Corriere della Sera
2008-11-01
Cuperlo attacca il braccio destro di Walter: no alla pulizia etnica
«Rinnovamento». «Voi sconfitti» Pd, lite veltroniani-dalemiani
Bettini: ora facce nuove. E Sposetti: siamo lontani dalla gente
Il duello nato da un intervento sul «Riformista». E Lusetti: Bettini si rilegga gli scritti di Max Weber
Cuperlo attacca il braccio destro di Walter: no alla pulizia etnica
«Rinnovamento». «Voi sconfitti» Pd, lite veltroniani-dalemiani
Bettini: ora facce nuove. E Sposetti: siamo lontani dalla gente
Il duello nato da un intervento sul «Riformista». E Lusetti: Bettini si rilegga gli scritti di Max Weber
ROMA — Nuova lite nel Pd. Fra chi vuole il ricambio generazionale nei quadri di partito. E chi invece rivendica un ruolo per la vecchia dirigenza. Fra veltroniani e dalemiani, ma non solo. Stavolta ad accendere la miccia è stato Goffredo Bettini, molto vicino a Walter Veltroni, con un intervento sul Riformista. Lo «stratega » del Pd romano, rispondendo all'intervista rilasciata il giorno precedente dal deputato triestino Gianni Cuperlo, ha proposto un rinnovamento puntando sui giovani per scongiurare il rischio del leaderismo, ma ha scatenato vivaci reazioni non solo del dalemiano Ugo Sposetti, ma anche del rutelliano Renzo Lusetti.«La novità su cui insisto — ha scritto Bettini sul quotidiano diretto da Antonio Polito — deve essere il protagonismo di facce nuove e di certi pensieri, emozioni, sensibilità politiche che solo i giovani possono avere. Il rinnovamento del partito non prevede affatto l'emarginazione delle generazioni precedenti». Per Bettini, «questi giovani ci sono» (nei giorni scorsi aveva citato a titolo di esempio Matteo Colaninno e Marianna Madia come i nomi per il futuro del Ps) e «se non dovessimo riuscire a costruire un vero nuovo partito sempre più larghi pezzi di noi assomiglierebbero nella pratica quotidiana ai nostri avversari. Leaderismo in alto, scambio, mercato, clientele (quando non corruzione) nei piani bassi e diffusi nell'esercizio del potere. Saremmo noi stessi la concausa della crisi».Duro il commento di Sposetti, ex tesoriere Ds: «Sono forse così tanto anziano che nemmeno le esperienze passate mi aiutano a capire dove stiamo andando e come si può partecipare democraticamente alla vita del nostro partito, ma se il gruppo dirigente si auspica sia costituito dagli stessi uomini che hanno portato alla sconfitta a Roma, allora proprio non capisco». Secondo Sposetti il Pd si «è allontanato dalla gente della quale non riusciamo più a comprendere i bisogni » e «mi auguro che ai nuovi dirigenti scampati alla mannaia dell'anagrafe sia riconosciuta autonomia» e che «si trovino rapidamente nuove modalità di discussione e di confronto» proprio per scongiurare «leaderismo in alto, scambio, mercato e clientele quando non corruzione nei piani bassi ».Gianni Cuperlo, considerato vicino a Massimo D'Alema, ha a sua volta replicato a Bettini: «Non si rinnova il Pd con la pulizia etnica. Sono preoccupato per il modo in cui molti, fra cui lo stesso Bettini, affrontano il nodo del rinnovamento. Ci sono due modi: riconoscere l'autorevolezza di una nuova generazione quando si manifesta. L'altro è usare la retorica giovanilistica come una clava, quella secondo cui bisogna sgomberare il quartier generale dai vecchi arnesi ». E sarebbe appunto questa seconda strada quella scelta da Bettini e dai veltroniani. Secondo Renzo Lusetti, «la classe dirigente non si inventa, non si improvvisa, non si coopta nei partiti ma cresce con gradualità, nella quotidianità del lavoro politico». Il deputato rutelliano suggerisce a Bettini «la lettura di Max Weber che ha fatto dei saggi molto interessanti sulla leadership e su come essa sia legittimata dal consenso e dal carisma. Bisognerebbe tener conto di queste due cose per esercitare una capacità di convinzione sul-l'elettorato ».Proprio ieri, dalle colonne di Repubblica, Massimo D'Alema aveva invitato il leader del Pd a rivedere la strategia, affermando che «nel Pd si deve aprire una nuova fase», «Veltroni coinvolga tutti, il profilo riformista del partito va alzato». D'Alema ha anche aggiunto che comprende «l'appello di Veltroni all'unità, ma deve prendere lui l'iniziativa, altrimenti non ci si lamenti se poi nascono le fondazioni».
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