venerdì 30 maggio 2008

PRIMARIE VERE, PRIMARIE SEMPRE…MA PER CHE COSA?

Il partito democratico ha costruito e messo in atto il percorso delle primarie. Una procedura, un idea per eleggere e selezionare la classe dirigente politica ed amministrativa.
PRIMARIE/CLASSE DIRIGENTE.
Oggi, mi pare almeno a parole, nessuno mette in discussione l’avvio, l’utilizzo delle ”primarie vere, primarie sempre” dopo la non bella figura nella scelta dei candidati nelle recenti elezioni politiche.
Allora, secondo me, l’attenzione, l’oggetto della riflessione e approfondimento riguarda le caratteristiche e quale classe dirigente dovrà essere espressione del nuovo partito.
Le primarie come metodo, la formazione della classe dirigente politico-amministrativa il fine.
Le valutazioni sulle elezioni politiche non lasciano scampo all’idea che Berlusconi andrà avanti con il vento in poppa per almeno cinque anni ed il governo ombra non è certo la soluzione per una sua opposizione.
Il P.D. esiste con un suo leader, ma un suo gruppo dirigente ancora un po’ “oscura”. Al momento non si vede. Soprattutto localmente.
Come innovare, formare o migliorare la classe dirigente?
Innanzitutto sgombrando l’idea che qui non si tratta di sostituire, magari per cooptazione, alcuni personaggi con altri ma di cambiare metodo, introducendo una filigrana di parametri che possono permettere una serena scelta sulle persona indipendentemente, aggiungo, dall’età e dal sesso.
Ne propongo alcuni:
· Merito
· Senso di responsabilità
· Etica pubblica
· Partecipazione
Valori, secondo me, di grande importanza per ricucire un rapporto positivo con i cittadini contrastando l’antipolitica che,alla lunga, non può che portare alla decomposizione della società.
Ne aggiungo altri due che possono essere strettamente conseguenti:
· Fiducia
· Capacità di sperimentare
Mi soffermo su questi due . La fiducia è una situazione che rende i cittadini più felici. Una bella e approfondita ricerca svolta da una studiosa italiana, Luisa Corrado, professoressa dell'università di Roma Tor Vergata e ricercatrice alla facoltà di Economia a Cambridge, ha vinto il premio per lo studio dal titolo: "La ricchezza dà la felicità?". Uno studio che rivela quanto siano infelici gli italiani insieme agli abitanti dei Paesi mediterranei, battuti dai freddi scandinavi che si piazzano invece ai primi posti. La ricerca, secondo la studiosa, analizza quanto la crescita economica di un Paese influenzi realmente il benessere della società, ed evidenzia come l'elemento centrale per essere felici non sia la ricchezza, ma la fiducia: fiducia nelle istituzioni, nelle leggi e in tutto quello che rappresenta il proprio Paese. Ecco allora Danimarca, Finlandia e Svezia al top nella classifica dei popoli più felici, mentre l'Italia è in coda insieme a Portogallo e Grecia.
Compito della classe dirigente è ristabilire una livello di fiducia adeguato dei cittadini con le istituzioni
Il secondo, la capacità di sperimentare, rappresenta per me l’elemento carismatico per il politico e l’amministratore.
La sperimentazione significa mettere in atto idee, pensiero.
La concretizzazione di formulazioni originali, innovative in una società sempre più spostata verso un economia della conoscenza e quindi mai prestabilita nei tempi lunghi. Per uscire dall’astrattezza faccio un esempio passato:l’unico vero piano del traffico a Livorno di 20 ani fa. Questo l’elemento carismatico dell’allora assessore al traffico. Per il futuro penso che il tema dell’immigrazione e l’impatto dirompente, sconosciuto nel tempo ma sicuramente reale è il campo per sperimentare pensieri nuovi,sprigionare proposte originali e condivise, ma improcrastinabili per il mantenimento della coesione sociale delle realtà territoriali
Nei limiti e nella consapevolezza che tali argomenti meritano altri approfondimenti credo che una siffatta valorizzazione del tema delle classi dirigenti risponda al primo punto che “Incontriamoci” ha proposto:”Costruire il profilo politico-culturale del P.D.”
Un saluto, Paolo Natale

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riporto sul tema delle primarie un mio intervento pubblicato su "Il Corriere" a fine febbraio, ma a mio avviso sempre attuale.

Lettera al Direttore

Alcuni articoli apparsi in questi giorni su “Il Tirreno” mi spingono a scrivere qualcosa sul tema della politica “buona e nuova”, che i cittadini reclamano e che il nuovo Partito Democratico dice di volersi prefiggere. Nella lettera di Marconcini, “Non sono ‘casta’ e mi dimetto”, il sindaco di Pontedera, per fugare ogni dubbio sulla sua moralità, dichiara di essersi dimesso da tutti gli enti (Ato, ecc.) cui ha fatto parte. La sua scelta appare lodevole, tanto più perché in Italia non è, purtroppo, la regola ma l’eccezione, ed evidenzia il rilievo, spesso trascurato, della dimensione etica in politica. Un aspetto di questo tema è proprio l’occupazione da parte dei politici di quasi tutta la vita sociale. Per cui oggi è frequente che primari, direttori generali, consiglieri di amministrazione di banche ed enti, ecc., vengano scelti sulla base delle appartenenze – amicizie politiche. Mesi fa anche a Livorno un segretario di partito della maggioranza ammise che questa è la prassi dominante, ma poi a questa assunzione di responsabilità non seguì nulla.
È ormai riconosciuto da tutti, e non solo da Grillo e sondaggi, che i cittadini, anche e forse soprattutto quelli vicini al PD, sono sempre più sfiduciati e distanti dalla politica, in buona parte proprio perché stufi di questa occupazione di spazi, ed è perciò urgente che i politici, anche a livello locale, facciano scelte di rottura con il passato, come anche assicurato dallo stesso Veltroni.
Una buona e nuova politica deve inoltre coniugare etica e partecipazione. E qui entra in scena il tema delle primarie, e fa piacere leggere sul giornale che Chiti abbia dichiarato la necessità di realizzare le primarie, “sempre e doppie”, e cioè non solo per la scelta di sindaco, presidente di provincia, ecc., ma anche per la selezione delle candidature. E Veltroni ha aggiunto la sua volontà che i candidati siano lavoratori, imprenditori, artigiani, ecc.
Vorrei pertanto rivolgere due inviti agli eletti nei Circoli del PD, specie ai non professionisti della politica.
Il primo, a far sentire la voce dei cittadini perché il partito appena nato adotti subito regole precise per il ridimensionamento degli spazi occupati dalla politica. Questo significa ritirare il più possibile i propri uomini dagli enti, ridurre numero di enti, consiglieri, indennità e gettoni di presenza, individuare sistemi nuovi affinché le nomine nei consigli di amministrazione avvengano non per spartizione politica ma su base professionale, dopo un ascolto dei cittadini e delle associazioni, affidandole a commissioni di esperti o, nei casi in cui ciò sia impossibile, utilizzando meccanismi trasparenti adatti a scegliere manager competenti (bandi pubblici, ecc.).
Ed il secondo è l’invito a vigilare affinchè le primarie, non solo per le elezioni politiche, ma a Livorno in particolare per le prossime amministrative, e più in generale la scelta delle candidature (consigliere comunale, ecc.), siano fatte seriamente, e cioè abbandonando ogni logica di apparato e con un’attenta scelta delle candidature e delle procedure, in modo da dare uno spazio forte alla comunità civile ed alle sue forze più pulite e valide. Ciò significa privilegiare persone non solo, ovviamente, senza precedenti penali di alcun tipo, ma anche politicamente nuove, o almeno senza passati incarichi politici di rilievo, che siano sentite dai cittadini come realmente vicine ai problemi delle persone e delle famiglie, e che siano scelte sulla base della loro storia personale, professionale e sociale (stile di vita, credibilità, legalità, coerenza etica).
In questo momento e contesto, sarebbe bene che il contributo a questo necessario rinnovamento da parte di chi ha un’esperienza politica forte sia proprio quello di spostarsi sullo sfondo e di promuovere l’ingresso di nuovi soggetti.
Se si continuano, infatti, ad usare tante belle parole, ma i comportamenti concreti rimangono quelli di prima, allora, anche a Livorno, la sfiducia dei cittadini aumenterà e si farà, più prima che poi, e in un modo o in un altro, sentire. Se invece le scelte concrete vedranno un serio cambiamento nelle direzioni sopra dette, allora si può ancora sperare che tanti cittadini, finora delusi, possano continuare, o ritornare, a credere in una politica realmente al servizio della comunità, e non di altri interessi. E siamo convinti, in tanti, che, questo può diventare realtà, soprattutto partendo da un’unità forte prima di tutto tra coloro che credono sinceramente (e quindi vivono personalmente) in quei valori “etici” che possono e devono essere alla base di una politica “nuova e buona”.

Salvatore Nasca
Livorno, 17/02/2008