mercoledì 16 maggio 2007

L'Italia sperduta nell'Europa a 27 velocità

MARTEDÌ, 15 MAGGIO 2007

LUCIO CARACCIOLO

Prima Prodi, poi Napolitano: gli allarmi dei nostri leader sullo stato dell´Unione Europea, dai toni inusualmente forti, segnalano che anche ai piani alti dello Stato italiano ci si rende conto che quella in corso non è una delle tante crisi di crescita dell´Ue, ma una vera e propria crisi d´identità. L´allargamento a 27 ha fatto scoppiare tutte le contraddizioni di un processo di integrazione che non solo si è bloccato, ma sta producendo il suo contrario: la parcellizzazione dello spazio comunitario.Questa Ue potrà forse espandersi a qualche paese balcanico, ma non diventerà un soggetto geopolitico. È troppo estesa ed eterogenea. Dei 27 paesi membri, sembriamo l´unico a credere nella favoletta per cui interessi nazionali e interessi europei sono la stessa cosa. Tutti gli altri si sono da tempo attrezzati a far valere i loro interessi nazionali in ambito europeo: se si trova un compromesso sui singoli dossier, bene, altrimenti ognuno va per conto suo. La vittoria di Sarkozy sigilla l´Europa a 27 velocità (anche più, se consideriamo i regionalismi: certo la Baviera ha un´agenda europea diversa da quella di Berlino). Il nuovo presidente francese ha già confermato che l´"interesse nazionale" è la sua stella polare, mentre punta a consolidare il ruolo della Francia in un direttorio informale a tre – Parigi, Londra, Berlino – con Roma, Madrid e Varsavia in serie A2. E intanto lancia l´Unione Mediterranea, ossia uno spazio di cooperazione privilegiato fra mezza Ue e la sponda Sud. A certificare che una politica mediterranea comunitaria è impossibile. Di più: in questa Europa a 27 il direttorio non è un motore che spinge avanti un convoglio riluttante, ma una locomotiva senza vagoni fissi, pronta ad agganciarne qualcuno a seconda dei casi, oppure a viaggiare da sola (o in alternativa lasciare il campo alle tre locomotive nazionali). Due soli esempi. Primo: nella trattativa coperta con l´Iran, il cosiddetto Ue3 (appunto Londra, Berlino e Parigi) si è da tempo autonominato rappresentante di tutta l´Ue – grazie anche all´autoeliminazione dell´Italia, voluta Berlusconi – ma recalcitra persino a informare i partner. E dietro il nucleare – su cui decide l´America – per gli europei si tratta di partite economiche e commerciali.
Secondo: nei negoziati sulle forniture energetiche via Russia, tutti i paesi europei hanno preferito negoziare bilateralmente con Putin, scontando l´impossibilità di una strategia energetica dell´Ue. Ma allora, a che serve l´Ue?L´Italia ha perduto il suo vincolo esterno. Per una classe dirigente che dai tempi di Carli e Andreatta aveva fatto dell´idea di subappaltarci alle virtù europee la stella polare della nostra politica, è un colpo difficile da metabolizzare. I tentativi di rivitalizzare la "costituzione" sono patetici. Al massimo, avremo un mini-trattato, che non cambierà la sostanza delle cose. L´unica alternativa, per chi crede nella necessità di un´Europa politica, resta l´Euronucleo. Nella sua esplicitazione più classica l´idea risale al settembre 1994, quando per conto di Kohl due leader della Cdu, Lamers e Schaeuble, proposero un "nucleo europeo" a 5 fondato sull´euro e formato da Francia, Germania e Benelux. Ma con la conversione di lira, peseta e dracma in euro, l´ipotesi del "nucleo euro" è diventata impraticabile. Se mai ci sarà, l´Euronucleo assumerà la forma di una Confederazione Europea, embrione di soggetto geopolitico all´interno della più vasta Unione, ridotta ad area di libero scambio de luxe. Ma non è affatto scontato che l´Italia faccia parte dell´eventuale Confederazione, perché nessuno dei tre "Grandi" europei ci ha mai considerato un alleato paritario. La soluzione più ragionevole del rebus europeista dell´Italia a questo punto appare la seguente:a) nel breve periodo, prendere atto della realtà e definire i nostri interessi nazionali in Europa, il che significa anche stabilire alleanze per difenderli meglio e riformare le nostre istituzioni nazionali in coerenza a questa necessità;b) nel medio periodo, promuovere noi stessi una Confederazione Europea a sfondo politico: il modo migliore per non esserne esclusi. In questo raggruppamento integrato, con istituzioni comuni democraticamente legittimate, insieme all´Italia potrebbero/vorrebbero entrare forse 7-8 degli attuali 27 soci dell´Ue, tra i quali Francia, Germania, Benelux, Spagna e Portogallo, forse Slovenia, certamente non Gran Bretagna, Polonia, Cechia, balcanici e baltici.L´esperienza insegna che tutto ciò non è probabile. Ma sarebbe imperdonabile perdere l´aggancio europeo senza nemmeno tentare di costruirne uno nuovo, più ristretto e funzionale ai nostri interessi.

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