Nella breve e forsennata campagna elettorale nelle centodieci province italiane, Veltroni ha fatto il quasi-miracolo di conquistare la fiducia di un italiano su tre verso un partito nuovo, nato da pochi mesi, scommessa e promessa sincera di novità e modernità. Ha saputo accreditare il PD come forza politica di solide radici e di coraggioso avvenire, ha azzeccato linguaggio e programmi. Il risultato positivo, ma non esaltante del PD, ma soprattutto la bruciante distanza dal PDL, grande vincitore delle elezioni, con un distacco senza precedenti, sono la prova che anche molti errori sono stati commessi. Delle cose buone basti dire che occorre continuare e andare avanti. Degli errori è sgradevole fare l’elenco a posteriori, a parte trovare la matrice dalla quale molti di questi si dipanano.
Quando Veltroni è diventato leader del PD col consenso espresso di oltre tre milioni di cittadini-elettori (anche questo un fatto senza precedenti), ha considerato così forte il suo mandato da scongiurare di per sé il rischio di condizionamenti. Per neutralizzare spinte disgregatrici e sacche di dissenso sulle scelte politiche che si apprestava a fare, anziché strutturare un gruppo dirigente motivato, rappresentativo e coeso politicamente, ha ritenuto allora , secondo una logica, per così dire tradizionale, di tenere insieme il nuovo partito a cominciare dai leaders storici delle sue principali componenti (Ds e Margherita) e delle loro rispettive articolazioni (correnti). E’ nato così il metodo “del caminetto”, una consultazione informale, ma essenziale, dei vari leaders sulle scelte politiche e, in parte, anche sulle candidature.
Veltroni ha sopravvalutato l’importanza della condivisione dei capi, ha sottovalutato gli effetti negativi di questo metodo, e non ha ritenuto indispensabile il coinvolgimento partecipe dei milioni che volevano, col PD, fare un’esperienza politica di tipo nuovo. Sulle candidature non ci sono state le primarie. La scelta negativa è stata aggravata dalla motivazione (non c’è tempo) che è apparsa, oltre che inconsistente, irridente, e dal surrogato che è stato offerto, le “primariette”, penosa caricatura della partecipazione, nella quale tutti avevano diritto di proporre e nessuno il dovere di ascoltare. Niente è più lontano dal sentire del popolo del PD, che vedere, nel lontano loft, confrontarsi a porte chiuse i notabili di ieri e di oggi. Ma, quel che è peggio, lo spirito di adattamento e di imitazione, alla fine ha fatto sì che persino per scegliere i candidati al coordinamento dei circoli e delle federazioni, si sia affacciato, qua e là, qualche tentativo di “caminetto” dei notabili, grandi elettori, capi corrente, capi corporazione, amministratori.
Il sistema è devastante, perché produce errori a ripetizione, annacqua le novità per non scontentare nessuno, penalizza l’innovazione e gli innovatori, visti come minaccia, promuove, a cascata, dirigenti e candidati per “quote d’area”, leggi fedeltà a capi e capetti. Il nuovo partito si indebolisce politicamente e nell’immagine.
Caro Walter, hai fatto e farai tanto per il PD, ma ascolta questa preghiera : visto com’è andata, e per lavorare meglio e di gran lena in futuro, liberaci dai “caminetti”, ora e sempre.
Claudio Frontera
Assemblea Costituente Toscana del PD.
2 commenti:
Buon blog. Anche io sono un costituente. Secondo me è importante diffondere queste buone notizie e riflessioni. Fammi sapere se si può divulgare il blog amici e simpatizzanti e se si può partecipare attivamente con qualche commento e contributo. Buon lavoro
CarissimaDaniela,
rispondo con ritardo alla tua sollecitazione e ti ringrazio
innanzitutto di farlo, di stimolarmi, perchè come tutti credo , sono
frastornata e anche avvilita.
Quanto all'articolo in questione, lo condivido in pieno: se in un certo passaggio, dopo le primarie,
servivano i capi storici a prendere in mano i fili del consenso, ora mi
sembra che ci voglia del "materno", lasciare spazio a giovani
generazioni, a nuove rappresentanze "competenti", che siano in grado di
dare voce a bisogni non ascoltati durante la campagna elettorale , di
fare proposte "positive", di sviluppo, di svolta!!!
Basta ricorrere
paure e razzismi, sì invece ad ascolto, a collaborazioni
"intelligenti", alla centralità del lavoro e alla laicità, temi che mi
sono rimasti strozzati in gola, sì a dialogo serrato su temi veri:
salario, rappresentanze, regole, diritti, integrazione, promozione di
fasce sociali trascurate dagli interessi emergenti, sì a società
istituzionale in grado di intercettare esigenze e trasformarle in
servizi.
Un abbraccio e buon lavoro
Adriana
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