mercoledì 15 ottobre 2008

Cercasi guizzo per non restare in ginocchio

IL TIRRENO
MERCOLEDÌ, 15 OTTOBRE 2008

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Livorno e le elezioni

CLAUDIO FRONTERA
Ci avviciniamo alle elezioni amministrative, appuntamento democratico fondamentale per le comunità locali, nelle quali si decide di cose concrete come lavoro, scuole, strade, servizi sanitari, traffico e impianti sportivi. In una città moderna, europea o, come direbbe D’Alema, “normale”, si sentirebbe discutere, ora più che mai, dei problemi cittadini e delle prospettive. Si farebbero confronti con altre città, per imparare dalle esperienze degli altri, si accantonerebbero per un momento fedi e ideologie per scoprirsi anime dello stesso villaggio, o meglio, come vuole la nostra Costituzione repubblicana, cittadini. Impegnati a discutere e a scegliere liberamente il futuro nostro e dei nostri figli. Nella nostra Livorno, invece, si assiste da troppo tempo e, marcatamente, da alcune settimane, ad una accesa personalizzazione della politica locale. C’è un sindaco in carica che si autoricandida per un nuovo mandato. C’è un misterioso sondaggio. C’è l’attivismo dell’ex sindaco, della cui giunta ha fatto parte l’attuale sindaco. Districarsi è difficile, come dimostrano i due più recenti editoriali che il direttore del Tirreno ha impiegato per interrogarsi su che cosa farà quello o quell’altro possibile candidato, quello o quell’altro dirigente del Pd. Del resto, come dargli torto? A Livorno il Pd parte da quota 54%. Gli altri partiti della coalizione sono, tutti insieme, meno di un decimo del Pd. La Sinistra radicale dopo il drammatico esito delle elezioni politiche discute se confrontarsi con una maggioranza che non fa concessioni programmatiche o restare all’opposizione. Il Centro-destra pare rassegnato in partenza alla sconfitta. La partita del governo locale sembra giocarsi quindi davvero soprattutto dentro il perimetro del Pd, nel quale sarebbe pertanto utile, per la città, un confronto autentico tra idee e programmi diversi. Si reagirebbe così positivamente all’ondata di personalismo, puntando sulla “bella politica”, quella della competenza e della responsabilità, della passione civile e dello spirito di servizio. Perché, sotto la cenere, cova anche qui la voglia di essere cittadini di una città politicamente normale, che si parlano, commentano e si interrogano. Ci sono aziende in crisi da anni, con le famiglie dei lavoratori appese alla cassa integrazione e altre che rischiano il ridimensionamento a causa del collasso della finanza globale. La disoccupazione o la precarietà giovanile e femminile aumentano. I servizi sanitari incontrano ogni giorno nuove difficoltà. La dispersione scolastica è tra le più alte della Toscana. Per un posto al nido si entra in lista di attesa insieme ad altre centinaia di famiglie. Sul porto si addensano le nubi della contrazione del commercio mondiale. Il turismo non decolla. Mai come adesso, dal dopoguerra, Livorno ha avuto bisogno di un guizzo, di una voglia di andare avanti, di trovare risposte e appare invece, a momenti, ripiegata su se stessa, come se stare in B sia in fondo un destino ineluttabile. La personalizzazione estrema della politica e una città senza progetto e senza ambizioni per il futuro sono due facce di una stessa medaglia, che si alimentano a vicenda. Fino a quando non ci decideremo a spezzare il cerchio del conformismo e dei pregiudizi, mettendo finalmente in campo idee e innovazioni vere e forti.
Claudio Frontera

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