da Corriere della Sera del 28 maggio 2007
di Monica Guerzoni
«Per una decina d'anni ho fatto il Pippobaudo dell'Ulivo, ho passato il microfono ai leader, li ho accompagnati nelle campagne elettorali sempre pagandomi l'aereo e l'albergo, rifiutando posti in Parlamento e incarichi importanti come il sindaco di Torino, perché io ho il senso del limite, so che non è il mio mestiere...».
E adesso, Gad Lerner? Ora che un incarico politico lo ha accettato ed è uno dei 45 «saggi» del Pd? «Sono stupito. Mi hanno colpito le reazioni così indispettite di militanti e dirigenti, che siano Chiamparino o i giovani della Margherita. Scoprono oggi che questo comitato è, speriamo, l'ultimo degli organismi designati dall'alto, per decisione esclusiva di 3 o 4 persone e con un meccanismo per nulla democratico? La cooptazione scatena inimicizia».
Un momento, i «44 gatti», come vi hanno ribattezzati, li hanno scelti Prodi, Fassino e Rutelli. «Forse si sono consultati con D'Alema, Parisi e Veltroni, ma è irrilevante. Hanno fotografato i rapporti di forza nei partiti ed è la realtà da cui dobbiamo distaccarci».
Una critica severa, visto che lei è stato designato da Prodi. «Prodi è la persona più adatta a governare questo Paese.Mi rendo conto però che una parte decisiva del suo disegno politico è fallita. Per costruire la coalizione ha dovuto soggiacere a una logica che ha portato a una ulteriore degenerazione della politica, tanto che io vedo il 14 ottobre come l'ultima possibilità per una rivoluzione democratica ».
Non voleva rivoluzionarlo col referendum, il sistema? «Io li vedo insieme, 14 ottobre e referendum elettorale».
Prodi lo teme, dicono. «Non è detto che il referendum vada in direzione della stabilità, sono consapevole che il referendum può produrre fibrillazioni sul governo, ma c'è un problema di democrazia molto più importante della sorte di Prodi».
Detto da un prodiano storico... «Io ho il dovere di dimettermi da qualsiasi denominazione frazionistica. Prima ci chiamavano ulivisti, poi siamo diventati prodiani e dopo ancora parisiani, aiuto! È la politica italiana che ci spezzetta, io non sono più prodiano.
Gad Lerner non è più prodiano. Questa è una notizia. «Dopodiché penso che ora bisogna candidarsi e contarsi».
Scende in campo o allude alla tentazione di D'Alema di presentare una sua lista? «Io sono inadatto alla politica professionale, non è il mio lavoro e non lo farò in futuro. Non so cosa farà d'Alema, leggo che Chiamparino pensa a una lista del Nord ed è la benvenuta. L'era degli aventi diritto è finita ed è lì che aspetto Chiamparino, di cui conosco il valore e il consenso elettorale. Vuole essere di più nel Pd? Faccia la lista e alla Costituente mi candido con lui, con Penati e con Cacciari, sempre che Massimo, stanco com'è ma lucido, ne abbia voglia ».
Lo sa che Chiamparino ritiene lei e Carlin Petrini non adatti a rappresentare il Nord? «Chiamparino ha votato per Fassino al congresso e i giovani della Margherita hanno acclamato Rutelli, quindi sanno con chi prendersela. Altro che ironie, Petrini e Tullia Zevi vanno ringraziati perché mettono a disposizione il loro tempo per riformare la politica attraverso regole draconiane».
Regole draconiane? «Regole inderogabili che ci sottraggono alle oligarchie e la prima è il limite ai mandati. Perché uno del livello di Giuliano Amato, che sarebbe stato un ottimo capo dello Stato, sente il bisogno di fare il ministro dell'Interno? Perché non può fare il padre nobile e lasciare il Viminale alla generazione di Marco Minniti?».
Amato e Prodi a casa? «Dobbiamo creare un ambiente in cui gli Amato, i Prodi e domani anche i D'Alema siano protagonisti stimati a prescindere dagli incarichi. Basta con la politica come vitalizio. E poi, visto che si parla del partito del Corriere e del partito di Confindustria, serve una legge che disincentivi gli interessi estranei alla proprietà dei giornali».
E le donne? Prodi le ha scelte in corsa e c'è chi dice che abbia sprecato un'occasione. «Anche Prodi ha le sue amicizie, i suoi obblighi, la sua "famiglia"... Quando si deciderà con regola scritta che le donne siano il 50% cederò il mio posto, il comitato dura tre mesi e non sarà il gruppo dirigente. Condivido lo stato d'animo di Pansa e Calabrese, dobbiamo spezzare la rigidità che sta uccidendo la politica. Un sistema appeso al signor Mastella, che ha 534 mila voti, è indecente e rischia una crisi senza ritorno. Per questo il 14 ottobre bisogna contarsi, si parte alla pari, nessuno è garantito».
Veltroni, Franceschini e Finocchiaro vogliono che a ottobre si elegga il leader, con le primarie. «Vogliono il leader subito? Prego, si candidino. La smettano di far melina, attendono una designazione che parta dalla nomenklatura? Devono giocarsela coi voti, fare le liste, cercarsi le alleanze. Sarò lieto se Finocchiaro, Veltroni, Franceschini o un amico giovane e in gamba come Filippo Andreatta si candidano alla Costituente con un progetto di riforma della politica. Ma Veltroni ci dica se firma o no il referendum, vista l'adesione di alcuni suoi amici».Pensa anche lei che leader del Pd e candidato premier non possano essere la stessa persona? «Chi si candida non sogna di fare il coordinatore, in tutto l'Occidente il leader del maggior partito coincide col premier. E il fatto che sia Prodi non impedisce ad altri di candidarsi. Sarebbe serio buttare il cuore oltre l'ostacolo...».
lunedì 28 maggio 2007
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