11 marzo 2008
di Stefano Folli
Ora che la battaglia delle candidature è finita, si può verificare quanto siano mediocri le liste approntate dalle due maggiori formazioni, Popolo della libertà e Partito democratico. Salvo rare eccezioni, la pessima legge elettorale in vigore ha permesso ogni sorta di abuso ai vertici dei due partiti. Basta scorrere l'elenco dei candidati «blindati», cioè sicuri dell'elezione. Sono stati svuotati gli uffici stampa e le segreterie, saccheggiati i ruoli degli «assistenti parlamentari». Il seggio garantito è un'elargizione offerta dal capo-partito ai suoi subalterni fedeli.
Appunto la fedeltà è l'unica dote richiesta. Non la preparazione professionale o la conoscenza del diritto e della macchina dello Stato, tanto meno il senso politico. Niente di tutto questo, ma l'assoluta fedeltà ai voleri del leader. Difatti si va in Parlamento quasi esclusivamente per premere il pulsante nelle votazioni. Non per svolgere attività legislativa, mettere a punto disegni di legge e interrogazioni, alimentare il dibattito sui grandi temi. E nemmeno ci si va per tenere qualche discorso di rilievo in aula (peraltro quasi sempre semi-deserta).
Nella remota e vituperata Prima Repubblica il lavoro parlamentare assorbiva energie spesso di prim'ordine. Anche quando il sistema politico stava degenerando, alla Camera e al Senato agiva un piccolo esercito di professionisti della vita civile, oppure di professionisti della politica: in entrambi i casi erano personaggi in grado di lasciare un'impronta nella legislatura. E gli errori di fondo (ad esempio, le leggi che gonfiavano la spesa pubblica) erano il frutto di scelte politiche sbagliate, quasi mai nascevano dalla cattiva qualità del singolo legislatore.
Ora è diverso. Complice la legge Calderoli, i due leader, Berlusconi e Veltroni, hanno riempito le liste con le figure più stravaganti. Tanto nessuno deve prendersi la briga di raccogliere voti, fare campagna elettorale, convincere gli italiani. Non ci sono collegi, se non pro-forma. Non c'è più alcun rapporto fra gli elettori e l'eletto. Le radici territoriali sono sempre meno importanti. C'è una deputata altoatesina di Forza Italia, molto nota a Bolzano, che si è ritrovata spedita in Campania.
Per certi aspetti, si registra anche sui criteri delle liste una curiosa simmetria fra i due principali contendenti. Che procedono per categorie: le donne, i giovani... Ma in realtà le figure davvero rappresentative della società (le scienze, l'università, il mondo produttivo) non sono più di una ventina. Il resto serve solo a far da contorno ai capi. Infatti si voteranno i leader, non i candidati. Mai campagna elettorale è stata così centrata sui due personaggi-simbolo, Berlusconi e Veltroni. Tutti gli altri svaniscono sullo sfondo, una volta esaurita la loro breve funzione simbolica.
Per il resto avremo chi porterà in Parlamento l'inesperienza, come ha detto una simpatica ragazza veltroniana. Viceversa, dalle Camere resteranno fuori molti esponenti della cultura liberale (lo ha notato su queste colonne Salvatore Carrubba). La penosa polemica intorno a Ciarrapico e alla sua fede fascista la dice lunga sulla sensibilità di chi ha compilato le liste. Nell'Italia del 2008 avremo in Parlamento Ciarrapico, ma non Capezzone. E nemmeno un vecchio leone come Marco Pannella ha trovato ospitalità (nonostante il gesto del socialista Boselli). L'argomento dell'età è servito a eliminare personaggi scomodi e soprattutto poco allineati ai due leader di partiti che ormai sono solo macchine per raccogliere il consenso.
di Stefano Folli
Ora che la battaglia delle candidature è finita, si può verificare quanto siano mediocri le liste approntate dalle due maggiori formazioni, Popolo della libertà e Partito democratico. Salvo rare eccezioni, la pessima legge elettorale in vigore ha permesso ogni sorta di abuso ai vertici dei due partiti. Basta scorrere l'elenco dei candidati «blindati», cioè sicuri dell'elezione. Sono stati svuotati gli uffici stampa e le segreterie, saccheggiati i ruoli degli «assistenti parlamentari». Il seggio garantito è un'elargizione offerta dal capo-partito ai suoi subalterni fedeli.
Appunto la fedeltà è l'unica dote richiesta. Non la preparazione professionale o la conoscenza del diritto e della macchina dello Stato, tanto meno il senso politico. Niente di tutto questo, ma l'assoluta fedeltà ai voleri del leader. Difatti si va in Parlamento quasi esclusivamente per premere il pulsante nelle votazioni. Non per svolgere attività legislativa, mettere a punto disegni di legge e interrogazioni, alimentare il dibattito sui grandi temi. E nemmeno ci si va per tenere qualche discorso di rilievo in aula (peraltro quasi sempre semi-deserta).
Nella remota e vituperata Prima Repubblica il lavoro parlamentare assorbiva energie spesso di prim'ordine. Anche quando il sistema politico stava degenerando, alla Camera e al Senato agiva un piccolo esercito di professionisti della vita civile, oppure di professionisti della politica: in entrambi i casi erano personaggi in grado di lasciare un'impronta nella legislatura. E gli errori di fondo (ad esempio, le leggi che gonfiavano la spesa pubblica) erano il frutto di scelte politiche sbagliate, quasi mai nascevano dalla cattiva qualità del singolo legislatore.
Ora è diverso. Complice la legge Calderoli, i due leader, Berlusconi e Veltroni, hanno riempito le liste con le figure più stravaganti. Tanto nessuno deve prendersi la briga di raccogliere voti, fare campagna elettorale, convincere gli italiani. Non ci sono collegi, se non pro-forma. Non c'è più alcun rapporto fra gli elettori e l'eletto. Le radici territoriali sono sempre meno importanti. C'è una deputata altoatesina di Forza Italia, molto nota a Bolzano, che si è ritrovata spedita in Campania.
Per certi aspetti, si registra anche sui criteri delle liste una curiosa simmetria fra i due principali contendenti. Che procedono per categorie: le donne, i giovani... Ma in realtà le figure davvero rappresentative della società (le scienze, l'università, il mondo produttivo) non sono più di una ventina. Il resto serve solo a far da contorno ai capi. Infatti si voteranno i leader, non i candidati. Mai campagna elettorale è stata così centrata sui due personaggi-simbolo, Berlusconi e Veltroni. Tutti gli altri svaniscono sullo sfondo, una volta esaurita la loro breve funzione simbolica.
Per il resto avremo chi porterà in Parlamento l'inesperienza, come ha detto una simpatica ragazza veltroniana. Viceversa, dalle Camere resteranno fuori molti esponenti della cultura liberale (lo ha notato su queste colonne Salvatore Carrubba). La penosa polemica intorno a Ciarrapico e alla sua fede fascista la dice lunga sulla sensibilità di chi ha compilato le liste. Nell'Italia del 2008 avremo in Parlamento Ciarrapico, ma non Capezzone. E nemmeno un vecchio leone come Marco Pannella ha trovato ospitalità (nonostante il gesto del socialista Boselli). L'argomento dell'età è servito a eliminare personaggi scomodi e soprattutto poco allineati ai due leader di partiti che ormai sono solo macchine per raccogliere il consenso.
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