LA RUBRICA DI CLAUDIO FRONTERA
MANIFESTO PROGRAMMATICO DEL PD TOSCANO.
L’Assemblea costituente regionale del PD ha deciso, in attuazione del dispositivo nazionale, tra l’altro, anche di avviare il percorso per costruire un documento politico regionale, da approvare da parte della stessa assemblea costituente regionale secondo modi e tempi espressamente previsti, dotandosi, a tale scopo, di una Commissione regionale, incaricata del compito di redigere il testo da sottoporre all’assemblea per l’approvazione.
La Commissione si è riunita per la prima volta il 4 dicembre 2007 a Firenze. Ha eletto un Presidente e una Relatrice, nelle persone di Michele Gesualdi e di Stella Targetti e ha sviluppato una prima riflessione su metodo di lavoro e finalità del documento, che è stato chiaramente denominato dalla Costituente Regionale, come “Manifesto Programmatico del Pd Toscano”.
Essendo stato chiamato a far parte della Commissione, mi sono interrogato sugli obiettivi attesi del lavoro della Commissione stessa, partendo proprio dalle coordinate salienti del documento da elaborare contenute nel suo titolo e ho proposto al dibattito una mia riflessione, volutamente schematica, basata sull’analisi puntuale delle caratteristiche del documento, desunte dal titolo.
Punto per punto:
1) Manifesto: Questo primo termine significa, con tutta evidenza, che quello di cui c’è bisogno, è un documento breve ed efficace. L’efficacia di un prodotto si misura in rapporto allo scopo del suo uso. In questo caso lo scopo non può essere più chiaro: il documento deve essere utile per comunicare, comunicare idee-forza capaci di entrare in relazione con i tanti elettori del 14 ottobre e con l’intera opinione pubblica. Pertanto, deve saper comunicare. Il “concetto-base” del documento, la sua impostazione, il suo sviluppo, devono puntare alla sintesi, alla chiarezza, alla conquista dell’attenzione e del consenso. Non deve essere una summa, un inventario, un’enciclopedia e nemmeno un proclama, un elenco di “occorre”, un libro dei desideri.
2)Programmatico: un elaborato di proposte, di strategie, di priorità, di traguardi, di obiettivi, ma anche di metodi, strumenti, mezzi, procedure per realizzarli. Quindi, mi sembra chiaro, una cosa ben diversa da una carta dei valori. In una parola, un documento di governo, coerente, chiaramente identificabile con finalità riconoscibili e condivisibili. Non deve essere un ecumenico insieme di propositi tra loro non conciliabili, un imponente e dettagliato documentone, e nemmeno un generico decalogo buono per tutti gli usi. Si deve poter leggere chiaramente, in esso, una cultura riformista in campo; una cultura riformista di tipo nuovo, non semplicemente pragmatica, né inutilmente retorica, capace di prendere le distanze dalla politica degli annunci e di saper vedere le criticità, anche nel buon governo, dove è necessario..
3) del PD: c’è bisogno di un documento in cui si rispecchi non l’‘identità, concetto statico, vecchio, fatalmente tendente a cristallizzarsi in un’ideologia –e non ce n’è bisogno. Quella che si deve rispecchiare nel manifesto è piuttosto la volontà di un partito di tipo nuovo, aperto alla partecipazione degli elettori e dei cittadini, di essere e non solo di “voler essere” maggioritario. Ossia capace di proporre sintesi avanzate e provvisorie, cioè in progress, sulle problematiche più sentite, tali da raccogliere ampio consenso e, in pari tempo, capaci di innovare profondamente. Abbiamo visto significativi esempi in campo di questo modo di essere partito-tendenzialmente-maggioritario, con gli interventi di Veltroni su sicurezza, riforme istituzionali, fisco. Seguiamone la traccia.
4) toscano : si deve certamente tener conto del quadro nazionale, ma il dato rilevante per noi è che in questa regione siamo storicamente forza di governo. Governiamo la Regione e la quasi totalità degli enti locali, in coalizioni più o meno ampie, più o meno solide, ma tutte ancorate ad un robusto riformismo moderno, europeo, capace di essere qualificato riferimento a livello nazionale ed internazionale. Il fatto è che il governo regionale opera sulla base di un Programma Regionale di Sviluppo datato 2006-2010! Siamo nel 2007 : il governo della regione non comincia oggi e nemmeno domattina. E’ quindi tutt’altro che semplice elaborare un documento programmatico in questo contesto. In che senso? Intendo dire che se il Manifesto sarà troppo generico non servirà a nulla e quindi, in un momento costituente, potrà essere persino controproducente. Se sarà troppo dettagliato non avrà molto valore di fronte a quell’imponente sistema programmatorio che è proprio della regione Toscana. Se sarà troppo conforme ai riferimenti culturali presenti nella programmazione attuale, sarà privo di quel significato innovativo che ci si attende. Se sarà troppo “novista” rischia di essere frainteso. Occorre dunque molto equilibrio, ma anche molta fantasia, coraggio e disponibilità a pensare in modo nuovo per fare qualcosa di veramente utile. Non sarà facile, ma sono certo che faremo un buon lavoro.
Claudio Frontera
costituente regionale
L’Assemblea costituente regionale del PD ha deciso, in attuazione del dispositivo nazionale, tra l’altro, anche di avviare il percorso per costruire un documento politico regionale, da approvare da parte della stessa assemblea costituente regionale secondo modi e tempi espressamente previsti, dotandosi, a tale scopo, di una Commissione regionale, incaricata del compito di redigere il testo da sottoporre all’assemblea per l’approvazione.
La Commissione si è riunita per la prima volta il 4 dicembre 2007 a Firenze. Ha eletto un Presidente e una Relatrice, nelle persone di Michele Gesualdi e di Stella Targetti e ha sviluppato una prima riflessione su metodo di lavoro e finalità del documento, che è stato chiaramente denominato dalla Costituente Regionale, come “Manifesto Programmatico del Pd Toscano”.
Essendo stato chiamato a far parte della Commissione, mi sono interrogato sugli obiettivi attesi del lavoro della Commissione stessa, partendo proprio dalle coordinate salienti del documento da elaborare contenute nel suo titolo e ho proposto al dibattito una mia riflessione, volutamente schematica, basata sull’analisi puntuale delle caratteristiche del documento, desunte dal titolo.
Punto per punto:
1) Manifesto: Questo primo termine significa, con tutta evidenza, che quello di cui c’è bisogno, è un documento breve ed efficace. L’efficacia di un prodotto si misura in rapporto allo scopo del suo uso. In questo caso lo scopo non può essere più chiaro: il documento deve essere utile per comunicare, comunicare idee-forza capaci di entrare in relazione con i tanti elettori del 14 ottobre e con l’intera opinione pubblica. Pertanto, deve saper comunicare. Il “concetto-base” del documento, la sua impostazione, il suo sviluppo, devono puntare alla sintesi, alla chiarezza, alla conquista dell’attenzione e del consenso. Non deve essere una summa, un inventario, un’enciclopedia e nemmeno un proclama, un elenco di “occorre”, un libro dei desideri.
2)Programmatico: un elaborato di proposte, di strategie, di priorità, di traguardi, di obiettivi, ma anche di metodi, strumenti, mezzi, procedure per realizzarli. Quindi, mi sembra chiaro, una cosa ben diversa da una carta dei valori. In una parola, un documento di governo, coerente, chiaramente identificabile con finalità riconoscibili e condivisibili. Non deve essere un ecumenico insieme di propositi tra loro non conciliabili, un imponente e dettagliato documentone, e nemmeno un generico decalogo buono per tutti gli usi. Si deve poter leggere chiaramente, in esso, una cultura riformista in campo; una cultura riformista di tipo nuovo, non semplicemente pragmatica, né inutilmente retorica, capace di prendere le distanze dalla politica degli annunci e di saper vedere le criticità, anche nel buon governo, dove è necessario..
3) del PD: c’è bisogno di un documento in cui si rispecchi non l’‘identità, concetto statico, vecchio, fatalmente tendente a cristallizzarsi in un’ideologia –e non ce n’è bisogno. Quella che si deve rispecchiare nel manifesto è piuttosto la volontà di un partito di tipo nuovo, aperto alla partecipazione degli elettori e dei cittadini, di essere e non solo di “voler essere” maggioritario. Ossia capace di proporre sintesi avanzate e provvisorie, cioè in progress, sulle problematiche più sentite, tali da raccogliere ampio consenso e, in pari tempo, capaci di innovare profondamente. Abbiamo visto significativi esempi in campo di questo modo di essere partito-tendenzialmente-maggioritario, con gli interventi di Veltroni su sicurezza, riforme istituzionali, fisco. Seguiamone la traccia.
4) toscano : si deve certamente tener conto del quadro nazionale, ma il dato rilevante per noi è che in questa regione siamo storicamente forza di governo. Governiamo la Regione e la quasi totalità degli enti locali, in coalizioni più o meno ampie, più o meno solide, ma tutte ancorate ad un robusto riformismo moderno, europeo, capace di essere qualificato riferimento a livello nazionale ed internazionale. Il fatto è che il governo regionale opera sulla base di un Programma Regionale di Sviluppo datato 2006-2010! Siamo nel 2007 : il governo della regione non comincia oggi e nemmeno domattina. E’ quindi tutt’altro che semplice elaborare un documento programmatico in questo contesto. In che senso? Intendo dire che se il Manifesto sarà troppo generico non servirà a nulla e quindi, in un momento costituente, potrà essere persino controproducente. Se sarà troppo dettagliato non avrà molto valore di fronte a quell’imponente sistema programmatorio che è proprio della regione Toscana. Se sarà troppo conforme ai riferimenti culturali presenti nella programmazione attuale, sarà privo di quel significato innovativo che ci si attende. Se sarà troppo “novista” rischia di essere frainteso. Occorre dunque molto equilibrio, ma anche molta fantasia, coraggio e disponibilità a pensare in modo nuovo per fare qualcosa di veramente utile. Non sarà facile, ma sono certo che faremo un buon lavoro.
Claudio Frontera
costituente regionale
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