sabato 9 agosto 2008

Riceviamo da Ettore un articolo de IL FOGLIO

Viva il centralismo democratico !
Il caso Chiamparino ultimo esempio di un problema dei nuovi partiti.
Una delle caratteristiche storiche della sinistra italiana, la più influenzata tra quelle occidentali dall’impostazione leninista, era la disciplina di partito. La formula del “centralismo democratico” – le organizzazioni di livello inferiore eleggono quelle di livello superiore, alle quali sono subordinate nelle decisioni – resistette a tutte le bufere. Questo non impedì che tendenze politiche contrastanti, o “diverse sensibilità”, come le definiva castamente Giorgio Amendola, si esprimessero nel confronto di organismi dirigenti ristretti, ma l’unità nell’azione e l’esecuzione corale delle decisioni assunte erano sempre assicurate. Sarebbero stati inconcepibili, allora, episodi come quelli che caratterizzano attualmente la vita interna di Rifondazione, dove i consiglieri calabresi decidono di entrare nella giunta, nonostante il divieto esplicito del segretario, e l’organo di stampa del partito rivendica l’autonomia dalla linea vincente del congresso, o nel Partito democratico, dove persino l’innocua petizione per “salvare l’Italia” riceve ripulse e diserzioni e in molti centri è in corso una specie di guerriglia tra amministratori e organizzazioni di partito.Naturalmente sarebbe insensato provare nostalgia per il centralismo democratico, che viene mantenuto come vincolo statutario soltanto nel museo delle cere denominato Partito dei comunisti italiani. In sostanza quel principio organizzativo era l’espressione di quello ideologico secondo cui “la coscienza rivoluzionaria si porta dall’esterno”. Il fatto è che con il centralismo pare se ne sia andata anche la democrazia, intesa come metodo di maggioranza. Le maggioranze congressuali sembrano rappresentare l’ambito ristretto della militanza, che non coincide con quello più ampio del consenso elettorale. Sergio Chiamparino, uno dei sindaci più popolari d’Italia, ha perso il congresso torinese dei democratici, e adesso si sente assediato. L’espediente delle primarie (che dovrebbero scegliere i candidati alle cariche pubbliche e non i leader di partito) non ha sciolto questa contraddizione, che invece tende a esplodere sul territorio e agevola l’organizzazione di correnti nazionali che diventano i veri referenti politici della militanza più attiva. La decadenza di un principio organizzativo obsoleto e soffocante non ha trovato ancora un’alternativa efficace, indipendentemente dalla caratteristica delle leadership, visto che l’indisciplina colpisce tanto Paolo Ferrero quanto Walter Veltroni.
8 agosto 2008

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