venerdì 31 agosto 2007

DIECI REGOLE PER CAMBIARE QUESTA POLITICA IN CRISI

di Walter Veltroni - L'Unità
Se abbiamo voluto chiamare «democratico» il partito nuovo che stiamo costruendo, è anche e soprattutto perché è la democrazia la questione cruciale del nostro tempo. Siamo entrati nel ventunesimo secolo sull’onda delle speranze suscitate dalla vittoria della democrazia sui totalitarismi che avevano insanguinato il Novecento.Ma oggi, quella corrente calda ha perso buona parte della sua forza, frenata dall’attrito con questioni dure, come il divario tra il carattere globale dei nuovi problemi (e dei nuovi poteri) e la dimensione ancora prevalentemente nazionale delle istituzioni politiche, la persistente debolezza delle istituzioni internazionali, la fatica con la quale avanzano i processi di integrazione sopranazionale e post-statuale, a cominciare dall’Unione Europea. E se perfino le grandi democrazie appaiono troppo piccole, è inevitabile che sia messo in dubbio il fondamento più profondo della democrazia stessa: quella visione umanistica della storia che ritiene possibile, per la coscienza e l’intelligenza delle donne e degli uomini, orientare il corso degli eventi. Perché ritiene che la storia non sia determinata meccanicisticamente dalla sola legge della necessità, ma possa essere influenzata dal responsabile esercizio della libertà.
Dirsi «democratici» oggi, significa dunque anzitutto lavorare per aprire alla democrazia orizzonti più ampi: a cominciare dal multilateralismo efficace nelle relazioni internazionali e da una visione politica e non solo mercantilistica dell’integrazione europea. E tuttavia, anche per contribuire ad aprire un nuovo ciclo, un ciclo sopranazionale, nella storia della democrazia, dopo quelli delle città antiche e degli Stati moderni, è necessario disporre di istituzioni nazionali forti, perché efficaci e legittimate, di un sistema politico capace di pensare in grande e di agire con rapidità e di un efficace e trasparente governo di prossimità.Il nostro Paese non dispone oggi di istituzioni nazionali e di un sistema politico adeguati a questi fini. La democrazia italiana è malata, per così dire, su entrambi i lati del suo nome composto: quello della «crazia» ovvero dell’autorevolezza e della forza delle istituzioni; e quello del «demos», ovvero della legittimazione popolare della politica. Non è necessario dilungarsi nella descrizione: è sotto gli occhi di tutti la crisi di autorità di un sistema istituzionale e politico, qualunque sia il colore del governo del momento, allo stesso tempo costoso e improduttivo, tanto invadente nell’occupazione del potere e nell’ostentazione dei suoi segni esteriori, quanto impotente nell’esercitare il potere vero, quello che serve ad affrontare i problemi del Paese; tanto capace di frammentarsi inseguendo e cavalcando la degenerazione corporativa della società, quanto inadeguato al bisogno, che pure il Paese esprime, di unità, solidarietà, coesione attorno a obiettivi di bene comune.
La democrazia italiana sta andando in crisi per assenza di capacità di decisione, per la prevalenza della logica dei veti delle minoranze sulle decisioni delle maggioranze. La democrazia non può essere un’assemblea permanente che si conclude con la convocazione di un’altra assemblea. La democrazia è ascolto, partecipazione, condivisione. Ma, alla fine, è decisione. Lo disse Calamandrei durante i lavori della Costituente: «La democrazia per funzionare deve avere un governo stabile: questo è il problema fondamentale della democrazia. Se un regime democratico non riesce a darsi un governo che governi, esso è condannato. Le dittature sorgono non dai governi che governano e che durano, ma dalla impossibilità di governare dei governi democratici».
Il Partito democratico nasce per porre un argine a questa deriva, nella quale la politica stessa finisce per alimentare l’antipolitica, e per avviare, con la sua stessa costituzione, un’inversione di tendenza: dalla divisione all’unità, dall’invadenza alla sobrietà, dall’arroganza inconcludente alla forza dell’efficienza e della produttività. Per dare concretezza a questa linea di lavoro, Il Partito democratico al quale penso si impegnerà seriamente a fare dieci cose concrete.Primo: superare l’attuale bicameralismo perfetto, assegnando alla Camera la titolarità dell’indirizzo politico, della fiducia al governo e della funzione legislativa e facendo del Senato la sede della collaborazione tra lo Stato e le autonomie regionali e locali. Senato e Camera manterrebbero potestà legislativa paritaria nei procedimenti di revisione costituzionale.
Secondo: operare una drastica riduzione del numero dei parlamentari, coerente con la specializzazione delle due Camere, 470 deputati e 100 senatori porterebbero l’Italia al livello delle altre grandi democrazie europee come quella francese alla quale sempre di più dobbiamo saper guardare.
Terzo: riformare la legge elettorale, in modo da ridurre l’assurda frammentazione e favorire un bipolarismo basato su competitori coesi programmaticamente e politicamente. Il governo sarebbe così capace di assicurare l’attuazione del programma per il quale è stato scelto dagli elettori, come in tutte le grandi democrazie europee. E, infine, la ricostruzione di un rapporto fiduciario tra elettori ed eletti, mediante la previsione per legge di elezioni primarie per la selezione dei candidati. Tutto questo è ora reso ancora più necessario dalla positiva sfida del referendum.Quarto: rafforzare decisamente la figura del presidente del Consiglio, sul modello tipicamente europeo del governo del primo ministro, in modo da garantire unitarietà e coerenza all’azione del governo e coesione della maggioranza parlamentare, attribuendogli, ad esempio, il potere di proporre nomina e revoca dei ministri al presidente della Repubblica.
Quinto: rafforzare il sistema di garanzie nel sistema maggioritario e bipolare, in modo da scongiurare qualunque rischio di dittatura della maggioranza o di deriva plebiscitaria, prevedendo quorum rafforzati per la modifica della prima parte della Costituzione e per l’elezione delle cariche indipendenti, uno Statuto dell’opposizione, l’attribuzione alla Corte costituzionale delle controversie in materia elettorale, norme rigorose contro il conflitto d’interessi.
Sesto: previsione di una corsia preferenziale, con tempi certi, per l’approvazione dei disegni di legge governativi e voto unico della Camera sulla legge finanziaria nel testo predisposto dalla Commissione Bilancio, sulla falsariga dell’esperienza inglese.Settimo: escludere nei regolamenti parlamentari la costituzione di gruppi che non corrispondano alle liste presentate alle elezioni e rivedere le norme finanziarie che oggi premiano la frammentazione, comprese quelle sul finanziamento pubblico dei partiti e della stampa di partito.
Ottavo: completare la riforma federale dello Stato, attuandone gli aspetti più innovativi, a cominciare dal federalismo fiscale e dalle forme particolari di autonomia che possono avvicinare le regioni a statuto ordinario alle autonomie speciali, con uno sguardo particolare alle grandi aree metropolitane.
Nono: attuare l’articolo 51 della Costituzione, prevedendo almeno il 40 per cento di candidati donne e di capilista donne a pena di inammissibilità delle liste. Il Partito democratico applicherà alle proprie liste la quota del 50 per cento.
Decimo: riconoscere il voto ai sedicenni per le elezioni amministrative, valorizzandone l’apporto di freschezza e di entusiasmo essenziale per la rivitalizzazione delle democrazia e al tempo stesso la funzione di responsabilizzazione, di socializzazione e di apertura, essenziale nel delicato percorso dall’adolescenza alla maturità.
Si tratta, come è ovvio, di proposte aperte, che implicano un iter non semplice di revisione costituzionale e legislativa, che a sua volta presuppone la convergenza di un ampio schieramento di forze. Molte legislature sono trascorse invano, da quando il tema della riforma della politica, delle sue regole, delle sue istituzioni, è entrata nell’agenda del Paese. Ora la crisi di autorità della politica sta diventando un’emergenza democratica. Il Partito democratico al quale penso nasce per riportare l’Italia tra le grandi democrazie d’Europa. È una urgenza assoluta. Se non vogliamo che si avveri la lucida profezia di Calamandrei.
Comitato 14 ottobre
Il manifesto

mercoledì 22 agosto 2007

UN COMITATO PER VELTRONI

Claudio Frontera
animatore del Comitato per Veltroni

Il TIRRENO

Mercoledi 22Agosto

Un comitato per Veltroni

Frontera e c. lanciano l’iniziativa: c’è anche un blog

LIVORNO. Nasce a Livorno un Comitato per il sostegno alla candidatura di Walter Veltroni e a quella di Andrea Manciulli per le cariche, rispettivamente, di segretario nazionale e di segretario regionale del Partito Democratico. Un breve documento politico, intitolato “Semplicemente democratici” è stato sottoscritto da Daniela Miele e Claudio Frontera, dell’Associazione Incontriamoci Circolo di Livorno, e Silvia Di Batte e Claudio Vanni dell’Associazione Partito Democratico, Circolo di Livorno, al termine di una riunione svoltasi al circolo di Ardenza. Altre adesioni saranno raccolte nei prossimi giorni. L’iniziativa è stata promossa da gruppi di militanti politici e liberi cittadini interessati al progetto del Pd. Ci sono stati incontri - con esponenti nazionali come l’avvocato Gregorio Gitti, l’onorevole Donata Gottardi e Massimo Cellai - presentazioni del libro-dvd di Veltroni sulla politica e visioni di gruppo delle trasmissioni di Riccardo Iacona sui costi della politica. Alle iniziative hanno partecipato sia cittadini non iscritti ai partiti dell’Ulivo che militanti dirigenti di Ds e Margherita. E’ stato aperto il blog www.incontriamocinelpartitodemocratico@blogspot.com, che ha registrato oltre mille contatti in un mese. «Il documento lanciato oggi e il sostegno alle candidature di Veltroni e Manciulli - si legge in una nota - costituiscono il punto di arrivo di oltre un anno di impegno per il Pd e sono il frutto di un’elaborazione reale e originale, non improvvisata, ma maturata nel vivo di una partecipazione volontaria e disinteressata».
Si raccolgono adesioni per e mail (asspartitodemocratico_li@yahoo.it) e al cellulare 3357507399.

sabato 18 agosto 2007

Semplicemente democratici







Comitati Livorno e Bassa Val di Cecina
Con Walter Veltroni e Andrea Manciulli





Abbiamo iniziato durante la campagna elettorale del 2006 ad incontrare e riunire cittadini ed elettori dell’Ulivo per sostenere Romano Prodi.
Abbiamo continuato nei mesi successivi a lavorare per consolidare quella nuova domanda di partecipazione e di politica che, dentro e fuori i partiti, si manifestava.
Abbiamo prodotto documenti e organizzato incontri con esponenti regionali e nazionali, trovando, già prima del Convegno di Orvieto dell’autunno del 2006, il naturale sbocco di questo impegno nella prospettiva della costruzione del Partito Democratico.
Oggi, dopo i congressi di Ds e Margherita e dopo un appassionato dibattito che ha profondamente coinvolto la società italiana, non privo, peraltro, di alcune pesanti delusioni, la via del Partito Democratico è arrivata ad un passaggio cruciale, quello dell’elezione, il 14 ottobre prossimo, delle Assemblee Costituenti Nazionale e Regionale.
Tra noi c’è chi viene da esperienze politiche diverse e chi non ha mai partecipato alla politica prima d’ora.
Quello che ci accomuna oggi è la speranza di poter concorrere, con le idee e l’impegno, alla nascita di un partito nuovo, un soggetto vero che determini un cambiamento profondo della politica italiana e che sappia rilanciare il prestigio e l’efficienza delle istituzioni.
Per questo affidiamo alla fase costituente questo nostro contributo, aperto a nuove adesioni e apporti, convinti che il nuovo partito vivrà e si rafforzerà quanto più sarà capace di essere unito e, in pari tempo, aperto e pluralistico, cioè capace di riconoscere e valorizzare le diversità che ne costituiscono la principale ricchezza.
La cosa più bella sarà quella di potersi definire, un giorno, “…semplicemente, democratici”, come ha detto, nel suo discorso di Torino del 27 giugno 2007, Walter Veltroni.
Un discorso di cui condividiamo i contenuti e le proposte. Per questo e per quello che Veltroni ha sostenuto e fatto nel corso della sua esperienza politica, ne sosteniamo convintamene la candidatura alla guida del Pd.
Sosteniamo anche, per l’elezione del segretario regionale toscano del Pd, la candidatura di Andrea Manciulli, un solido dirigente politico della nuova generazione, che ha già dato, alla guida dei ds toscani valide prove di autonomia e lungimiranza.
I temi che di seguito elenchiamo sono quelli che, sulla base di queste premesse, riteniamo più vicini alle nostre sensibilità e sui quali intendiamo maggiormente impegnarci.
1. Il rinnovamento della politica italiana, che, dopo la fine della prima Repubblica non è riuscita a trovare un approdo, benché abbia raggiunto il pieno riconoscimento della legittimità dell’alternanza. Occorre non proporre ritualmente, ma ripensare e rielaborare temi fondamentali, come il federalismo e la riforma dello Stato e della P.A. Il problema strutturale della dilatazione dei tempi e dei costi della politica e il crescente intreccio di questa con l’economia e gli affari, rendono, inoltre, ormai innocue e risibili tante facili e generiche affermazioni sui principi democratici. Per il rilancio della credibilità della politica e delle istituzioni è il momento di costruire quindi su semplici e fondamentali valori, come la responsabilità e l’onestà, che significano anche rispetto e rifiuto dell’arroganza. I cittadini, per fare la loro parte nel rilancio del paese, hanno bisogno di vedere una politica che si rinnova a partire da elementari, comprensibili cambiamenti : nell’atteggiamento, nei metodi, nelle priorità. Più dell’ingegneria istituzionale, nei momenti critici per la democrazia, contano l’entusiasmo, la capacità di comunicare, l’impegno e la serietà. Il tema principale del rinnovamento della politica è infatti quello della democrazia e dei suoi istituti, a cominciare dai partiti. La costituzione del Partito Democratico, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini-elettori, può essere il concreto avvio della riforma della politica. Coerentemente, le regole che il P.D. dovrà darsi dovranno garantire la sovranità del cittadino nelle decisioni principali del partito: dalla scelta del leader ai vari livelli nazionale, regionale e locale alla scelta dei candidati per qualsiasi tipo di elezione. Le regole inoltre, per garantire il rinnovamento, dovranno prevedere il limite dei due mandati per ogni tipo di incarico. Il metodo delle primarie deve diventare costante anche nelle scelte programmatiche . Per la legge italiana sul finanziamento della politica, il cittadino con il suo voto decide anche di finanziare un partito e diviene titolare di un diritto a concorrere alle decisioni più importanti : lo statuto del partito indicherà i livelli diversi di adesione a cui far corrispondere forme diverse di partecipazione.
2. Una vera nuova politica dell’ambiente, che non si limiti alla tutela, alla difesa e alla compatibilità, ma promuova sviluppo e competitività a partire dalla qualità ambientale;
3. Un diverso impegno per la sicurezza che scongiuri intolleranze e conflitti sociali, raccogliendo con deciso impegno la domanda di sicurezza che la società esprime;
4. Un costante e duraturo impegno per la qualità e dignità del lavoro , come fattore di sviluppo economico ei coesione sociale.
5. Cultura e conoscenza come valori sociali da promuovere e impegnare nella costruzione di una nuova politica e nelle scelte di governo, in un mondo che cambia velocemente e richiede flessibilità e capacità di orientamento e di innovazione da un lato, come anche solide basi valoriali ed etiche dall’altro.
L’esperienza di questi anni ha purtroppo insegnato che gli impegni, le promesse, i programmi, non bastano.
La nuova politica si baserà e si farà giudicare dai comportamenti concreti. Per fare un esempio, il valore innovativo del Pd verrà misurato concretamente dalla effettiva applicazione del metodo delle primarie e dalla rinuncia a condizionarlo con il controllo partitico delle proposte di candidature, favorendo invece il libero e sereno confronto di idee e proposte per la selezione più efficace del merito e del valore della classe dirigente.
Nuova politica significa un modo nuovo di operare: chi assume incarichi politici, di partito o elettivi, deve promuovere costanti, frequenti e strutturate iniziative di rendiconto delle attività svolte, di assunzione di responsabilità di fronte a qualificate platee indipendenti di elettori, come per la prima volta ha proposto, nel suo programma elettorale per le elezioni presidenziali francesi, la candidata della sinistra Segolene Royal.
Portatori di esperienze diverse ci sentiamo liberi da ogni sorta di condizionamento e vogliamo essere liberi di contribuire ad un processo di cui da tempo apprezziamo lo straordinario valore. Con questo spirito guardiamo all’ appuntamento del 14 ottobre.
Secondo l’art. 49 della Costituzione, i partiti, sono strumenti volti a garantire l’effettiva partecipazione dei cittadini.
E’ venuto il momento di una politica democratica dei fatti e vogliamo impegnarci per questo.
Claudio Frontera, Daniela Miele, Silvia Di Batte, Claudio Vanni , Marzino Macchi,Daniele Bettinetti, Silvia Ghelardi, Ismo Rugiadi, Maria Sfriso, Barbara Fantozzi, Alfredo Fontana, Vinicio Lippi, Roberto Lauro, Edy Simonini, Giuseppe Luigi Nicolosi,Renato Bianchi, Nedo Ghelardi, Carla Nencini, Ombretta D'Orto, Maria Luisa Nencini, Gabriella Cecchi, Ivano Martelloni, Daniele Morelli, Massimo Paoli, Daniela Pachetti,Cristina Arrighi, Carolina Marengo, Carla Chiavacci, Sirio Grassi,Beppe Ranucci,Renzo Tantulli,........................

questi i primi firmatari

venerdì 17 agosto 2007

Comunicato

Nasce a Livorno un Comitato per il sostegno alla candidatura di Walter Veltroni e a quella di Andrea Manciulli per le cariche, rispettivamente, di segretario nazionale e di segretario regionale del PD. Cariche che saranno assegnate con le primarie del prossimo 14 ottobre, con le quali nascerà, di fatto, il Partito Democratico. Il Comitato intende concorrere a stimolare la più ampia partecipazione a questo importante inedito evento politico.
Un breve documento politico, intitolato “Semplicemente democratici” è stato sottoscritto dai presenti al termine di una riunione svoltasi martedì al circolo Arci di Ardenza.. Altre adesioni saranno raccolte nei prossimi giorni.
L’iniziativa è stata promossa da gruppi di militanti politici e liberi cittadini interessati al progetto del Pd, alcuni dei quali, con le Associazioni “Incontriamoci “ e “Associazione per il Pd”, hanno organizzato, per più di un anno, occasioni di incontro e di dibattito pubblico, seguendo alcune tracce fondamentali: dal convegno con l’assessore Fragai sulla legge regionale sulla partecipazione, alle iniziative di mobilitazione durante la breve crisi del governo Prodi. Ci sono stati incontri con esponenti nazionali come l’avv. Gregorio Gitti, e l’on Donata Gottardi, Massimo Cellai, presentazioni del libro-dvd di Veltroni sulla politica e visioni di gruppo delle trasmissioni di Riccardo Iacona sui costi della politica, presentazioni dei programmi delle associazioni per far nascere il Pd, a Livorno e a Cecina e Collesalvetti. A queste iniziative hanno partecipato sia cittadini non iscritti ai partiti dell’Ulivo che militanti dirigenti di Ds e Margherita, tra i quali il segretario della federazione Ds Ruggeri e quello, all’epoca, della Margherita, Scatena, che hanno dimostrato attenzione e lungimiranza anche con la decisione di aprire alle associazioni la sede dell’Ulivo di Via Mentana a Livorno. E’ stato aperto il blog: http://www.incontriamocinelpartitodemocratico.blogsot.com/ che
ha registrato oltre mille contatti in un mese
La partecipazione alle iniziative è stata sempre ampia e, ogni volta, in parte diversa.
Il documento lanciato oggi e il sostegno alle candidature di Veltroni e Manciulli costituiscono quindi il punto di arrivo di oltre un anno di impegno per il Pd. e sono il frutto di un’elaborazione reale e originale, non improvvisata, ma maturata nel vivo di una partecipazione volontaria e disinteressata.
9 agosto 2007

Associazione Incontriamoci, Circolo di Livorno
Daniela Miele Claudio Frontera
Associazione Partito Democratico, Circolo di Livorno
Silvia Di Batte Claudio Vanni


Le adesioni possono pervenire attraverso:
il blog
www.incontriamocinelpartitodemocratico.blogspot.com
per e mail: asspartitodemocratico_li@yahoo.it
per cellulare : 3357507399

lunedì 13 agosto 2007

Un nuovo linguaggio per il Partito Democratico.

13 agosto 2007

Cerami e Marcore' alla festa nazionale de l'Unità di Bologna propongono il ciclo di incontri dal titolo: "Partito Democratico. Ciò che ci sta a cuore".
Vincenzo Cerami e Neri Marcore' propongono un vacobalario di riferimento per il PD: un nuovo linguaggio che parli di politica attraverso le emozioni della vita quotidiana. Leggi l'articolo allegato.

Repubblica 12 agosto 07 Cerami Marcore' (Documento PDF)
partito democratico cerami marcore' vocabolario

E’ on line il sito http://www.lanuovastagione.it/, realizzato dal comitato che sostiene la candidatura di Walter Veltroni alla segreteria del Partito democratico.
“La rete Internet - ha dichiarato Veltroni nella conferenza stampa di presentazione del Comitato - è un pezzo del tessuto di questa società un luogo di esercizio della democrazia”.
“All’interno del portale verranno utilizzate tecnologie come YouTube e blog, strumenti che favoriscono la partecipazione”.

domenica 12 agosto 2007



Se i partiti non rappresentano piu' gli elettori,
cambiamoli questi benedetti elettori!
Corrado Guzzanti

sabato 11 agosto 2007

Nominati i presidenti dei Comitati Regionali per Veltroni, più della metà sono donne

Walter Veltroni ha indicato i nomi dei coordinatori dei Comitati per Veltroni che in ogni Regione d’Italia sosterranno la sua candidatura a leader del Partito Democratico affiancando l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che nei giorni scorsi aveva accettato la guida del Comitato di Roma e del Lazio.
Questi i nomi:
Val d’Aosta
Giuliana Ferrero
assessore Servizi Sociali comune di Aosta
Lombardia
Alessandra Kustermann
ginecologa
Piemonte
Sergio Chiamparino
sindaco di Torino
Veneto
Massimo Cacciari
sindaco di Venezia
Trentino
Alberto Pacher
sindaco di Trento
Alto Adige
Giovanni Polonioli
sindaco Laives
Friuli Venezia Giulia
Sergio Balzanello
sindaco Pordenone
Liguria
Marta Vincenzi
sindaco di Genova
Emilia Romagna
Livia Zaccagnini
presidente Istituzione Biblioteca Classense
Toscana
Sandra Bonsanti
giornalista

Umbria
Clara Sereni
presidente associazione Città del Sole
Marche
Maria Paola Merloni
imprenditrice e parlamentare
Lazio
Oscar Luigi Scalfaro
Campania
Teresa Armato
assessore regionale Università e ricerca
Abruzzo
Stefania Pezzopane
presidente provincia L’Aquila
Molise
Danilo Leva
consigliere regionale
Sardegna
Paolo Fresu
musicista
Calabria
Rosa Villecco Calipari
parlamentare
Basilicata
Mohamed Amadid
mediatore interculturale
Puglia
Salvatore Marzano
rettore Politecnico Bari
Sicilia
Simona Mafai
giornalista “Voglio ringraziare davvero di cuore queste persone – ha detto Walter Veltroni - per aver accettato di impegnarsi in prima persona guidando i comitati regionali che sosteranno la mia candidatura alla segreteria del Partito Democratico. Ognuna di loro sarà un punto di riferimento importante nella costruzione di un partito veramente nuovo che sappia valorizzare le forze migliori del nostro territorio. Uomini e donne delle istituzioni, professionisti, imprenditori, esponenti della società civile e della cultura: i ventuno coordinatori dei comitati sono tutte persone che conoscono bene le singole realtà locali, e rappresentano per me la garanzia che il processo che si sta mettendo in moto sarà davvero un momento di vera apertura della politica verso tutti quelli che guardano a questa grande avventura con speranza ed entusiasmo.Mi sembra inoltre un risultato importante – ha concluso Veltroni - che più della metà dei coordinatori sia rappresentata da donne. Si tratta, come avevamo annunciato, di un primo, importante segnale della grande spinta innovativa che il partito democratico vuole e deve dare al nostro Paese”.
presidenti comitati regionali donne comitato

Walter Veltroni a La Repubblica - 5 agosto

CARO direttore,
la lettera aperta di Mario Pirani del 30 luglio contiene molti argomenti importanti. Ne vorrei discutere come in un epistolario pubblico. Una forma che va sparendo, almeno per due ragioni. La prima è la velocità di una società che riesce a comunicare in forme inedite nella storia dell’umanità ma che sacrifica alla quantità e alla rapidità la possibilità di strutturare pensieri lunghi nella relazione tra le persone: di più ma meno, si potrebbe dire. La seconda ragione è legata alla difficoltà della politica di rendersi disponibile alla ricerca e al confronto. Il che comporta la consapevolezza del proprio ruolo come servizio, forse il più alto, nei confronti della comunità. Mi è capitato di leggere recentemente dei meravigliosi carteggi che illuminano sulla storia e i sentimenti dell’Italia che è stata prima di noi. Quello tra Giorgio La Pira e Amintore Fanfani e quello tra Giovanni e Alberto Pirelli. I protagonisti si scambiavano il loro sguardo su eventi e cambiamenti profondi e cercavano il senso delle cose e dei loro gesti, delle loro decisioni. Scriversi, leggersi, capirsi. Cioè dialogare, con l’umiltà di pensare di non avere già pronte tutte le risposte a tutte le domande. Specie in un tempo di meravigliosi cambiamenti come quelli che viviamo. Permettimi di partire da qui. Dalla decisione di Pirani, manifestata dalla firma in calce all’appello per la mia candidatura per il Pd, di tornare ad aderire ad un partito, dopo anni di esclusivo impegno civile espresso dalle sue posizioni e dai suoi articoli. Con la coscienza che questa sia la occasione decisiva per dare a questo paese ciò che non ha mai avuto: una grande forza maggioritaria della innovazione e della giustizia sociale, libera da ideologie, crocevia di culture diverse, “luogo” di una politica sobria e ambiziosa. Una forza capace di restituire unità all’Italia. Perché il nostro paese si va frammentando. Negli anni successivi alla guerra e durante i Sessanta tutto il paese sentiva di crescere. Capiva che l’arrivo della 500 nelle famiglie e la costruzione delle autostrade corrispondevano al medesimo segno: lo sviluppo di possibilità individuali e della ricchezza della nazione. Perché non c’è alternativa, davvero, a questa comunità di destino. Perché è una illusione pericolosissima l’idea, sostenuta da certa destra, che la soluzione sia scavarsi una nicchia individuale, farsi furbi, difendersi coltivando l’odio nei confronti dello stato, del “vicino sociale”, dell’immigrato. Una società chiusa è un paradosso intollerabile nel tempo della globalizzazione. E genera un paese fermo, perché privato di quel motore fondamentale che è la fiducia nel futuro e la voglia di crescere insieme. Ma anche la politica è così, oggi. La frammentazione è diventata parossistica, con partiti talvolta pura proiezione di leader più o meno ambiziosi. Partiti piccoli, piccolissimi, talvolta persone che hanno nelle loro mani il destino del paese. L’egoismo politico genera quello sociale. Se il cittadino vede dall’alto messi in secondo piano gli interessi generali perché mai dovrebbe farsene carico? Il Pd dovrà assumere questa grande sfida: fare una Italia del nuovo millennio, con governi stabili, istituzioni che decidano, una società civile forte. Dovrà dare a chi abbia merito e talento la possibilità di dimostrarlo, dovrà smantellare il circuito perverso degli interessi corporativi e della instabilità politica. Dovrà restituire fiducia ai nuovi italiani, dando loro scuole e università che funzionino e una prospettiva di vita che rimuova il principale loro problema, la precarietà della loro vita. É per questo, solo per questo che vale la pena di provarci. Pirani avrà letto ciò che ho scritto nel “decalogo” di riforme istituzionali che ho pubblicato sul Corriere della Sera. Penso che si debba ridurre seriamente il numero dei parlamentari e dei rappresentanti nelle istituzioni locali, che si debba avere una sola Camera che legifera, che il governo debba avere tempi certi per l’approvazione o il diniego ai suoi progetti di legge. Penso che la legge di Bilancio debba essere approvata o respinta, in aula, dopo un attento esame della commissione competente… Penso cioè ad una democrazia che funzioni, con un sistema elettorale che faccia votare gli italiani, e scegliere il governo, sulla base di due proposte chiare e coese programmaticamente. Che poi chi ha vinto governi e non riservi ogni giorno al paese la suspence di sapere se domani ci sarà ancora la legislatura. Insomma quello che succede negli altri paesi europei, nulla di più e nulla di meno. E’ chiedere troppo? E non andrebbe chiesto in primo luogo al Parlamento di por mano con urgenza alle riforme elettorali e costituzionali sulle quali stanno lavorando le apposite commissioni? Nella scorsa legislatura fu approvata in poche settimane una orrenda riforma elettorale, fatta per impedire di governare. Dopo un anno è matura una decisione su queste materie, ed è necessario mettere alla prova la volontà della opposizione. Poche, mirate innovazioni alla parte seconda della Carta e una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scegliere il governo e al governo la possibilità di decidere. La politica deve, poi, ritrovare il suo spazio naturale. Che è quello del rapporto con la società, con le spinte e i movimenti di opinione, con le forze del sapere e del lavoro, con le culture della innovazione e dell’ambientalismo. La politica deve saper ospitare, dentro di sé e nelle istituzioni, le energie migliori del paese. La politica è anche una professione. Se esercitata bene, tra le più nobili che esistano. Ma non può diventare un club esclusivo. Ricordo un Parlamento in cui sedevano Natalia Ginzburg e Leonardo Sciascia, Claudio Napoleoni, Roberto Ruffilli e Gaetano Arfè. Ricordo Alberto Moravia a Strasburgo e Vittorio Bachelet nel consiglio comunale di Roma insieme a Lucio Lombardo Radice. La politica si deve nutrire della bellezza dell’apertura, della competizione delle idee. E deve saper conoscere anche il suo limite. Nel “suo” decalogo di maggio Pirani diceva cose importanti su due temi centrali: le Asl e la Rai. Rivendicava la necessità che si tenessero lontani due gangli fondamentali della vita nazionale dalla invadenza della politica. Concordo con lui. E vado oltre. Per fare il manager di una Asl occorrerà avere comprovate doti di conoscenza e esperienza manageriale di settore. E qualcuno dovrà certificarle. La sua idea di un concorso che formi una graduatoria e una rosa alla quale le Regioni possano attingere mi sembra giusta. Per la Rai c’è da chiedersi se sia giusto, oggi, che questa azienda abbia un consiglio di amministrazione che finisce, per la fonte di nomina e per il suo essere “piccolo parlamento”, con il gestire l’azienda. Con il duplice rischio di una duplicazione di funzioni rispetto alla Commissione di vigilanza e di un oggettivo indebolimento e precarietà dei vertici aziendali e del senso di appartenenza di dirigenti e personale. Far scorrere aria nel paese, fare una Italia in cui i partiti decidano le sorti della nazione, ma non le nomine di chi deve garantire la salute e il Pd dovrà essere pienamente coerente con questo modo di intendere e praticare la politica. Il Pd dovrà essere protagonista di un allontanamento della politica dalla gestione diretta a favore delle competenze e di criteri trasparenti e obiettivi. Rifondare una etica della responsabilità e il senso degli interessi nazionali. Ridare bellezza alla politica, aprendola e rendendo viva, come stiamo facendo con le primarie, la vita democratica dei partiti. Così immagino il Pd, come una casa aperta, con donne finalmente riconosciute nel loro valore e nella differenza della loro cultura, con ragazzi ai quali non si chieda di appartenere ad una corrente ma di sentirsi protagonisti di un nuovo modo di fare e intendere la politica. Lieve e ambiziosa, non mi vengono altre parole. Credo che la decisione coraggiosa di due grandi partiti di superare se stessi sia un passo decisivo in questa visione. Dobbiamo ora mescolare fino in fondo identità e culture. Non sarà cosa di un giorno o di un’ora. Ma la fortuna di questo progetto è qui: la costruzione di una nuova e più ricca identità culturale e politica, quella dei democratici italiani. E una nuova voglia di futuro. Lo sa Pirani meglio di altri. Lui che hai vissuto il grande mutamento italiano e le occasioni perdute. Bisogna avere voglia di futuro, bisogna non rimpiangere il passato, bisogna vedere le inedite possibilità che la scienza mette oggi a disposizione di tutti noi per vivere meglio, tutti. Questo è il compito della politica: favorire la crescita, farla giusta socialmente, dare coscienza di sé ad un paese meraviglioso come il nostro. E amare gli italiani. Che hanno sempre saputo - dalla lotta al terrorismo alla genialità dei nostri imprenditori, dalla reazione alle crisi economiche più dure al talento dei nostri giovani scienziati - mandare un messaggio alla politica e alle istituzioni. Penso a Giorgio Ambrosoli, a Ninni Cassarà, a Marco Biagi, a Massimo D’Antona, a Giuseppe Impastato, a Don Andrea Santoro. Penso agli italiani che vorrebbero uno stato amico, di cui sentirsi con orgoglio parte. Da rispettare e da sentire al fianco. E’ a loro che dobbiamo pensare, solo a loro.

venerdì 10 agosto 2007

Primarie PD, Fassino "entra in campo" per Veltroni

Fassino entra in lista a sostegno di Veltroni: lui ha deciso di candidarsi in un collegio a Torino in occasione delle primarie del 14 ottobre. Ovviamente, non è una nuova candidatura: il segretario nazionale dei Ds ha accettato di partecipare a una lista di larga unità insieme ai Ds piemontesi e, in particolare, al sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Che l'annuncia così: una lista «caratterizzata su autonomia, federalismo, equità, solidarietà sociale, ambiente e sviluppo sostenibile». E che sarà a sostegno di Walter Veltroni.Lo annunciano, in una nota, i Ds-Unione Regionale del Piemonte. Piero Fassino era stato invitato dai segretari diessini piemontese, Sergio Soave, e torinese, Umberto D'Ottavio.
Ecco il commento di Fassino. «Molto volentieri ho accolto l'invito avanzatomi dai Ds piemontesi di essere candidato a Torino nella lista unitaria che sosterrà la candidatura di Walter Veltroni». «Torino è la mia città - aggiunge - a Torino ho svolto gran parte della mia attività politica, a Torino sono stato eletto parlamentare come capolista dell'Ulivo. Del tutto naturale, dunque, che nel momento in cui nasce il Partito democratico, alla cui costruzione ho dedicato ogni mia energia, il mio contributo alle Primarie del 14 ottobre si realizzi nel capoluogo piemontese».
l'Unità

martedì 7 agosto 2007

Il Trasversalismo buono è fatto di confronto

MARTEDÌ, 07 AGOSTO 2007
Il Tirreno

Politica e dintorni
In questi giorni sul Tirreno si fa un gran parlare di trasversalismo. Desidero intervenire nel dibattito con alcune riflessioni. In politica la parola trasversalismo è una brutta parola con significati ambigui, con diverse accezioni, comunque sempre negative, o quanto meno insinuanti e intrise di sospetti... Ritengo che essere trasversali non sia, di per sé, né positivo né negativo. Ci sono e ci sono stati movimenti trasversali; ad esempio c’erano movimenti giovanili un secolo fa, all’inizio di questo secolo o ancora negli anni Venti e Trenta; c’erano movimenti giovanili che partecipavano ai partiti socialdemocratici, c’era un giovanilismo fascista, un giovanilismo nazista, che non è la stessa cosa di quello fascista. Cosa vuol dire giovanilismo? C’è un trasversalismo che è semplicemente di carattere demagogico-populistico, come era il giovanilismo di destra e anche quello di sinistra. L’esigenza che, oggi, in politica, abbiamo è di uscire da questi “-ismi” e di misurarsi sul concreto delle questioni. Andare a vedere che cosa si sostiene in materia di esigenze, domande del mondo giovanile e così via e su questo confrontarsi. C’è, poi, un trasversalismo che significa raccordare diverse forze politiche sulla base di obiettivi e strategie comuni,e questo può andar bene; non è questo che si fa quando si costruiscono alleanze, coalizioni? E’, invece, negativo il fenomeno, la cultura del trasversalismo inteso come inciucio, quello che Gad Lerner definisce “l’istinto dei partiti, e, in generale delle classi dirigenti, al compromesso”, quel trasversalismo sinonimo di patto collusivo. E’ quello che è avvenuto nel 2005 - la vicenda dei “furbetti” e delle loro scalate con sponda politica - quel trasversalismo che, secondo Paolo Mieli, sembra aver assunto i caratteri di una vera e propria “associazione a delinquere”, nella quale erano coinvolti, con diverse responsabilità, personaggi dei vari schieramenti. Quando, invece, si tratta di culture, anche se di culture politiche, ritengo più opportuno parlare di confronto, dialogo. Il mondo non è più suddivisibile in classi sociali; il pianeta è sempre più un insieme confuso di elementi, per cui occorre cercare di rendere questa confusione “dialogica”, perché altrimenti, prima o poi, scade nel conflitto, così occorre che queste distinzioni di cultura, di linguaggio, di civiltà, di religione diventino elementi di un rapporto dialogico. E’ perciò necessario intendersi, comprendere le rispettive diversità di linguaggi, saper tradurre una lingua in un’altra, saper costruire analogie: il problema si affronta con una vera cultura dialogica, altrimenti si ottiene o la guerra o l’omologazione, ed entrambe le soluzioni non sono adeguate. C’è forse bisogno di soggetti capaci di mettere insieme persone che si assumano il compito di aiutarci a guardare un po’ più lontano di quanto è oggi possibile fare con la politica. Occorre, cioè, una classe politica non rinchiusa in se stessa e la disponibilità di spendere un po’ di tempo per migliorare la qualità della nostra vita pubblica da parte di persone che oggi fanno altro.
Daniela Miele

sabato 4 agosto 2007

Noi donne per Veltroni

Vittoria Franco
3 agosto 2007
Siamo donne impegnate ad ampliare diritti, spazi di libertà femminile e di responsabilità e convinte sostenitrici della costruzione del Partito Democratico, nel rispetto del pluralismo. Un partito nuovo che nasce sulla condivisione di culture diverse e sulla base della costruzione comune di donne e di uomini.Ci siamo battute sin dall'inizio perché già il regolamento per l'elezione dell'Assemblea costituente il 14 ottobre assumesse questa prospettiva e rispecchiasse la nuova realtà di donne che vogliono partecipare ed essere cofondatrici del nuovo Partito. Ci siamo riuscite. Le regole prevedono che le liste siano composte rispettando l'alternanza di genere e che il 50% dei capilista delle liste collegate a livello regionale siano donne. È un risultato straordinario, che ci consente di avere un'assemblea costituente formata per metà di donne. È la prima volta che accade nella storia dei partiti. Siamo entrate in una nuova fase della storia del rapporto fra donne e politica; abbiamo messo all'ordine del giorno il principio della «democrazia paritaria». Cittadinanza, libertà, desiderio di essere parte attiva nella costruzione delle istituzioni democratiche, contribuire a scrivere le regole: tutto questo per noi significa «democrazia paritaria».Da qui partiamo per consolidare e ampliare forza e presenza in un partito che vogliamo di donne e di uomini. È un risultato che ci rende più libere già in questa fase costituente, più libere anche di scegliere il candidato o la candidata a segretario/a da sostenere non solo in base al genere, ma anche in base all'affinità ideale, culturale e programmatica. Noi ci troviamo d'accordo nel sostenere la candidatura di Walter Veltroni e vogliamo esplicitare perchè.Consideriamo importante la decisione di Rosy Bindi di mettersi in gioco e pensiamo che il risultato del 50% renda anche lei più forte e credibile. Al tempo stesso, riteniamo, che la possibilità di costruire insieme un partito nuovo e paritario ci chiami tutte a misurarci, oltre che con le nostre storie nel movimento delle donne, anche con il desiderio di protagonismo delle più giovani, con il progetto complessivo del nuovo partito e con i valori comuni ai due generi che devono caratterizzarlo. Noi puntiamo a creare le condizioni di una con-vivenza, ad affermare una concezione della democrazia come frutto di un impegno di cooperazione, nel rispetto della differenza. Questa è la ragione principale per la quale viviamo questa scelta come pienamente coerente con il nostro impegno passato e futuro a favore delle donne, come esercizio di una maggiore libertà conquistata: la libertà di costruire insieme un partito di donne e di uomini che abbia al centro il rinnovamento della cultura politica, la modernizzazione della nostra società, l'investimento sul lavoro femminile, sui diritti, sulla condivisione della cura familiare, sulle politiche di conciliazione fra maternità, lavoro e carriera. Nel suo discorso di Torino Veltroni ha disegnato un'idea di Paese e di futuro che ci convince, come ci convincono la sua riaffermazione della laicità dello Stato, la sua capacità di parlare ai giovani, di legare politica e valori, di usare un linguaggio che unisce. A Torino Walter Veltroni ha anche assunto impegni importanti sulle donne. E il nostro atto di fiducia, ne siamo certe, diventa una responsabilità anche per lui.Donata GottardiPatrizia ToiaAnnamaria Garavaglia
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venerdì 3 agosto 2007

Per essere aggiornati: Rassegna stampa completa della Camera

http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp

La politica lontana

L'Unità
Antonio Padellaro
02-08-2007

L’imbarazzante sceneggiata antidroga dei parlamentari Udc davanti a Montecitorio pone dei seri problemi alla già malconcia politica italiana. Innanzitutto, questa parodia, e per giunta malriuscita di un problema gravissimo come quello della tossicodipendenza sembra fatta apposta per accrescere il grado di ostilità qualunquista verso le istituzioni. Davanti agli onorevoli in posa televisiva i più benevoli avranno pensato alla coda di paglia di tanti deputati e senatori dediti ai vizi privati e alle pubbliche virtù. Poi c’è un aspetto squisitamente politico e riguarda lo stato confusionale in cui versa il partito con il quale alcuni nel centrosinistra (davvero coraggiosi) vorrebbero organizzare alleanze di nuovo conio. Al triste caso del deputato Mele, difensore della famiglia e colto in fallo con un paio di ragazze non precisamente dedite al volontariato ha fatto seguito la proposta del segretario Cesa di prevedere un aiuto finanziario per i «ricongiungimenti familiari» dei parlamentari onde non farli cadere in tentazione. Con l’aria che tira nei confronti della casta politica, davvero una brillante idea. Un momentaccio, insomma, che ieri mattina la faccia di una persona seria come l’ex presidente della Camera Casini, costretto a mostrarsi nel deprimente spot, esprimeva al meglio. Ma ciò che rende tutto difficile da accettare è il contrasto con il panorama circostante. Dove c’è un Paese alle prese con problemi enormi, come la grande vergogna dei morti sul lavoro che aumentano invece di diminuire. È vero che ieri la Camera ha approvato un primo pacchetto di misure per frenare questa strage ininterrotta. Ma se la politica invece, per esempio, di andare nei cantieri preferisce dare vacua esibizione di sé, l’antipolitica non potrà che debordare.

mercoledì 1 agosto 2007

INCONTRIAMOCI http://www.incontriamoci.fabbricadelprogramma.it



Risultati finali :
Rosy Bindi - Voti: 677 (24.03%)
Enrico Letta - Voti: 438 (15.55%)
Walter Veltroni - Voti: 1481 (52.57%)
Altri candidati - Voti: 221 (7.85%)
Votanti totali: 2817
Votazione aperta alle 18.30 del 29 Luglio 2007 Votazione chiusa alle 24.00 del 31 Luglio 2007