OSSERVAZIONI E PROPOSTE URGENTI
SUL DISPOSITIVO APPROVATO IL 27 OTTOBRE 2007 A MILANO
DALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE NAZIONALE
Premessa
Nulla può oscurare l’importanza e la portata storica dell’evento di sabato 27 ottobre a Milano, quando si è riunita per la prima volta l’Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico. Vale ribadirlo ancora una volta: nessun Partito è nato così, non solo nel nostro paese. Ciò basta, di per sé, a segnare una svolta nel modo di intendere e fare la politica in Italia.
Certo, è solo un segnale, il primo, ma costituisce una premessa essenziale, che non può non condizionare e plasmare costruttivamente le tappe a venire del nuovo Partito.
D’altro canto, non si può non considerare che ogni processo di innovazione porta con sé qualche inevitabile residuo del passato – tra l’altro, non necessariamente negativo- e si accompagna a contraddizioni e cicli di “stop and go” defatiganti e potenzialmente fuorvianti per osservatori e sostenitori. La nascita del partito Democratico non potrà, dunque, sottrarsi a questa regola, in certo senso stocastica, e dovremo tutti mettere in conto qualche passo “falso”.
Questo non significa che i sostenitori del P.D. dovranno rassegnarsi ad accettare qualsiasi fatto negativo da parte dei suoi principali attori/costruttori, ma che, piuttosto, potranno contribuire fattivamente a contenere al massimo gli errori e le “distrazioni” nel processo costituente, non limitandosi a criticare od evidenziare le negatività, ma anche e soprattutto in positivo, elaborando e presentando proposte migliorative concrete.
Questo il senso della presente Nota e della Mozione a seguire.
Criticità
Senza entrare nel dettaglio dell’assemblea di sabato 27 ottobre, il primo importante appunto da fare è che il dispositivo letto dal neo-segretario nazionale doveva:
- essere distribuito prima della sua lettura, e non semplicemente letto in fretta ed in coda ad una giornata impegnativa, che era stata immaginata non solo di commozione e di autocelebrazione ma anche di confronto e di operatività pratica;
- essere discusso ampiamente prima essere dato per “approvato”.
Non inferiamo sul contesto e sulle modalità in cui è avvenuta la votazione da parte degli oltre 2.500 delegati, perché comporterebbe dei rilievi anche giuridici. D’altronde, per gestire dibattiti e decisioni con numeri di quella grandezza –quasi tre migliaia di persone- occorre una predeterminata e ferrea volontà di trasparenza, legalità e correttezza da parte di chi ha il compito di predisporre la votazione. Si poteva fare diversamente e meglio? Di sicuro, dato che la confusione e la promiscuità, erano banalmente prevedibili. Si può essere fiduciosi che meglio sarà fatto in occasione delle prossime assemblee.
1. Vice Segretario
E’ stato citato l'art.2 comma 3 del Regolamento Quadro approvato l’11 luglio dal “Comitato 14 ottobre” a proposito dell’avvenuta nomina a Vicesegretario nazionale. Trovare un nesso con quella norma è oggettivamente una forzatura: non è previsto il ruolo, né tanto meno la nomina per cooptazione.
2. Coordinatore Provinciale
Il dispositivo fatto approvare a Milano recita al riguardo:
“Il 24 novembre in ogni provincia gli eletti nelle assemblee costituenti regionale e nazionale eleggono, a maggioranza assoluta dei presenti e con eventuale ballottaggio tra i primi due, il Coordinatore provinciale”.
Questo, invece, recita il Regolamento Quadro, all’articolo 1 comma 3 :
“Con successivo regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007.”
Il fatto che il Regolamento Quadro consenta che le modalità di elezione delle Assemblee e dei Segretari a livello provinciale vengano stabilite con successivo regolamento lascia aperta una certa discrezionalità sulle stesse. Discrezionalità che è stata subito applicata nel dispositivo del 27 ottobre.
D’altro canto, il comma 3 fa parte dell’articolo in cui si parla di “elezione delle Assemblee Costituenti Nazionale e Regionali”, specificando che gli elettori potranno essere tutti i cittadini e tutte le cittadine che abbiano compiuto 16 anni, pur senza mai specificare il termine “primarie”, anche se è di quelle che si parla. E’ allora ragionevole, nonché legittimo, dedurre che quella modalità debba valere anche per l’elezione prevista, subito dopo, al comma 3, per le assemblee e i segretari provinciali.
La motivazione di una tale deduzione è non soltanto logica e giuridica, ma anche politica. Infatti, se il Partito Democratico è un partito davvero democratico, federale o comunque nato dal territorio, non si spiega perché il coordinatore del livello più prettamente locale non debba essere eletto direttamente dagli elettori del territorio provinciale, esattamente con lo stesso meccanismo delle primarie con cui sono stati eletti il segretario nazionale ed i segretari regionali del P.D.
Che senso ha che il cittadino, ad esempio, di Brescia abbia eletto direttamente il proprio segretario per organi geograficamente lontani lui (nazionale e regionale) e non possa invece eleggere il segretario della propria provincia, che meglio conosce e sa valutare? Dunque, perché è stato deciso che tale elezione debba essere ristretta ai delegati nazionali e regionali eletti a Brescia?
Oltretutto, è molto probabile che chi sia stato giudicato meritevole di essere eletto come delegato regionale non venga giudicato altrettanto meritevole dai Bresciani – per restare all’esempio- di fare il coordinatore provinciale nella loro provincia.
Non solo: il delegato nazionale o regionale è stato eletto il 14 ottobre con un mandato preciso e ristretto: approvare lo Statuto ed il Manifesto politico del nuovo partito. Ampliare il suo mandato quando è già stato eletto è una scorrettezza non solo formale, ma sostanziale, nei confronti degli elettori, che non può essere ignorata con leggerezza.
Se, poi, l’obiezione dovesse essere che non si possono convocare primarie ogni mese, la semplice risposta è che una tale obiezione era presentata da taluni (tra cui noi che scriviamo) già all’interno del Comitato dei 45, lo scorso 18 giugno, alla prima presentazione del Regolamento Quadro. Venne fatto appropriatamente osservare che se il 14 ottobre dovevano essere eletti i Costituenti Regionali, non si capiva perché non si dovesse inserire in quella data anche l’elezione dei Costituenti provinciali, rimandata di soli 2 mesi. L’obiezione, in verità, non venne ritenuta degna di un dibattito e neppure di una risposta.
Inevitabile sospettare che sin da allora si pensasse a deviazioni procedurali come in effetti è stato. Rispetto alle quali il risultato non può che essere che gli elettori del 14 ottobre si convincano che sia stato fatto un passo indietro e che si torni a far calare dall’alto – o comunque non da loro stessi che sarebbero i pieni titolari di un tale diritto- la scelta del leader provinciale .
E ancora: chi stabilisce i compiti ed i poteri di quest’ultimo? E’ plausibile sospettare che ci saranno altre arbitrarietà o forzature solo all’apparenza formali.
3. Coordinamento Provinciale
“Si costituisce altresì un Coordinamento Provinciale, composto dai suddetti eletti nelle assemblee costituenti, nonché dai Sindaci e dai Capigruppo Consiliari del PD nei Comuni capoluogo, dai Presidenti di Provincia e dai capigruppo provinciali del PD, dai consiglieri regionali e dai parlamentari aderenti a gruppi del PD. Il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”.
Vale lo stesso ragionamento svolto per l’elezione del coordinatore provinciale: anzi, in questo secondo caso neppure è prevista una elezione, bensì una semplice cooptazione o automatismo.
Che, poi, ad essere cooptati siano i Costituenti, non è affatto rassicurante: come sopra detto, se anche sono stati eletti, essi hanno un altro tipo di mandato, non adattabile discrezionalmente ad altri scopi, non senza, almeno, la bussola di uno Statuto, che è ancora lontano dall’essere deciso.
Non basta. Perché dei Coordinamenti provinciali dovrebbero far parte anche i Sindaci, i Capigruppo, ecc…? Basta, forse, passare da una qualsiasi tornata elettorale? Anche qui, il mandato derivante dalla loro elezione è diverso da quello che avrebbero all’interno dei Coordinamenti provinciali, per quanto provvisori.
Non solo: i Sindaci, i Parlamentari, ecc…, sono stati eletti come candidati di partiti diversi – DS e Margherita - che, per quanto sciolti nel Partito Democratico- non vi coincidono affatto. Tanto che non tutti gli eletti nei DS e nella Margherita hanno aderito al PD.
Il nodo è ovviamente anche politico: se gli organi provvisori del nuovo Partito devono formarsi all’insegna del rinnovamento, non si capisce perché essi debbano essere in certo senso ingolfati automaticamente dagli eletti di un passato pur recente.
Ancora. Se “il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”, non si può non chiedersi perché non venga previsto alcun criterio di scelta. Di fatto si rimanda tutto alla discrezionalità della maggioranza qualificata di quegli organi, che, per l’appunto, è costituita dal “nuovo” gruppo dirigente eletto con il segretario nazionale.
4. Poteri dei Segretari
“Al segretario nazionale e ai segretari regionali è data delega di garantire la gestione provvisoria della fase costituente, sino all’approvazione dello statuto, anche attraverso la costituzione di organi collegiali provvisori”
Cosa significa “delega”, e cosa “costituzione di organi collegiali provvisori”? La vaghezza dei termini e dell’intera frase non è affatto rassicurante in termini di trasparenza, oggettività e democraticità.
5. Elezioni del 23 dicembre 2007
“Entro il 23 dicembre saranno convocate dai Segretari regionali in accordo con i Coordinatori provinciali, assemblee di tutti i votanti alle primarie del 14 ottobre per costituire il partito democratico nei territori, secondo le modalità decise congiuntamente dal Segretario Nazionale e dai Segretari Regionali”.
Perché limitare l’elettorato passivo ai soli votanti del 14 ottobre? Per quanto ovvio, non si può non obiettare che gli elettori potenziali del 23 dicembre possono essere diversi da quelli del 14 ottobre: alcuni potrebbero non aver “potuto” votare allora ma poterlo fare ora, o viceversa; altri potrebbero non aver “voluto” votare allora e volerlo invece fare ora, o viceversa.
30 ottobre 2007
Paola Caporossi
Gregorio Gitti
Roberta Guaineri
Cesare Saccani
Isabella Sorgini
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SUL DISPOSITIVO APPROVATO IL 27 OTTOBRE 2007 A MILANO
DALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE NAZIONALE
Premessa
Nulla può oscurare l’importanza e la portata storica dell’evento di sabato 27 ottobre a Milano, quando si è riunita per la prima volta l’Assemblea Costituente Nazionale del Partito Democratico. Vale ribadirlo ancora una volta: nessun Partito è nato così, non solo nel nostro paese. Ciò basta, di per sé, a segnare una svolta nel modo di intendere e fare la politica in Italia.
Certo, è solo un segnale, il primo, ma costituisce una premessa essenziale, che non può non condizionare e plasmare costruttivamente le tappe a venire del nuovo Partito.
D’altro canto, non si può non considerare che ogni processo di innovazione porta con sé qualche inevitabile residuo del passato – tra l’altro, non necessariamente negativo- e si accompagna a contraddizioni e cicli di “stop and go” defatiganti e potenzialmente fuorvianti per osservatori e sostenitori. La nascita del partito Democratico non potrà, dunque, sottrarsi a questa regola, in certo senso stocastica, e dovremo tutti mettere in conto qualche passo “falso”.
Questo non significa che i sostenitori del P.D. dovranno rassegnarsi ad accettare qualsiasi fatto negativo da parte dei suoi principali attori/costruttori, ma che, piuttosto, potranno contribuire fattivamente a contenere al massimo gli errori e le “distrazioni” nel processo costituente, non limitandosi a criticare od evidenziare le negatività, ma anche e soprattutto in positivo, elaborando e presentando proposte migliorative concrete.
Questo il senso della presente Nota e della Mozione a seguire.
Criticità
Senza entrare nel dettaglio dell’assemblea di sabato 27 ottobre, il primo importante appunto da fare è che il dispositivo letto dal neo-segretario nazionale doveva:
- essere distribuito prima della sua lettura, e non semplicemente letto in fretta ed in coda ad una giornata impegnativa, che era stata immaginata non solo di commozione e di autocelebrazione ma anche di confronto e di operatività pratica;
- essere discusso ampiamente prima essere dato per “approvato”.
Non inferiamo sul contesto e sulle modalità in cui è avvenuta la votazione da parte degli oltre 2.500 delegati, perché comporterebbe dei rilievi anche giuridici. D’altronde, per gestire dibattiti e decisioni con numeri di quella grandezza –quasi tre migliaia di persone- occorre una predeterminata e ferrea volontà di trasparenza, legalità e correttezza da parte di chi ha il compito di predisporre la votazione. Si poteva fare diversamente e meglio? Di sicuro, dato che la confusione e la promiscuità, erano banalmente prevedibili. Si può essere fiduciosi che meglio sarà fatto in occasione delle prossime assemblee.
1. Vice Segretario
E’ stato citato l'art.2 comma 3 del Regolamento Quadro approvato l’11 luglio dal “Comitato 14 ottobre” a proposito dell’avvenuta nomina a Vicesegretario nazionale. Trovare un nesso con quella norma è oggettivamente una forzatura: non è previsto il ruolo, né tanto meno la nomina per cooptazione.
2. Coordinatore Provinciale
Il dispositivo fatto approvare a Milano recita al riguardo:
“Il 24 novembre in ogni provincia gli eletti nelle assemblee costituenti regionale e nazionale eleggono, a maggioranza assoluta dei presenti e con eventuale ballottaggio tra i primi due, il Coordinatore provinciale”.
Questo, invece, recita il Regolamento Quadro, all’articolo 1 comma 3 :
“Con successivo regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007.”
Il fatto che il Regolamento Quadro consenta che le modalità di elezione delle Assemblee e dei Segretari a livello provinciale vengano stabilite con successivo regolamento lascia aperta una certa discrezionalità sulle stesse. Discrezionalità che è stata subito applicata nel dispositivo del 27 ottobre.
D’altro canto, il comma 3 fa parte dell’articolo in cui si parla di “elezione delle Assemblee Costituenti Nazionale e Regionali”, specificando che gli elettori potranno essere tutti i cittadini e tutte le cittadine che abbiano compiuto 16 anni, pur senza mai specificare il termine “primarie”, anche se è di quelle che si parla. E’ allora ragionevole, nonché legittimo, dedurre che quella modalità debba valere anche per l’elezione prevista, subito dopo, al comma 3, per le assemblee e i segretari provinciali.
La motivazione di una tale deduzione è non soltanto logica e giuridica, ma anche politica. Infatti, se il Partito Democratico è un partito davvero democratico, federale o comunque nato dal territorio, non si spiega perché il coordinatore del livello più prettamente locale non debba essere eletto direttamente dagli elettori del territorio provinciale, esattamente con lo stesso meccanismo delle primarie con cui sono stati eletti il segretario nazionale ed i segretari regionali del P.D.
Che senso ha che il cittadino, ad esempio, di Brescia abbia eletto direttamente il proprio segretario per organi geograficamente lontani lui (nazionale e regionale) e non possa invece eleggere il segretario della propria provincia, che meglio conosce e sa valutare? Dunque, perché è stato deciso che tale elezione debba essere ristretta ai delegati nazionali e regionali eletti a Brescia?
Oltretutto, è molto probabile che chi sia stato giudicato meritevole di essere eletto come delegato regionale non venga giudicato altrettanto meritevole dai Bresciani – per restare all’esempio- di fare il coordinatore provinciale nella loro provincia.
Non solo: il delegato nazionale o regionale è stato eletto il 14 ottobre con un mandato preciso e ristretto: approvare lo Statuto ed il Manifesto politico del nuovo partito. Ampliare il suo mandato quando è già stato eletto è una scorrettezza non solo formale, ma sostanziale, nei confronti degli elettori, che non può essere ignorata con leggerezza.
Se, poi, l’obiezione dovesse essere che non si possono convocare primarie ogni mese, la semplice risposta è che una tale obiezione era presentata da taluni (tra cui noi che scriviamo) già all’interno del Comitato dei 45, lo scorso 18 giugno, alla prima presentazione del Regolamento Quadro. Venne fatto appropriatamente osservare che se il 14 ottobre dovevano essere eletti i Costituenti Regionali, non si capiva perché non si dovesse inserire in quella data anche l’elezione dei Costituenti provinciali, rimandata di soli 2 mesi. L’obiezione, in verità, non venne ritenuta degna di un dibattito e neppure di una risposta.
Inevitabile sospettare che sin da allora si pensasse a deviazioni procedurali come in effetti è stato. Rispetto alle quali il risultato non può che essere che gli elettori del 14 ottobre si convincano che sia stato fatto un passo indietro e che si torni a far calare dall’alto – o comunque non da loro stessi che sarebbero i pieni titolari di un tale diritto- la scelta del leader provinciale .
E ancora: chi stabilisce i compiti ed i poteri di quest’ultimo? E’ plausibile sospettare che ci saranno altre arbitrarietà o forzature solo all’apparenza formali.
3. Coordinamento Provinciale
“Si costituisce altresì un Coordinamento Provinciale, composto dai suddetti eletti nelle assemblee costituenti, nonché dai Sindaci e dai Capigruppo Consiliari del PD nei Comuni capoluogo, dai Presidenti di Provincia e dai capigruppo provinciali del PD, dai consiglieri regionali e dai parlamentari aderenti a gruppi del PD. Il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”.
Vale lo stesso ragionamento svolto per l’elezione del coordinatore provinciale: anzi, in questo secondo caso neppure è prevista una elezione, bensì una semplice cooptazione o automatismo.
Che, poi, ad essere cooptati siano i Costituenti, non è affatto rassicurante: come sopra detto, se anche sono stati eletti, essi hanno un altro tipo di mandato, non adattabile discrezionalmente ad altri scopi, non senza, almeno, la bussola di uno Statuto, che è ancora lontano dall’essere deciso.
Non basta. Perché dei Coordinamenti provinciali dovrebbero far parte anche i Sindaci, i Capigruppo, ecc…? Basta, forse, passare da una qualsiasi tornata elettorale? Anche qui, il mandato derivante dalla loro elezione è diverso da quello che avrebbero all’interno dei Coordinamenti provinciali, per quanto provvisori.
Non solo: i Sindaci, i Parlamentari, ecc…, sono stati eletti come candidati di partiti diversi – DS e Margherita - che, per quanto sciolti nel Partito Democratico- non vi coincidono affatto. Tanto che non tutti gli eletti nei DS e nella Margherita hanno aderito al PD.
Il nodo è ovviamente anche politico: se gli organi provvisori del nuovo Partito devono formarsi all’insegna del rinnovamento, non si capisce perché essi debbano essere in certo senso ingolfati automaticamente dagli eletti di un passato pur recente.
Ancora. Se “il Coordinamento provinciale può allargarsi ad altre persone con il voto favorevole di due terzi i componenti dello stesso”, non si può non chiedersi perché non venga previsto alcun criterio di scelta. Di fatto si rimanda tutto alla discrezionalità della maggioranza qualificata di quegli organi, che, per l’appunto, è costituita dal “nuovo” gruppo dirigente eletto con il segretario nazionale.
4. Poteri dei Segretari
“Al segretario nazionale e ai segretari regionali è data delega di garantire la gestione provvisoria della fase costituente, sino all’approvazione dello statuto, anche attraverso la costituzione di organi collegiali provvisori”
Cosa significa “delega”, e cosa “costituzione di organi collegiali provvisori”? La vaghezza dei termini e dell’intera frase non è affatto rassicurante in termini di trasparenza, oggettività e democraticità.
5. Elezioni del 23 dicembre 2007
“Entro il 23 dicembre saranno convocate dai Segretari regionali in accordo con i Coordinatori provinciali, assemblee di tutti i votanti alle primarie del 14 ottobre per costituire il partito democratico nei territori, secondo le modalità decise congiuntamente dal Segretario Nazionale e dai Segretari Regionali”.
Perché limitare l’elettorato passivo ai soli votanti del 14 ottobre? Per quanto ovvio, non si può non obiettare che gli elettori potenziali del 23 dicembre possono essere diversi da quelli del 14 ottobre: alcuni potrebbero non aver “potuto” votare allora ma poterlo fare ora, o viceversa; altri potrebbero non aver “voluto” votare allora e volerlo invece fare ora, o viceversa.
30 ottobre 2007
Paola Caporossi
Gregorio Gitti
Roberta Guaineri
Cesare Saccani
Isabella Sorgini
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1 commento:
sono pienamente d'accordo su molte delle osservazioni contenute nella cosiddetta mozione di Paola caporossi e C. in particolare penso sia importante sottolineare la necessità che il processo di costruzione del partito democratico avvenga davvero in modo partecipativo, trasparente e democratico . A tale proposito ricordo che le primarie hanno eletto i rappresentanti per la assemblea costituente che sono cosa diversa dai quadri dirigenti del nuovo partito. non sarebbe male pertanto fare presente la necessità che siano ancora una volta gli elettori a scegliere il segretario e i componenti delle assemblee locali. Sarebbe - questa sì- una bella inversione di tendenza!
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