Premessa
La sconfitta elettorale di aprile impone riflessioni approfondite sulle cause e sulle conseguenze della vasta affermazione del centrodestra.
In pari tempo impone anche il rilancio del Partito democratico, che resta la vera novità della politica italiana che ha saputo attrarre la fiducia e la speranza di milioni di cittadini.
Per chi credeva e crede nel progetto del Pd, questo è il momento dell’umiltà, ma anche dell’entusiasmo, più importante adesso che non nei bagni di folla della campagna elettorale. In poche parole, c’è da tirarsi su le maniche e lavorare, per costruire compiutamente il Pd, svolgere un’azione di efficace opposizione e preparare le future vittorie.
Per questo, nel PD c’è bisogno, oggi , di idee chiare, di unità di intenti e di responsabilità.
Quello di Incontriamoci vuole essere ed è un contributo in tal senso.
COSTRUIRE IL PROFILO POLITICO-CULTURALE DEL PD
Si è avvertita, in campagna elettorale, la mancanza di un’identità forte del Pd, che sapesse, al di là degli slogan e delle proposte programmatiche, scolpire nell’immaginazione dei cittadini una prospettiva politica chiara. Non c’era tempo, si è detto. Ma adesso c’è e sarebbe un grave errore aspettare che questa identità cali dall’alto, anche se la sua maturazione non può certo avvenire in un singolo territorio. L’approccio giusto è lavorare in questa direzione attivamente in ogni realtà, senza titubanze. Anche perché quella che è iniziata con la formazione del nuovo governo Berlusconi è una fase che corre velocemente verso un riposizionamento delle identità politiche, che non ricalcheranno quelle delle precedenti legislature.
Un partito grande, plurale, frutto dell’incontro di diverse culture, ha più di altri bisogno di costruire, in modo efficace e diffuso, una riconoscibilità e una nuova identità. Non servono però i vecchi metodi, tipo “particolarità-che-trovano-sbocco-in-una-sintesi”. Per un partito davvero nuovo, occorrono anche metodi nuovi. Proprio per questo il rapporto centro-periferia va completamente ripensato, dando contenuto all’idea di partito federale, che non significa partito suddiviso per tanti staterelli regionali, ma partito articolato, per temi e potenzialità caratteristici dei diversi territori.
Definire il PD come il Partito Riformista è riduttivo. Il riformismo in Italia è sempre stato minoritario e di recente non ha fornito prove brillanti, né nella versione craxiana, né in quella prodiana. E’ importante inserire la nostra ricerca nel contesto europeo, e cercare di capire le varie caratteristiche di esperienze di “riformismo vincente": pensiamo a Zapatero e al suo “Socialismo dei cittadini”, originale mix di tradizione socialista e modernizzazione laica e liberale, all’esperienza, peraltro ormai in fase calante, del New Labour di Blair o al Nuovo Centro della SPD tedesca.
Dibattito, ricerca, cultura, apertura: il futuro del Pd passa di qui, al centro, come sui territori.
COSTRUIRE IL RADICAMENTO TERRITORIALE DEL PD
Se vogliamo un partito forte, dobbiamo lavorare ad un suo radicamento nel territorio. Questo riguarda in particolare il Nord, per i noti problemi, ma in generale tutto il paese. Si tratta di una scelta particolarmente sentita in Toscana, dove i partiti fondatori (Ds e Margherita) avevano un radicamento significativo, che, tuttavia, si era fortemente indebolito tra i giovani e in larghi strati popolari. Bisogna però intendersi. Se i Circoli, l’unità organizzativa di base, saranno confinati nella dimensione del quartiere, se ne deprimeranno le potenzialità già grandi dimostrate in questi pochi mesi. I Circoli devono stare sì a stretto contatto con gli abitanti di un quartiere e capirne i problemi, ma non occuparsi solamente dei problemi di quel quartiere. Questa sarebbe una ridicola caricatura del radicamento, che per una forza politica non significa politica di cortile, ma vicinanza attiva ai problemi della gente. E, senza nulla togliere all’importanza dei problemi del quartiere, la dimensione più propria della partecipazione politica, dall’antica Grecia ai Comuni medievali, fino ai moderni Diritti di Cittadinanza, è quella della città. Costruire il radicamento vuol dire quindi essere presenti con iniziative e proposte sui problemi della città. Ne discende un metodo di lavoro basato sull’autonomia dei Circoli, ma anche sulla moltiplicazione di iniziative, promosse da o con i Circoli, di valenza cittadina.
COSTRUIRE UN PARTITO DEMOCRATICO “democratico”.
La democrazia è il valore del PD. Un valore etico e politico, ma anche sociale ed economico, perché basa lo sviluppo sulla condivisione e sulla coesione. Il compimento della democrazia e la piena realizzazione della Costituzione repubblicana sono l’idea di modernità che il PD rappresenta, una modernità solidale, partecipe, consapevole, responsabile, in antitesi ad una modernità solo mercantilista, egoista, irresponsabile verso il bene comune.
Ma anche nel suo modo di essere il PD deve rappresentare questo modello. Ed è bene dirselo, fino ad ora non ci siamo. Decisioni calate dall’alto, motivate in modo confuso, liste di candidati discusse tra pochi intimi e forse spartite per correnti ufficialmente non esistenti, ma di fatto operanti, percorsi costituenti tortuosi. Erano i primi passi, la sfida elettorale ci ha trovato impreparati. Ma ora sentiamo come indispensabili alcune correzioni:
- Primarie sempre per scegliere i candidati a cariche elettive di ogni tipo. Rendere ordinario questo metodo ne valorizza il significato innovativo ed in pari tempo, ne sdrammatizza le implicazioni. Primarie vere, non pilotate, tra aderenti al PD ai quali il partito riconosce pari dignità e pari opportunità.
- Rinnovamento, generazionale, di genere, ma soprattutto di idee, nei gruppi dirigenti
- Riconoscimento del pluralismo negli organismi di partito, come ricchezza del partito.
- Gli organismi esecutivi devono essere omogenei, per la loro massima efficacia, mentre gli organismi di direzione politica devono essere elettivi ed aperti e promuovere il confronto al loro interno di opzioni diverse, perché solo dal confronto nascono le migliori soluzioni.
- La vita interna deve rispettare e includere, non escludere o allontanare le presenze ritenute scomode. Abbiamo fatto il PD perché vogliamo un partito senza correnti di potere, senza padroni e senza veti e barriere.
E’ questo il partito che vogliamo costruire.
22 maggio 2008
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