto e bene, ad una struttura e ad un assetto stabile ( sempre relativamente, s’intende, si parla di politica, no? E quindi di qualcosa di dinamico per definizione). Preferirei allora che al quadro della “provvisorietà” si sostituisse quello della “processualità”, per evidenziare la fase costituente come un processo, in cui ogni giorno si fa un passo avanti, ogni scelta organizzativa è una tappa di un percorso che sia leggibile come costruzione. Nella sua relazione introduttiva il segretario regionale Andrea Manciulli ha fatto riferimento alla “responsabilità”, come atteggiamento fondamentale. Il grande, inatteso, entusiasmante risultato di partecipazione alle primarie del 14 ottobre è il nostro patrimonio fondamentale, il più importante evento politico di questo anno difficile A noi spetta il compito di incrementare questo valore, non disperderlo. Non è più il momento di dirsi che partito desideriamo o aspettiamo. Ora c’è da costruire. Sembrava di sentire riecheggiare il famoso discorso di John Kennedy : non chiederti che cosa l’America può fare per te, ma cosa tu puoi fare per l’America. Che cosa può fare ciascuno di noi per costruire il PD. La domanda è necessaria, ma la risposta resta, per ora, difficile.
  • Un passo della relazione di Manciulli è stato chiaro quanto importante, quando il segretario ha affermato la scelta del Pd per le primarie sempre, come metodo insostituibile per scegliere i candidati del Pd alle elezioni amministrative e non solo. Non è soltanto una giusta risposta alle attese del “popolo delle primarie”, forza essenziale del nuovo partito, ma una conferma definitiva di una nuova concezione politica. Se si afferma sempre, e non episodicamente, questo metodo consente infatti non solo una trasparente ed efficace selezione dei candidati alle elezioni e quindi dei rappresentanti elettivi ( non chiamiamola classe dirigente, per favore!). Permette anche di coinvolgere attivamente i cittadini-elettori nella scelta dei programmi e delle politiche con i quali i candidati si identificano. Non saranno politiche opposte, trattandosi di candidature di un medesimo partito. Tuttavia, un grande partito, ricco di visioni e culture differenziate, non può stare a lungo unito se non elabora e pratica un metodo che coinvolga in modo trasparente i propri aderenti nelle scelte, ispirandosi al modello costituzionale, mai pienamente realizzato, che vede i partiti come soggetti fondamentali della partecipazione e della elaborazione delle scelte politiche.
  • Un partito basato e, gradualmente, plasmato, sul metodo delle primarie, è un partito “elettorale” ? Nel consolidato politichese di sinistra, questo attributo equivale, per una struttura politica, ad una ignominiosa offesa. La tradizione socialista e, ancor più, quella comunista hanno legato all’idea di partito politico un complesso di significati di tipo finalistico, che hanno visto, di volta in volta, il partito percepito e vissuto come una “chiesa”, cioè una comunità morale di giusti, di dispensatori di precetti e di solidarietà sociale diretta, oppure come organismo basato sul lavoro dei “militanti”, cioè, come dice la parola, di “soldati”, pronti al sacrificio in nome di lontani traguardi di giustizia, oppure come un’avanguardia di fondatori di una migliore società futura. In tali concezioni, il momento elettorale, era, tuttalpiù, un passaggio propagandistico, un’occasione di proselitismo e di avanzamento, dotato di debole significato proprio. Con la scelta del PD l’acquisizione definitiva, a lungo maturata, dell’orizzonte della democrazia rappresentativa come unica manifestazione della democrazia stessa e dell’alternanza come competizione sulle cose per governare meglio, capovolge la scala dei valori relativa alle finalità del partito. “Elettorale” non è più un’offesa perché favorire, organizzare, promuovere la partecipazione dei cittadini alla scelta di programmi e uomini e donne per realizzarli , in ogni tipo di elezione, amministrativa, regionale e politica, è l’alfa e l’omega della politica democratica. Oltre non c’è altro. Non c’è la rivoluzione, non c’è l’utopia, non c’è la militanza intesa come sacerdozio laico. Allora al Pd “partito elettorale”, dico di si. In Italia c’è bisogno di un partito che sottragga un popolo democraticamente un po’ immaturo e vulnerabile alla demagogia, al rischio di vivere in un limbo di retorica spicciola che dove si dispensano a piene mani sogni e valori che non costano nulla e, sottobanco, si gestiscono scelte, si formano e riformano le classi dirigenti secondo l’italico principio del trasformismo. Vogliamo parlare della forma organizzativa ideale per un siffatto partito? Appuntamento alla prossima puntata.

    Claudio Frontera
    Cosituente Regionale

lunedì 12 novembre 2007

ASSEMBLEA COSTITUENTE REGIONALE 10 NOVEMBRE

Si è riunita sabato 10 novembre a Firenze l'Assemblea Costituente: 395 i delegati; 353 membri (88,5%) sono stati votati alle primarie del 14 ottobre collegati alla candidatura del segretario che è risultato eletto, Andrea Manciulli; 40 sono i delegati (11,5%) eletti nelle liste dell'altra candidata alle primarie, Cristina Bandinelli.
Manciulli e Bandinelli sono membri di diritto.
In apertura della giornata la proclamazione ufficiale, da parte del collegio di garanzia, del segretario regionale Manciulli che subito dopo ha preso la parola per la relazione introduttiva e ha nominato Caterina Bini vicesegretaria.
Sono state elette due commissioni regionali che si occuperanno di redigere una proposta rispettivamente di Statuto regionale del PD e di Manifesto programmatico.
All'Assemblea hanno partecipato anche gli eletti in Toscana all'Assemblea Costituente nazionale, con diritto di parola, ma non di voto.
D.M.

ASSEMBLEA COSTITUENTE REGIONALE


Il dispositivo approvato dall'Assemblea RegionaleLeggi o scarica il documento

Firenze, 10 novembre 2007
Assemblea Costituente Regionale del PD toscano

Dispositivo finale

Introduzione
Il 14 ottobre con le primarie del Partito Democratico nasce un modo nuovo di fare politica e i costituenti delle assemblee nazionale e regionali sono chiamati a rispondere a quella richiesta di buona politica fondata sulla partecipazione che ha dato vita a questo processo.
A Milano lo scorso 27 ottobre la prima convocazione dell’Assemblea Costituente nazionale è stato un momento di grande emozione per tutti quei cittadini che aspettavano un segnale di cambiamento dalla politica e l’avvio del più importante percorso di riforma dei partiti italiani mai esistito. Il discorso di apertura del Presidente Romano Prodi e la relazione del segretario nazionale Walter Veltroni, hanno aperto un nuovo capitolo nella storia della nostra democrazia e tratteggiato i fronti di impegno sia del Governo che del Partito Democratico, suo principale sostenitore.
A Milano sono state assunte decisioni importanti e votate le commissioni che dovranno redigere una proposta di Statuto, di Manifesto e di Codice Etico del nuovo partito, assieme ad un dispositivo che oltre a individuare in Franceschini il vicesegretario fissa due importanti principi di azione: la centralità delle assemblee regionali nella costruzione del partito ai livelli successivi e la necessità di richiamare gli elettori del 14 ottobre per coinvolgerli nel radicamento territoriale.
Con le primarie, per la prima volta, è stato affermato il principio della democrazia paritaria: si tratta di un fatto di straordinario valore che deve essere confermato in tutti i momenti decisionali del nuovo partito. Le elette, insieme alle candidate e a tutte le elettrici delle primarie, sono un grande potenziale che deve trovare sbocco in luoghi di iniziativa politica, di scambio di esperienze e di elaborazione autonoma.
L’Assemblea Costituente del PD toscano pone tra le sue priorità di discussione ed elaborazione, la necessità di pensare ad un partito con un forte radicamento territoriale, che individui forme nuove di adesione e partecipazione, senza che il valore e il ruolo fondamentale della militanza attiva che si concretizza attraverso l’iscrizione, contrasti con altri caratteri di partecipazione alle scelte e alle decisioni, parimenti significative. Vanno pensati e concretizzati, nuovi strumenti di partecipazione e di coinvolgimento nelle scelte degli elettori, come forum tematici, patti di consultazione con associazioni, referendum programmatici ecc. Il PD toscano sarà un partito che farà leva sulla modernità, facendo tesoro delle esperienze migliori traducendole in un linguaggio nuovo. Il PD toscano dovrà essere un luogo accogliente dove chiunque possa trovare spazio in base alle proprie capacità, disponibilità ed interessi tematici.
I passi che il Partito Democratico dovrà muovere a partire da questa assemblea costituente non potranno prescindere dal coinvolgimento di quella moltitudine di donne e uomini che hanno testimoniato anche in Toscana con il loro voto la positività del progetto e reso possibile la nascita del partito stesso. Inoltre viene ribadita dal voto del 14 ottobre il valore delle primarie come metodo di selezione delle candidature per tutti i ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, siano essi di carattere monocratico o assembleare.
La migliore partecipazione e il più vasto coinvolgimento nella costruzione del partito democratico sarà garantita dalla capacità di far crescere il progetto politico sui territori, nelle comunità locali, nei luoghi di studio e di lavoro. In questo, una funzione fondamentale è assegnata al carattere federale che, attraverso l’elezione delle assemblee e dei segretari regionali, abbiamo voluto imprimere al Partito Democratico. Le idealità, i valori e l’iniziativa politica del nuovo partito saranno capaci di rispondere alle diverse peculiarità regionali del nostro Paese, se i caratteri organizzativi e la capacità di azione saranno rispondenti alle attese e ai modi di interpretare l’impegno politico proprio di ciascuna regione.
Un compito importante è affidato quindi in questo contesto, alla assemblea costituente regionale e alla commissione statuto eletta in quest’assemblea, che dovrà lavorare ad un testo che inserito in una cornice nazionale stringente sul piano programmatico e ideale, sia veicolo di una proposta originale sul piano organizzativo che tenga di conto delle peculiarità politiche e sociali della nostra regione, costruendo un insieme di regole che garantiscano il carattere democratico della vita del partito e rafforzino innovandolo il radicamento territoriale e tematico.
In questo contesto il coinvolgimento delle giovani generazioni rappresenta una priorità: il PD deve dotarsi di spazi e momenti nei quali siano i giovani stessi a coinvolgere altri giovani. Per avviare il dibattito intorno alle forme e ai modi con i quali andare a costruire l’organizzazione giovanile del PD e promuovere la partecipazione giovanile all’interno degli organismi dirigenti del partito, i componenti di età inferiore ai 30 anni dell’Assemblea Costituente Regionale si costituiscono in gruppo di lavoro.
L’Assemblea Costituente Regionale del PD della Toscana ritiene indispensabile che in tempi certi e ravvicinati si avvii il percorso congressuale del partito, per superare le incertezze di una fase transitoria che è piena di potenzialità ma anche con oggettivi limiti.

L’Assemblea Costituente Regionale del PD della Toscana, convocata il 10 novembre 2007, ha approvato a maggioranza con un voto contrario e tre astenuti le seguenti decisioni per la gestione della fase transitoria:

1. Vicesegretaria
Ai sensi dell’art. 2 comma 3 del Regolamento Quadro per le primarie del 14 ottobre, Caterina Bini assume l’incarico di Vicesegretaria regionale del partito.

2. Tesoriere
Ai sensi dell’art. 2 comma 3 Ilio Pasqui assume l’incarico di Tesoriere regionale del partito.
Al Tesoriere l’assemblea affida il mandato di adottare tutti gli atti giuridici necessari per la costituzione del partito nella fase transitoria sino dell’approvazione dello Statuto da parte dell’assemblea costituente. Al Tesoriere, nella fase transitoria, compete la responsabilità delle attività amministrative, patrimoniali e finanziarie del partito di cui ha la rappresentanza legale.

3. Incarichi e organi collegiali provvisori
Il Segretario regionale, ai sensi dell’Art 2, comma 3 del Regolamento quadro e del punto 5 ultimo paragrafo del Dispositivo approvato a Milano il 27 ottobre, nomina l’esecutivo provvisorio e il comitato politico provvisorio del Pd toscano. Il Segretario, fino all’approvazione definitiva dello Statuto, può organizzare l’attività del Pd toscano sulla base di forum tematici.

4. Coordinamenti territoriali: costituzione
Conformemente al punto 5, ultimo paragrafo, del Dispositivo nazionale, vengono costituiti in Toscana 13 coordinamenti territoriali: coordinamenti provinciali per gli interi territori delle province di Arezzo, Grosseto, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato e Siena; coordinamento metropolitano includente Firenze e i comuni della provincia di Firenze non inclusi nel coordinamento territoriale di Empoli; coordinamenti territoriali di Empoli (comuni di Empoli, Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Fucecchio, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci), della Val di Cornia-Elba (comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto e comuni dell’Isola d’Elba), della Versilia (comuni di Viareggio, Camaiore, Forte dei Marmi, Massarosa, Pietrasanta, Seravezza, Stazzema), di Livorno (tutti i comuni della provincia non inclusi nel coordinamento Val di Cornia-Elba) e di Lucca (tutti i comuni della provincia non inclusi nel coordinamento della Versilia). E’ inoltre istituito il Coordinamento comunale del Capoluogo di Regione.

5. Coordinatori territoriali provvisori
Come stabilito dal Dispositivo nazionale, entro il 24 novembre e su convocazione del Segretario Regionale, in ognuna delle 14 entità territoriali descritte nel punto 4, gli eletti nelle assemblee costituenti regionale e nazionale eleggono, a maggioranza assoluta dei presenti e con eventuale ballottaggio tra i primi due, un Coordinatore provvisorio con il mandato di convocare le iniziative sul territorio costitutive del PD descritte nei punti 7 e 8.
Come da circolare interpretativa nazionale, gli eletti in collegi riguardanti più province o più entità territoriali fanno parte del coordinamento e votano per il coordinatore del territorio in cui risiedono. Nel caso in cui l’eletto non sia residente nel collegio in cui è stato eletto, partecipa all’Assemblea della realtà territoriale che ha in quel collegio il maggior numero di aventi diritto al voto.
I Coordinatori provvisori rimangono in carica fino alla successiva elezione – da tenersi entro il febbraio 2008 – dei Coordinatori incaricati di guidare il partito fino al suo primo congresso, secondo le modalità decise congiuntamente dal Segretario nazionale e dai Segretari regionali. Tale elezione deve avvenire con il protagonismo dei Fondatori di ogni realtà che devono avere la possibilità di esprimere le proprie indicazioni attraverso un voto.
Il Segretario regionale nomina per ciascuna assemblea territoriale, un Presidente per la seduta di insediamento con il compito di sovrintendere i lavori, raccogliere le candidature e garantire il corretto svolgimento delle operazioni di voto.
Le candidature devono essere presentate al Presidente entro gli orari stabiliti dall’assemblea stessa e devono essere accompagnate da un numero di firme di componenti del Coordinamento territoriale non inferiore al 5% e non superiore al 10% dello stesso.
Il voto sul coordinatore provvisorio avviene in forma segreta. Prima di procedere al voto ogni candidato espone all’assemblea i propri intenti qualora venisse eletto Coordinatore.
Nella seduta di insediamento o comunque non oltre il 7 dicembre, il Coordinamento terririale, su proposta del Coordinatore, nomina inoltre un tesoriere territoriale del PD. Il Coordinatore può dotarsi di un organismo esecutivo che lo coadiuvi nel lavoro quotidiano.
Al termine delle Assemblee previste nel punto 8, e comunque non oltre il 13 gennaio 2008, deve essere convocato il Coordinamento territoriale per discutere dello stato di avanzamento della costruzione del PD sul territorio, attraverso un bilancio delle Assemblee dei Fondatori, un piano di lavoro per i successivi mesi e l’approvazione di un documento che offra indicazioni alle Commissioni istituite dalla Assemblea Costituente Regionale. Il coordinamento discute del radicamento e della organizzazione del PD nell’area di competenza, anche attraverso la elaborazione di una proposta di distribuzione territoriale e tematica delle realtà di base, che devono avere almeno lo stesso grado di radicamento territoriale dei seggi delle primarie del 14 ottobre, e che dovrà essere resa coerente con le disposizioni degli statuti nazionale e regionale.

6. Coordinamenti territoriali: composizione
Ogni coordinamento territoriale è composto dai suddetti eletti nelle assemblee costituenti nazionale e regionale, nonché dai Sindaci e dai Capigruppo Consiliari del PD nei Comuni capoluogo o sede di coordinamento, dai Presidenti di Provincia e dai capigruppo provinciali del PD, dai consiglieri regionali e dai parlamentari aderenti a gruppi del PD. Il Coordinamento territoriale viene altresì allargato con le eventuali modalità decise congiuntamente dal Segretario Nazionale e dai Segretari Regionali. Ogni eventuale allargamento deve rispettare la parità tra i generi.

7. Consegna dei Certificati di “Fondatore del PD”
Vista la tempistica dettata dal Dispositivo nazionale, dal 5 dicembre 2007 è indetta una “Campagna per la costruzione del Partito Democratico del Toscana”: nei luoghi utilizzati come seggi per le primarie del 14 ottobre o in ogni altro luogo o modalità ritenuta idonea dal Coordinamento territoriale, tutti i cittadini inclusi nei registri dei votanti delle primarie del 14 ottobre possono richiedere e ricevere il Certificato di “Fondatore del Partito Democratico”. I Coordinamenti territoriali si fanno carico di informare, nelle forme che saranno ritenute idonee, tutti gli elettori delle primarie rispetto alle modalità di consegna dei Certificati. L’Esecutivo regionale promuove in tal senso una campagna di comunicazione su tutto il territorio della Toscana.
All’atto della ricezione del Certificato, ad ogni Fondatore viene chiesto un contributo volontario per finanziare la fase costituente e le iniziative di costruzione del PD sul territorio.

8. Assemblee dei Fondatori
Sempre visti i tempi stabiliti dal dispositivo nazionale, dal 12 al 19 dicembre il Coordinatore territoriale provvisorio, d’intesa col Segretario regionale, convoca, nelle forme adeguate, le Assemblee dei Fondatori relativi ad ogni seggio. Il Coordinatore territoriale provvisorio indica per ogni Assemblea un Presidente/Garante che sovrintende al corretto svolgimento dei lavori. I Certificati di Fondatore del PD possono essere consegnati anche durante tali Assemblee. Il Coordinatore territoriale provvisorio può decidere di convocare l’Assemblea di più seggi insieme.
In attesa del modello organizzativo che sarà definito statutariamente, l’Assemblea, come sostituita, rappresenta la prima organizzazione di base del PD nel territorio.
L’Assemblea elegge al suo interno il proprio Coordinatore.
Le assemblee possono elaborare e suggerire indicazioni utili al lavoro delle Commissioni istituite dalla Assemblea Costituente Regionale.
Eventuali variazioni della tempistica possono essere decise dal Segretario regionale, d’intesa con i Coordinatori territoriali.

9. Coordinatori comunali
I coordinatori comunali vengono eletti per gestire la fase costituente e fino al primo congresso del PD con le modalità decise congiuntamente dal Segretario nazionale e dai Segretari regionali. In ogni caso l’elezione deve avvenire attraverso il protagonismo dei Fondatori di ogni realtà che devono avere la possibilità di esprimere le proprie indicazioni attraverso un voto.

10. Collegio di garanzia
Le funzioni di organo di garanzia del partito nella fase transitoria sono svolte dal comitato regionale dei garanti delle Primarie.

11. Costituzione commissioni
Conformemente all’art 2 comma 1 del Regolamento quadro, l’Assemblea regionale nomina due commissioni: “Statuto” per contribuire alla stesura dell’impianto federale dello Statuto nazionale e per predisporre una proposta di Statuto regionale e di Regolamento finanziario regionale; “Manifesto regionale” per redigere una proposta di documento programmatico del PD toscano. Le commissioni sono composte ciascuna da 50 componenti, metà uomini e metà donne, indicati dai candidati alla carica di segretario regionale, proporzionalmente ai componenti eletti nell’assemblea collegati a ciascun candidato. Ogni commissione elegge nel suo seno un Presidente e un Relatore, può organizzare il proprio lavoro in sottocommissioni, e deve predisporre forme di consultazione e coinvolgimento nelle scelte dei componenti l’assemblea costituente e di altri soggetti singoli o associati, utilizzando momenti di dibattito, focus group, forum telematici, consultazioni online ecc.
L’Assemblea Costituente regionale è riconvocata dal Presidente, sentito il Segretario, non oltre il 31 marzo 2008 per assumere le decisioni in merito allo Statuto, al Regolamento finanziario e al Manifesto Programmatico. Entro il giugno 2008 il PD della Toscana convocherà una Conferenza programmatica per confrontarsi con associazioni, forze sociali ed economiche sui contenuti del Manifesto.
Le commissioni possono elaborare documenti che rappresentano un contributo alla creazione dello Statuto e del Manifesto Nazionale durante la fase di elaborazione dei documenti stessi in sede nazionale; devono altresì discutere e definire autonomi contributi quando i documenti nazionali saranno approvati dalle rispettive commissioni.

12. Norme transitorie relative al percorso verso le Elezioni Amministrative del 2008
Ai sensi dell’Art. 2 comma 3 del Regolamento quadro, è dato mandato ai Coordinamenti territoriali competenti, d’intesa con il Segretario regionale, di stabilire le modalità di coordinamento più idonee a definire e gestire il percorso le Elezioni Amministrative 2008.
Per la definizione delle candidature a Sindaco e a Presidente di Provincia, il PD della Toscana opta per il meccanismo delle primarie di coalizione aperte a tutti i cittadini elettori interessati al voto.
Per la definizione delle candidature per i consigli comunali o provinciali i Coordinamenti territoriali possono decidere di avvalersi del meccanismo delle primarie.
I regolamenti per le primarie devono essere approvati dal Coordinamento territoriale competente e devono prevedere organi di garanzia.
Le liste dei candidati del PD per i consigli comunali e provinciali devono essere composte per metà da uomini e per metà da donne.
Salvo determinazioni diverse contenute nello Statuto nazionale o regionale, chi ha già svolto per due mandati, consecutivi e in corso, il ruolo di consigliere comunale o provinciale non può essere ricandidato, salvo deroga motivata e decisa dal Coordinamento territoriale competente.


Firenze, 10 novembre 2007

Conclusa l'assemblea costituente toscana del PD Elette le commissioni e approvato il dispositivo Leggi il comunicato e l'elenco delle commissioni
Firenze il 12/11/2007
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 10 novembre 2007 - Stefania Collesei eletta presidente dell'assemblea costituente del Partito Democratico della Toscana, elette le due commissioni che si occuperanno di redigere lo statuto e il manifesto programmatico del PD toscano, approvato il dispositivo regionale con le regole transitorie per la gestione del partito nei prossimi mesi.
Si è conclusa così l'assemblea costituente regionale del Partito Democratico oggi alla Fortezza da Basso di Firenze che ha proclamato Andrea Manciulli alla guida del partito. Caterina Bini ha assunto l'incarico di vicesegretaria. Ai lavori ha assistito una platea di un migliaio di persone: i 395 membri dell'assemblea regionale, i 211 di quella nazionale e gli ospiti.
Commissione Statuto


Bacchi Marco
Bardini Pierluigi
Barnini Brenda
Bastianini Giancarlo
Bernardo Paola
Bertocchini Valentina
Besozzi Corrado
Bezzini Simone
Billi Giacomo
Bonacchi Rosalba
Bosetti Ugo
Brogi Stefano
Brunetti Leonardo
Buiani Lisa
Casini Enrico
Ceccuzzi Franco
Cresti Daniela
De Siervo Lucia
Fabbri Graziano
Fornaciari Donatella
Gazzarri Maurizio
Ghiselli Giuseppina
Giampaoli Alice
Giorgia Beltramme
Giugni Paola
Goracci Stefano
Grassi Chiara
Grifoni Roberto
Innocenti Chiara
Leonardi Franca
Lucchesi Donata
Mecacci Patrizio
Nannipieri Luigi
Nobili Anna
Nocchi Francesco
Pachetti Giampaola
Palazzeschi Massimo
Paolini Maurizio
Papi Elena
Pellegrini Aurelio
Pietri Marilena
Politi Maria Teresa
Russo Federico
Sforzi Damiano
Squittieri Benedetta
Stellini Giovanna
Tortolini Matteo
Tusi Teresa
Valentini Daniela
Vedovato Riccardo

Commissione Manifesto programmatico

Agueci Silvana
Balata Lavinia
Baldini Paolo
Baroncelli Tiziana
Bugli Vittorio
Ceccantini Antonio
Cecchi Michela
Celli Simone
Cha Gloria
Cioni Beatrice
Crudeli Roberta
De Girolamo Alfredo
Fiorilli Stefania
Foti Claudia
Fresa Antonella
Frontera Claudio
Garigali Antonio
Gesualdi Michele
Giani Eugenio
Giovannelli Alessandro
Giuzio Antonella
Laing Simona
Lastri Daniela
Leo Simone
Malanima Cristiana
Marigolli Manuele
Martini Claudio
Meloni Elisa
Mezzetti Stefania
Mori Veronica
Moscato Piera
Noè Elisabetta
Pacini Francesca
Paini Ginevra
Papa Mauro
Pelagatti Egidio
Pighini Luca
Prontelli Francesco
Ricci Mirella
Rollino Massimo
Rossellini Pietro
Rossi Carlo
Rossi Giovanni
Salvadori Gianni
Sani Luca
Sarteschi Giovanni
Scroccaro Lisa
Settimelli Valentina
Targetti Stella
Toti Gabriele




Assemblea costituente regionale del PD della Toscana Sintesi dell'intervento del segretario Andrea Manciulli
Firenze il 12/11/2007
COMUNICATO STAMPA

Firenze, 10 novembre 2007 – Questi alcuni passaggi dell'intervento di Andrea Manciulli, segretario del Partito Democratico della Toscana, davanti all'assemblea costituente regionale del PD, riunita oggi alla Fortezza da Basso di Firenze.
“Serve un partito nuovo davvero, nella forma e nei contenuti. Un partito davvero federale che trovi nei territori il suo radicamento e la sua forza. Un partito di prossimità, un partito che si incontra uscendo di casa. Un partito aperto e strutturato – ha detto Manciulli -. Le sezioni di partito non bastano più ad avvicinare le persone alla militanza. Questo significa che oltre alle sezioni, il Partito Democratico deve avere l'assillo quotidiano di organizzare momenti di incontro e di confronto con i cittadini, dove, oltre che a dire, si vada per ascoltare, dai porta a porta ai forum tematici che vogliamo aprire a tutti affinchè i cittadini non partecipino solo al momento culminate delle primarie, che comunque rimangono per noi un punto di riferimento. Le primarie vanno fatte sempre, ad ogni livello istituzionale per le cariche monocratiche e assembleari e per i dirigenti politici”.
“C'è bisogno di organismi legittimati. Oggi siamo chiamati ad operare attraverso organismi provvisori, ma spero che prima possibile si possa fare un vero congresso, perchè per prendere le decisioni importanti occorre quella legittimazione”.
“Siamo per un partito che decide. La nostra lunga esperienza di governo in Toscana ci insegna che il consenso che abbiamo consolidato ci deriva proprio dalla capacità di aver fatto delle scelte in cui i cittadini si sono riconosciuti e di averle governate”.
“Ci stiamo già organizzando – ha detto ancora Manciulli – per una conferenza programmatica del Partito Democratico della Toscana”.

La Rassegna Stampadell'assemblea costituente regionale
Firenze il 12/11/2007
Clicca sul nome delle testate per visualizzare i pdf.
LA REPUBBLICA FIRENZE
L'UNITA' NAZIONALE
L'UNITA' FIRENZE
LA NAZIONE
IL TIRRENO 1
IL TIRRENO 2
IL CORRIERE DI FIRENZE 1
IL CORRIERE DI FIRENZE 2
IL CORRIERE DI FIRENZE 3
METROPOLI

ASSEMBLEA COSTITUENTE TOSCANA 10 NOVEMBRE

DOCUMENTI
L’avvio della fase costituente per il Pd in Toscana (.pdf) >>


Regolamento quadro per l’elezione delle Assemblee Costituenti dell’Ulivo-Partito Democratico (.pdf) >>


Decalogo per le Assemblee costituenti del Partito Democratico (.pdf) >>


Le donne della Toscana per il Partito Democratico (.pdf) >>

domenica 11 novembre 2007

sabato 10 novembre 2007

La democrazia percepita dai cittadini si misura sulla qualità dei servizi pubblici

Difficile dire quanto abbia pesato sull’affluenza alle primarie la volontà diffusa tra la gente di dare un segno di discontinuità dalla politica dei partiti della sinistra.
Tanto i partiti costituenti hanno avuto il merito di far risorgere e sviluppare l’Italia repubblicana, quanto la loro involuzione è stata inesorabile negli ultimi decenni fino a farli apparire negativi agli occhi dei più, nella così detta fase della “Seconda Repubblica” che in effetti non si è mai compiutamente delineata.
Difficile contestare affermazioni come quelle del Presidente di Confidustria quando, in modo “apodittico” ma non lontano dal vero, sostiene che il Paese è stato non governato per oltre dieci anni sia dal centro destra che dal centro sinistra, anche se Egli forse dimentica che l’adesione all’euro resta un traguardo essenziale per il paese e questo è stato voluto e raggiunto da un governo di centro sinistra.
I costituenti del partito democratico certo vogliono una nuova politica, si dice una bella politica, che per questo deve essere corretta nei rapporti interni e con le altre forze politiche , aperta al confronto, mai aggressiva, educativa nel dibattito e nel contraddittorio.
Un paese distribuito in maniera pressoché equivalente tra i due schieramenti partitici richiede il confronto e la condivisione di “un qualcosa” che lo unifichi e lo rappresenti. Costruire un paese europeo, affine ai cinque paesi che con l’Italia dettero vita alla Comunità, può essere l’obiettivo concreto di coesione; può sembrare banale, ma non è così.
Ci sono infatti aspetti e livelli diversi di coesione europea: alcuni sono più impegnativi per i loro contenuti ideologici come la famiglia, la giustizia , l’informazione, ma ci sono tantissimi aspetti e livelli di coesione europea che sono oggettivi, non ideologici, molto pratici che interagiscono ogni giorno con la vita del cittadino. Mi riferisco alla sicurezza ed all’universo dei servizi. La qualità dell’aria, delle acque, la funzionalità e la sicurezza della mobilità, l’efficacia della sanità, l’efficienza dell’istruzione pubblica, la fruibilità degli sportelli della pubblica amministrazione non sono ne di centro destra ne di centro sinistra, ma sono i parametri della qualità della vita; rappresentano i servizi erogati dallo stato ed i grandi flussi della spesa pubblica per i quali i cittadini pagano le tasse.
Sotto una certa soglia le carenze dei pubblici servizi rappresentano un potente incentivo all’evasione fiscale.
Quale allora la sfida che attende il PD per questi aspetti così pratici e concreti?
La sfida trasversale, per un partito che dichiara di nascere con una vocazione maggioritaria nel paese, è la cultura teorica e pratica dell’amministrazione che dovrà mettere in pratica quando sarà maggioranza di governo.
Fare della pubblica amministrazione un comparto moderno ed efficiente capace di programmare, progettare, realizzare e gestire le riforme per rendere la democrazia concreta e percepibile da tutti i cittadini.
La cultura dell’amministrazione è stata per troppo tempo sottovalutata, ritenuta da addetti ai lavori ed il paese, nei decenni, ha subito costi elevati e bassa qualità, sperperi e degrado. È per questo che i governi dopo pochi mesi dalle elezioni subiscono rovesci nel gradimento da parte di quelli stessi elettori che li avevano premiati. Oggi ogni governo non è in grado di mantenere ciò che promette perché non possiede gli strumenti e le competenze per garantire alla macchina statale le performance che gli sono proprie.
La sfida dunque è: costruire una cultura dell’efficienza dell’efficacia dell’economicità nel PD che poi sappia essere pratica di governo e possa essere percepita dai cittadini.

Ing. Pietro Marini

venerdì 9 novembre 2007

E' possibile imparare democrazia?

Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, medita a lungo sull'interrogativo. E conclude:
"Pensando e ripensando non trovo altro fondamento della democrazia che questo: il rispetto di sé. La democrazia è l'unica forma di reggimento politico che rispetta la mia dignità, mi riconosce capace di discutere e decidere sulla mia vita pubblica. Tutti gli altri reggimenti non mi prestano questo riconoscimento, mi considerano indegno di autonomia fuori della cerchia delle mie relazioni puramente private e familiari. La democrazia è, tra tutti, l'unico regime che si basa sulla mia dignità in questa sfera più ampia... Essere democratici vuol dire assumere nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù da onorare e tradurre in pratica".

mercoledì 7 novembre 2007

Spigolature


Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Bertold Brecht)

La Livorno che vorrei


Gli articoli di Mario Lancisi su Livorno che cambia hanno fornito tanti spunti per aggiornare l’idea che abbiamo della nostra città e dei suoi problemi.
Un quadro mosso, fluido, aperto.
Ci sono gli effetti devastanti della competizione internazionale su quello che resta dell’industria, ma anche le nuove opportunità della cantieristica da diporto, le carenze strutturali del nostro porto, i ritardi nelle strategie della logistica toscana, ma anche le nuove occasioni date dai rapporti commerciali con nuove aree del mondo.
I nuovi manager dell’industria hi-tech che collaborano con la Nasa e quelli dei servizi che si sentono a loro agio più nello scenario internazionale che in quello locale, ma anche la pesantezza dei problemi dell’occupazione e della precarietà, le sofferenze economiche delle famiglie alle prese con bassi salari, mutui e affitti, il carico ambientale della produzione energetica, il degrado del centro urbano, e, per ultimo, anche l’acutizzarsi delle conseguenze dell’immigrazione.
La città appare frastornata, talvolta stanca e ripiegata su se stessa. Le sue tradizioni sono ridotte spesso a folklore, piuttosto che rappresentare una importante riserva di memoria storica.
Una città adolescente, che non vuole crescere, come ha sintetizzato Mons. Abbondi, che l’ama e l’ha capita come pochi altri.
Eppure non mancano davvero le energie che scaturiscono dal volontariato, dal pullulare di forme espressive artistiche e culturali giovanili, le intelligenze che brillano e che trovi in giro in ogni parte del mondo, dove le porta la ricerca dell’eccellenza e lo sviluppo della professione.
Di che cosa ha bisogno allora Livorno per uscire in piedi da questo passaggio stretto, nonostante le occasioni perse (che il prof. Paoli efficacemente ha ricordato) e il crescente isolamento dal contesto regionale, nazionale ed internazionale?
Ha bisogno di una nuova visione politica, di un’idea più moderna della città e del suo ruolo e la capacità di costruire, su di essa, un ampio consenso.
Credo, non da ora, nell’importanza di un nuovo soggetto politico come il Partito Democratico, perché penso e spero serva anche a Livorno, come in Toscana e in Italia, a far emergere una moderna, indispensabile “politica delle cose”, una politica seria, competente e lungimirante, capace di accompagnarci nel nuovo percorso. E’ la voglia di sfidare il cambiamento, salvaguardando il meglio della propria storia, l’unica vera forza che può prevalere su polemiche sterili e nuove paure. Ma questa condizione non si realizza senza una vera, ampia, continua discussione nelle sedi istituzionali e non solo. Troppe volte la convenienza a breve termine, nella nostra città, porta a tacere, a non esporsi, a preferire il rituale e facile scontro ideologico al proficuo confronto politico, a sprofondare ogni stimolo e ogni sollecitazione nel sospetto, nel dileggio e nell’indifferenza.
Aiuterebbero iniziative straordinarie, non è il momento della normale amministrazione.
Penso a passaggi che altre città (da Torino a Roma, a Genova solo qualche giorno fa con una conferenza su porto e città, preparata benissimo dalla neoeletta sindaca Marta Vincenzi), hanno sperimentato in momenti cruciali del loro sviluppo, chiamandole di volta in volta “Stati generali della Città” o più modestamente “Conferenza economica cittadina”.
Fate voi, l’importante è che il confronto politico coinvolga tutti, voli alto, guardi ai cambiamenti del mondo, esca dalla chiacchiera e si misuri su numeri, dati, progetti, scelte . Se non ha paura di discutere, Livorno ce la farà..
Claudio Frontera
costituente regionale

martedì 6 novembre 2007

E' MORTO ENZO BIAGI

Il garante della stanza accanto

Sandra Bonsanti, 06-11-2007
La Biografia // Addio, Enzo Biagi // “Vedrai” mi diceva sicuro il mio compagno Giovanni che di libertà molto aveva studiato e molto sapeva “vedrai che un giorno di Berlusconi rimarrà soprattutto il ricordo dell’uomo che tolse la parola a Enzo Biagi”. Aveva capito che fra tutte le ferite che gli anni del cavaliere avevano dato alla cultura e alla politica del nostro paese, quella inferta al pluralismo dell’informazione colpiva non solo l’essenza stessa della nostra delicata democrazia, ma soprattutto i sentimenti della gente, che aveva ormai identificato in Biagi l’uomo, il giornalista libero e scomodo, che criticava sorridendo, che si opponeva con la forza delle idee e non con le grida della superficialità.
Che usava parole semplici e antichi detti popolani per fare a pezzi le falsità dei nuovi slogan pubblicitari.
A poche ore dalla sua morte, dal suo addormentarsi quasi raccontando a se stesso e agli altri la cronaca di un addio, i media di tutto il mondo si trasmettono la notizia della scomparsa del grande giornalista che Berlusconi, il proprietario della Tv privata, cacciò dalla televisione pubblica. Con una decisione contro la quale i vertici politici del tempo, furono timidi, impacciati, un po' vigliacchi.
Del suo allontanamento Biagi parlava sempre con una punta di ironia che celava però un grande dolore. Quasi continuasse a meravigliarsi di come poteva essere stata fatta una offesa tanto profonda, a lui, ai suoi telespettatori, alla libera informazione. E oggi, a poche ora dalla sua morte, è inevitabile cominciare così il flusso dei ricordi. Che per quanto mi riguarda risalgono alla primavera del 1981, a un bellissimo viaggio in Costarica, Colombia e Messico che facemmo al seguito di Sandro Pertini. Fu allora che, vedendolo faticare nella salita della piramide Maya sotto un sole spietato mi permisi di comprargli e regalargli un cappellaccio di paglia che però gli stava benissimo e da allora il cappello messicano diventò fra noi uno scherzo col quale ci si salutava ogni volta. “Lo conservo, sai!”. Era soprattutto il ricordo di un bel viaggio, con una persona così speciale e stravagante come era l’allora presidente della Repubblica a cui Enzo voleva un gran bene. Erano, proprio quelli, i giorni della scoperta della P2: mentre eravamo in Messico Pertini fu informato del blitz di Turone e Colombo ad Arezzo e del ritrovamento degli elenchi. Sia Pertini che Biagi presero molto sul serio la scoperta della loggia segreta, uno non volle mai ricevere al Quirinale chi era comparso nelle liste; l’altro, per quella vicenda, lasciò il “Corriere” e venne a “Repubblica”. Altri tempi.
A tutti ha insegnato qualcosa: nel giornalismo e nei rapporti umani. In uno dei suoi viaggi in Italia venne a trovarmi a Firenze. Allora io dirigevo “Il Tirreno” e lui pensò che potessi avere uno sguardo privilegiato sulla Toscana. Era strano essere intervistati da Enzo… parlavo del mio giornale, ma sapevo che lui sapeva tante più cose di me, conosceva la storia di quel giornale e la inquadrava nella storia d’Italia. Le firme dei direttori non erano solo delle firme, ma pagine di una vicenda che lo aveva appassionato per tutta la vita. Mi adoprò soprattutto perché gli raccontassi le storie della gente semplice: era sempre lì che lui voleva arrivare, alla base della civiltà, e a ciò che col passare degli anni costruisce quella memoria comune che in Toscana è ancora assi forte, e che lo affascinava.
Così, quando nel 2003 si trattò di lasciare il giornale per Libertà e Giustizia, fu per me obbligata la via del suo ufficio in galleria; Enzo era già uno dei garanti di LeG e a lui avrei chiesto un consiglio definitivo. Mi ascoltò affettuosamente, come sempre e poi mi disse: “Purché tu resti solo e sempre una giornalista, cioè libera”. Cosa che ho cercato di fare, in questi anni, insieme agli amici e ai soci, ricordandoci sempre, anche nelle piccole decisioni, che il nostro garante era lì, e non dovevamo deluderlo mai. Spero di esserci riuscita.
E poi, oltre al maestro di giornalismo e di libertà, ci mancherà l’uomo, l’amico che tra le carte e le fotografie del suo ufficio, ci svelava il segreto per far fronte al dolore, quando la morte si porta via le persone care. “Io giro per casa, da solo la sera e parlo con lei, faccio come se fosse nella stanza accanto, e so che da qualche parte mi sta ascoltando anche se non sento più le sue parole”.
Fiero, orgoglioso, libero, caro Enzo, dicevi che nelle fasi storiche difficili (e pensavi ai tuoi 14 mesi di partigiano) serve soprattutto avere dei maestri, dei punti di riferimento di cui ci si fida e che ti aiutano a trovare la strada. Parlavi di altri, ma credo che tu sapessi d’esserlo ormai tu la nostra guida. Presente e silenziosa: ma c’eri e per questo, anche, si facevano, si dicevano e si pensavano certe cose.
Ciao, caro garante, caro amico e maestro.

Sulla carta o in tv era "il cronista" Contro di lui l'antigiornalismo

La Repubblica
6 novembre 2007
di Michele Serra
Enzo Biagi era un cronista. Lo ripeteva sempre e pareva il vezzo di un giornalista famoso, popolarissimo, pluridirettore, che si rifugiava dietro un abito professionale ordinario. Ma non era un vezzo, era la sostanza viva del suo mestiere. Testimoniata da uno stile tutt'altro che letterario, scarno, efficace, che gli impedì (per sua fortuna) di diventare mai un opinionista o un elzevirista come ce ne sono tanti. Anche i suoi commenti e le sue rubriche erano fatti di spunti di cronaca, di memorie personali, un montaggio "dal vivo" che raramente assumeva la forma tradizionale dell'editoriale in punta di penna. Era capace di lavorare solo sui materiali empirici, toccati con mano. La sua esperienza, i suoi incontri, i suoi appunti. Un giornalismo "di strada", anti-intellettuale, direttamente indirizzato alla sostanza delle vicende umane, al senso comune, a una "normalità" così rara nel mondo barocco dei media, che riusciva a toccare le corde del pubblico popolare e che gli aprì le porte di un clamoroso successo televisivo. Il titolo del suo programma di maggiore impatto e di maggiore ascolto non per caso fu "Il fatto", una sorta di rivendicazione asciutta della materia prima del giornalismo. Usava la televisione come un foglio di carta, ovviamente conoscendone la potenza centuplicata, ma ignorandone ostentatamente tutto l'armamentario di effetti, il linguaggio pletorico e/o aggressivo, la rumorosità e la lucentezza eccessiva. In video era quasi monastico, una scrivania e poche parole, e quella mezza figura inquadrata - il famoso "mezzobusto" di Saviane - trovò attraverso l'understatement di Biagi una sorta di fantastico riscatto. Come se il tono basso, l'abito grigio, l'espressione pacata, servissero soprattutto a scardinare la presunzione televisiva e ridare centralità assoluta alla parola, alle facce e alle persone. Nei primi anni Novanta, quando lui era uno dei primi tre giornalisti italiani (gli altri erano Bocca e Montanelli) e io poco più che un pivello, mi chiese se poteva venire nella redazione di "Cuore" per intervistarmi a proposito della satira. Si presentò con un impermeabile chiaro e una borsa di cuoio, tirò fuori penna e taccuino e cominciò a farmi domande. Poca conversazione informale, pochi convenevoli, quella era un'intervista e dunque una situazione professionale. Quello era mestiere. Rimasi sbalordito dallo spettacolo del vecchio gigante che appuntava diligentemente sul taccuino le parole di un ragazzo. Capii che Enzo Biagi era davvero un cronista, che quello voleva essere ed era sempre stato. L'ostracismo da lui patito negli ultimi anni non è stato dunque rivolto contro una posizione culturale o politica. E' stato rivolto contro il giornalismo, che lui personificava come pochi altri.

domenica 4 novembre 2007

Una proposta

Riceviamo da Paola Caporossi e Gregorio Gitti questa proposta di mozione che volentieri sottoponiamo alla discussione sulla quale è avviata la raccolta di firme tra gli eletti regionali e nazionali per poi presentarla alla Assemblea Regionale il prossima il 10 novembre: che ne pensate?
Daniela
OSSERVAZIONI E PROPOSTE URGENTI
SUL DISPOSITIVO APPROVATO IL 27 OTTOBRE 2007 A MILANO
DALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE NAZIONALE

Premessa
Nulla può oscurare l’importanza e la portata storica dell’evento di sabato 27 ottobre a Milano, quando si è riunita per la prima volta l’Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico. Vale ribadirlo ancora una volta: nessun Partito è nato così, non solo nel nostro paese. Ciò basta, di per sé, a segnare una svolta nel modo di intendere e fare la politica in Italia.
Certo, è solo un segnale, il primo, ma costituisce una premessa essenziale, che non può non condizionare e plasmare costruttivamente le tappe a venire del nuovo Partito.
D’altro canto, non si può non considerare che ogni processo di innovazione porta con sé qualche inevitabile residuo del passato – tra l’altro, non necessariamente negativo- e si accompagna a contraddizioni e cicli di “stop and go” defatiganti e potenzialmente fuorvianti per osservatori e sostenitori. La nascita del partito Democratico non potrà, dunque, sottrarsi a questa regola, in certo senso stocastica, e dovremo tutti mettere in conto qualche passo “falso”.
Questo non significa che i sostenitori del P.D. dovranno rassegnarsi ad accettare qualsiasi fatto negativo da parte dei suoi principali attori/costruttori, ma che, piuttosto, potranno contribuire fattivamente a contenere al massimo gli errori e le “distrazioni” nel processo costituente, non limitandosi a criticare od evidenziare le negatività, ma anche e soprattutto in positivo, elaborando e presentando proposte migliorative concrete.
Questo il senso della presente Nota e della Mozione a seguire.

Criticità
Senza entrare nel dettaglio dell’assemblea di sabato 27 ottobre, il primo importante appunto da fare è che il dispositivo letto dal neo-segretario nazionale doveva:
- essere distribuito prima della sua lettura, e non semplicemente letto in fretta ed in coda ad una giornata impegnativa, che era stata immaginata non solo di commozione e di autocelebrazione ma anche di confronto e di operatività pratica;
- essere discusso ampiamente prima essere dato per “approvato”.
Non inferiamo sul contesto e sulle modalità in cui è avvenuta la votazione da parte degli oltre 2.500 delegati, perché comporterebbe dei rilievi anche giuridici. D’altronde, per gestire dibattiti e decisioni con numeri di quella grandezza –quasi tre migliaia di persone- occorre una predeterminata e ferrea volontà di trasparenza, legalità e correttezza da parte di chi ha il compito di predisporre la votazione. Si poteva fare diversamente e meglio? Di sicuro, dato che la confusione e la promiscuità, erano banalmente prevedibili. Si può essere fiduciosi che meglio sarà fatto in occasione delle prossime assemblee.

1. Vice Segretario
E’ stato citato l'art.2 comma 3 del Regolamento Quadro approvato l’11 luglio dal “Comitato 14 ottobre” a proposito dell’avvenuta nomina a Vicesegretario nazionale. Trovare un nesso con quella norma è oggettivamente una forzatura: non è previsto il ruolo, né tanto meno la nomina per cooptazione.

2. Coordinatore Provinciale
Il dispositivo fatto approvare a Milano recita al riguardo:
“Il 24 novembre in ogni provincia gli eletti nelle assemblee costituenti regionale e nazionale eleggono, a maggioranza assoluta dei presenti e con eventuale ballottaggio tra i primi due, il Coordinatore provinciale”.
Questo, invece, recita il Regolamento Quadro, all’articolo 1 comma 3 :
“Con successivo regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007.”
Il fatto che il Regolamento Quadro consenta che le modalità di elezione delle Assemblee e dei Segretari a livello provinciale vengano stabilite con successivo regolamento lascia aperta una certa discrezionalità sulle stesse. Discrezionalità che è stata subito applicata nel dispositivo del 27 ottobre.
D’altro canto, il comma 3 fa parte dell’articolo in cui si parla di “elezione delle Assemblee Costituenti Nazionale e Regionali”, specificando che gli elettori potranno essere tutti i cittadini e tutte le cittadine che abbiano compiuto 16 anni, pur senza mai specificare il termine “primarie”, anche se è di quelle che si parla. E’ allora ragionevole, nonché legittimo, dedurre che quella modalità debba valere anche per l’elezione prevista, subito dopo, al comma 3, per le assemblee e i segretari provinciali.
La motivazione di una tale deduzione è non soltanto logica e giuridica, ma anche politica. Infatti, se il Partito Democratico è un partito davvero democratico, federale o comunque nato dal territorio, non si spiega perché il coordinatore del livello più prettamente locale non debba essere eletto direttamente dagli elettori del territorio provinciale, esattamente con lo stesso meccanismo delle primarie con cui sono stati eletti il segretario nazionale ed i segretari regionali del P.D.
Che senso ha che il cittadino, ad esempio, di Brescia abbia eletto direttamente il proprio segretario per organi geograficamente lontani lui (nazionale e regionale) e non possa invece eleggere il segretario della propria provincia, che meglio conosce e sa valutare? Dunque, perché è stato deciso che tale elezione debba essere ristretta ai delegati nazionali e regionali eletti a Brescia?
Oltretutto, è molto probabile che chi sia stato giudicato meritevole di essere eletto come delegato regionale non venga giudicato altrettanto meritevole dai Bresciani – per restare all’esempio- di fare il coordinatore provinciale nella loro provincia.
Non solo: il delegato nazionale o regionale è stato eletto il 14 ottobre con un mandato preciso e ristretto: approvare lo Statuto ed il Manifesto politico del nuovo partito. Ampliare il suo mandato quando è già stato eletto è una scorrettezza non solo formale, ma sostanziale, nei confronti degli elettori, che non può essere ignorata con leggerezza.
Se, poi, l’obiezione dovesse essere che non si possono convocare primarie ogni mese, la semplice risposta è che una tale obiezione era presentata da taluni (tra cui noi che scriviamo) già all’interno del Comitato dei 45, lo scorso 18 giugno, alla prima presentazione del Regolamento Quadro. Venne fatto appropriatamente osservare che se il 14 ottobre dovevano essere eletti i Costituenti Regionali, non si capiva perché non si dovesse inserire in quella data anche l’elezione dei Costituenti provinciali, rimandata di soli 2 mesi. L’obiezione, in verità, non venne ritenuta degna di un dibattito e neppure di una risposta.
Inevitabile sospettare che sin da allora si pensasse a deviazioni procedurali come in effetti è stato. Rispetto alle quali il risultato non può che essere che gli elettori del 14 ottobre si convincano che sia stato fatto un passo indietro e che si torni a far calare dall’alto – o comunque non da loro stessi che sarebbero i pieni titolari di un tale diritto- la scelta del leader provinciale .
E ancora: chi stabilisce i compiti ed i poteri di quest’ultimo? E’ plausibile sospettare che ci saranno altre arbitrarietà o forzature solo all’apparenza formali.

3. Coordinamento Provinciale
“Si costituisce altresì un Coordinamento Provinciale, composto dai suddetti eletti nelle assemblee costituenti, nonché dai Sindaci e dai Capigruppo Consiliari del PD nei Comuni capoluogo, dai Presidenti di Provincia e dai capigruppo provinciali del PD, dai consiglieri regionali e dai parlamentari aderenti a gruppi del PD. Il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”.
Vale lo stesso ragionamento svolto per l’elezione del coordinatore provinciale: anzi, in questo secondo caso neppure è prevista una elezione, bensì una semplice cooptazione o automatismo.
Che, poi, ad essere cooptati siano i Costituenti, non è affatto rassicurante: come sopra detto, se anche sono stati eletti, essi hanno un altro tipo di mandato, non adattabile discrezionalmente ad altri scopi, non senza, almeno, la bussola di uno Statuto, che è ancora lontano dall’essere deciso.
Non basta. Perché dei Coordinamenti provinciali dovrebbero far parte anche i Sindaci, i Capigruppo, ecc…? Basta, forse, passare da una qualsiasi tornata elettorale? Anche qui, il mandato derivante dalla loro elezione è diverso da quello che avrebbero all’interno dei Coordinamenti provinciali, per quanto provvisori.
Non solo: i Sindaci, i Parlamentari, ecc…, sono stati eletti come candidati di partiti diversi – DS e Margherita - che, per quanto sciolti nel Partito Democratico- non vi coincidono affatto. Tanto che non tutti gli eletti nei DS e nella Margherita hanno aderito al PD.
Il nodo è ovviamente anche politico: se gli organi provvisori del nuovo Partito devono formarsi all’insegna del rinnovamento, non si capisce perché essi debbano essere in certo senso ingolfati automaticamente dagli eletti di un passato pur recente.
Ancora. Se “il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”, non si può non chiedersi perché non venga previsto alcun criterio di scelta. Di fatto si rimanda tutto alla discrezionalità della maggioranza qualificata di quegli organi, che, per l’appunto, è costituita dal “nuovo” gruppo dirigente eletto con il segretario nazionale.

4. Poteri dei Segretari
“Al segretario nazionale e ai segretari regionali è data delega di garantire la gestione provvisoria della fase costituente, sino all’approvazione dello statuto, anche attraverso la costituzione di organi collegiali provvisori”
Cosa significa “delega”, e cosa “costituzione di organi collegiali provvisori”? La vaghezza dei termini e dell’intera frase non è affatto rassicurante in termini di trasparenza, oggettività e democraticità.

5. Elezioni del 23 dicembre 2007
“Entro il 23 dicembre saranno convocate dai Segretari regionali in accordo con i Coordinatori provinciali, assemblee di tutti i votanti alle primarie del 14 ottobre per costituire il partito democratico nei territori, secondo le modalità decise congiuntamente dal Segretario Nazionale e dai Segretari Regionali”.
Perché limitare l’elettorato passivo ai soli votanti del 14 ottobre? Per quanto ovvio, non si può non obiettare che gli elettori potenziali del 23 dicembre possono essere diversi da quelli del 14 ottobre: alcuni potrebbero non aver “potuto” votare allora ma poterlo fare ora, o viceversa; altri potrebbero non aver “voluto” votare allora e volerlo invece fare ora, o viceversa.

30 ottobre 2007

Paola Caporossi
Gregorio Gitti
Roberta Guaineri
Cesare Saccani
Isabella Sorgini
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MOZIONE

In qualità di membri di un’Assemblea Costituente, e non di un partito consolidato, riteniamo indispensabile attendere l’approvazione di Statuto, Carta dei Valori e Codice Etico prima di procedere a qualsiasi tipo di scelta organizzativa e/o politica che non sia la semplice gestione pratica della fase costituente. Riteniamo, pertanto, che:
il metodo adottato per la presentazione e l’approvazione del dispositivo votato al termine della prima riunione dell’Assemblea Costituente, lo scorso 27 ottobre, sia incoerente con il ruolo che quella Assemblea ha;
- un partito veramente nuovo debba rifiutare con fermezza il metodo della cooptazione per la scelta degli incarichi, soprattutto quelli di vertice;
- il Regolamento Quadro approvato dal Comitato dei 45 lo scorso 11 luglio, pur esso stesso con limiti e contraddizioni, debba essere rispettato sino all’approvazione dello Statuto.

Per le suddette ragioni, noi eletti all’Assemblea Costituente Regionale, con il sostegno degli eletti all’Assemblea Costituente Nazionale, chiediamo che l’Assemblea Regionale approvi, con voto segreto, il seguente dispositivo:
1) L’Assemblea Costituente Regionale ribadisce la specificità di funzione delle Assemblee Costituenti, il cui compito sta nell’elaborazione dello Statuto, nella definizione dei valori e del Codice Etico ed è del tutto distinto da quello di altre forme assembleari aventi funzioni più ampie e di natura politica.
2) Sarà lo Statuto a precisare in quali casi utilizzare il metodo delle primarie, ed a regolarne l’applicazione.
3) In base al Regolamento Quadro dell’11 luglio, le Primarie per l’elezione dei Segretari Provinciali avverrà entro e non oltre il 31 dicembre 2007 con modalità analoga a quella del Segretario Nazionale e dei Segretari Regionali, ovvero tramite elezioni primarie.
4) Lo stesso metodo dovrà essere utilizzato per l’elezione degli altri organi periferici provvisori.
5) La partecipazione alle Assemblee del 23 dicembre sarà aperta a tutti i cittadini come previsto per le Primarie del 14 ottobre.
6) Ogni organo collegiale provvisorio dovrà avere compiti ben definiti ed una data di scioglimento.
7) Il Coordinatore provinciale eletto il 24 novembre dai Costituenti dovrà essere diverso dal Segretario Provinciale, da eleggersi, come quello comunale, il 23 dicembre, in quanto si limiterà a svolgere un ruolo di garanzia nella preparazione delle elezioni del 23 dicembre.
8) Il Coordinatore Provinciale dovrà essere subito affiancato da un “Comitato di garanzia” paritetico, sulla cui composizione concordino tutte le liste che hanno corso il 14 ottobre.
9) I componenti dei Comitati provinciali ed il Coordinatore provinciale non possono candidarsi il 23 dicembre.
10) Il Segretario regionale sarà affiancato da un comitato regionale di garanzia, come al punto 8.


I membri dell’Assemblea Costituente Regionale
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Con il sostegno dei membri dell’Assemblea Costituente Nazionale
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da Silvia Di Batte

Cari amici,
il 14 ottobre è passato e i tre milioni e mezzo di cittadini che sono andati a votare ci hanno dimostrato che la strada che abbiamo intrapreso più di un anno fa era quella giusta. Siamo però solo all'inizio. Noi che abbiamo in comune la voglia di un cambiamento vero, noi che vogliamo un paese dove la politica sia più vicina alla gente, noi che non accettiamo le provocazioni del Grillo-qualunquismo, siamo chiamati a continuare a partecipare per mettere in moto la macchina del cambiamento. Scambiamoci opinioni, continuiamo a dialogare, partecipiamo agli incontri, scriviamo sul blog. Solo facendo sentire la nostra voce e soprattutto le nostre idee potremo dire "c'ero anch'io". Grazie a Daniela Miele e a Claudio Frontera che, instancabili, hanno lavorato a questo blog.

giovedì 1 novembre 2007

Interventi
sul sito www.partitodemocratico.it gli interventi di Veltroni e Prodi

dispositivo approvato dall'Assemblea nazionale costituente del Pd
Leggi il testo