Con la costituzione del comitato nazionale e dei comitati locali, la costruzione del Partito Democratico è entra nella fase cruciale. A tutti i livelli occorre mantenere alta la tensione progettuale e il carattere unitario ed innovativo del nuovo partito che vogliamo costruire.
Le difficoltà che il sistema politico nel suo complesso sta attraversando, debbono indurci ad accelerare il processo di costruzione del nuovo partito e il suo radicamento nel Paese e nelle diverse realtà territoriali.
Attraverso l’iniziativa quotidiana e capillare siamo chiamati, come avvenuto con il congresso di Firenze, a far conoscere il progetto del Pd, a motivarne l’adesione, a stimolare la partecipazione del maggior numero di cittadini.
Le settimane che ci separano dal 14 ottobre dovranno caratterizzarsi per la densità delle iniziative nelle piazze, nelle feste di partito, nei luoghi in cui promuovere il confronto sul programma e sui valori fondativi del partito nuovo.
In questo, i DS della toscana, assieme alla Margherita e all’associazionismo che condivide il progetto, sono impegnati con la campagna “Partecipo, Decido” per raccogliere opinioni e idee, attraverso il Libro Bianco sul Pd, e, soprattutto, sono impegnati nella raccolta di preadesioni di cittadini, militanti o elettori, da coinvolgere e ricontattare per gli appuntamenti che verranno, a cominciare da una grande convention politica e programmatica per la Toscana. Il livello di attenzione e la risposata già raccolta in questa prima fase, conferma tutto il potenziale positivo che il progetto del Pd raccoglie nell’opinione pubblica. I risultati di questa campagna, sommati al patrimonio costituito dalle iscritte e dagli iscritti, rappresenteranno il riferimento principale su cui i DS della Toscana intendono caratterizzare la propria iniziativa e proposta politica in occasione delle elezioni del 14 Ottobre.
Occorre superare rapidamente quell’immagine opacizzata che, in certi momenti del dibattito nazionale, ha rischiato di svilire il progetto dopo l’entusiamo scaturito dai congressi di DS e DL. Occorre evitare, come dice Piero Fassino, il rischio di un ripiegamento referenziale, ed anche i tatticismi e una pratica pattizia che i cittadini non comprendono e rifiutano e che rappresenta una delle principali cause di allargamento della distanza tra politica e società.
Occorre trasmettere con forza che, con il PD, ci poniamo l’obiettivo di rinnovare e riformare profondamente la politica, dare stabilità ai governi, ridurre la frammentazione politica, offrire all’Italia una guida sicura per modernizzare il sistema sociale e produttivo.
È di fondamentale importanza che il nascente partito mantenga ed estenda un saldo radicamento territoriale, a partire dalla parte più dinamica del paese. Anche per questo, specie nelle regioni in cui più forte è l’esperienza di governo de L’Ulivo, si avverte la necessità di non protrarre all’infinito la fase costituente, di creare subito saldi punti di riferimento organizzativi e di direzione politica sul territorio, di porre l’urgenza del rilancio dello sviluppo delle nostre realtà al centro del dibattito programmatico del nuovo partito.
Per questo occorre accelerare. E all’esigenza di fare presto deve essere contemperata quella di fare bene, anche al fine di garantire la più ampia partecipazione.
Fare presto e bene, quindi, per rispondere alle attese dell’opinione pubblica, attribuendo all’elezione del 14 ottobre, il carattere fondativo del PD, affinché l’assemblea che verrà eletta assuma le funzioni congressuali, provvedendo ad eleggere gli altri organismi dirigenti.
L’elezione dell’assemblea costituente nazionale dovrà assumere questo valore e, per questo, dovrà essere affiancata l’elezione di quella regionale, provinciale, e comunale. L’atto fondativo del Partito Democratico impone, attraverso scelte da demandare all’autonomia delle organizzazioni regionali, l’individuazione di tutti i livelli di guida e di direzione politica.
Il Partito democratico dovrà essere federalista e fare delle diversità regionali un punto di forza. Sarebbe del tutto inaccettabile che vi fosse una testa nazionale senza un corpo territoriale che la sorregga, la faccia camminare, che decida sulle questioni politiche e programmatiche che investono direttamente i territori.
Un PD federale, quindi, che sia strutturato territorialmente, con autonomia statutaria, con livelli di direzione riconosciuti e autorevoli perchè eletti sul territorio, caratterizzato dal principio della sussidiarietà ed in coerenza con ilo titolo V della Costituzione.
Dalle stesse modalità di elezione dell’assemblea costituente ai vari livelli, dipenderanno i caratteri del partito nuovo. Vogliamo un partito nuovo per partecipazione, con la presenza di più donne, con maggior spazio per le nuove generazioni, che favorisca l’ingresso di quei cittadini che oggi non sono iscritti a nessun partito e un reale ricambio nei gruppi dirigenti. Per questo, serve un sistema di voto che renda possibile e trasparente il confronto tra opzione politiche diverse, che eviti una personalizzazione forzate della competizione e non riproduca le peggiori pratiche della politica già vissute con l’esperienza, giustamente superata, delle preferenze uniche o, peggio ancora, plurime. che siano. Per questo è preferibile l’adozione di liste, con un loro profilo politico definito, con pochissimi candidati, la cui presentazione sia resa possibile attraverso la raccolta di un numero di firme non eccessivo. Le dimensioni territoriali da prendere a riferimento, per un forte radicamento locale, possono essere i collegi della legge elettorale “mattarella” per la camera dei deputati. Oltre a ciò, per garantire l’effettiva rappresentatività politica del Pd, i criteri di assegnazione dei membri eleggibili nella costituente sui collegi, devono tener conto del consenso raccolto dall’Ulivo sul territorio.
Come abbiamo affermato al congresso di Firenze, i DS devono presentarsi all’appuntamento del Partito Democratico forti delle proprie idee e dei propri valori, per affermare quelle opzioni strategiche e programmatiche che abbiamo definito con la nostra elaborazione, come la collocazione internazionale, il rapporto con il PSE, la laicità, i diritti, il lavoro.
Ciò sarà possibile se l’impianto delle regole che verranno definite consentiranno di far esprimere al meglio la qualità organizzativa e il potenziale di mobilitazione che in tutti i passaggi cruciali della nostra storia abbiamo saputo mettere in campo.
Firenze, 15 giugno ’07
Le difficoltà che il sistema politico nel suo complesso sta attraversando, debbono indurci ad accelerare il processo di costruzione del nuovo partito e il suo radicamento nel Paese e nelle diverse realtà territoriali.
Attraverso l’iniziativa quotidiana e capillare siamo chiamati, come avvenuto con il congresso di Firenze, a far conoscere il progetto del Pd, a motivarne l’adesione, a stimolare la partecipazione del maggior numero di cittadini.
Le settimane che ci separano dal 14 ottobre dovranno caratterizzarsi per la densità delle iniziative nelle piazze, nelle feste di partito, nei luoghi in cui promuovere il confronto sul programma e sui valori fondativi del partito nuovo.
In questo, i DS della toscana, assieme alla Margherita e all’associazionismo che condivide il progetto, sono impegnati con la campagna “Partecipo, Decido” per raccogliere opinioni e idee, attraverso il Libro Bianco sul Pd, e, soprattutto, sono impegnati nella raccolta di preadesioni di cittadini, militanti o elettori, da coinvolgere e ricontattare per gli appuntamenti che verranno, a cominciare da una grande convention politica e programmatica per la Toscana. Il livello di attenzione e la risposata già raccolta in questa prima fase, conferma tutto il potenziale positivo che il progetto del Pd raccoglie nell’opinione pubblica. I risultati di questa campagna, sommati al patrimonio costituito dalle iscritte e dagli iscritti, rappresenteranno il riferimento principale su cui i DS della Toscana intendono caratterizzare la propria iniziativa e proposta politica in occasione delle elezioni del 14 Ottobre.
Occorre superare rapidamente quell’immagine opacizzata che, in certi momenti del dibattito nazionale, ha rischiato di svilire il progetto dopo l’entusiamo scaturito dai congressi di DS e DL. Occorre evitare, come dice Piero Fassino, il rischio di un ripiegamento referenziale, ed anche i tatticismi e una pratica pattizia che i cittadini non comprendono e rifiutano e che rappresenta una delle principali cause di allargamento della distanza tra politica e società.
Occorre trasmettere con forza che, con il PD, ci poniamo l’obiettivo di rinnovare e riformare profondamente la politica, dare stabilità ai governi, ridurre la frammentazione politica, offrire all’Italia una guida sicura per modernizzare il sistema sociale e produttivo.
È di fondamentale importanza che il nascente partito mantenga ed estenda un saldo radicamento territoriale, a partire dalla parte più dinamica del paese. Anche per questo, specie nelle regioni in cui più forte è l’esperienza di governo de L’Ulivo, si avverte la necessità di non protrarre all’infinito la fase costituente, di creare subito saldi punti di riferimento organizzativi e di direzione politica sul territorio, di porre l’urgenza del rilancio dello sviluppo delle nostre realtà al centro del dibattito programmatico del nuovo partito.
Per questo occorre accelerare. E all’esigenza di fare presto deve essere contemperata quella di fare bene, anche al fine di garantire la più ampia partecipazione.
Fare presto e bene, quindi, per rispondere alle attese dell’opinione pubblica, attribuendo all’elezione del 14 ottobre, il carattere fondativo del PD, affinché l’assemblea che verrà eletta assuma le funzioni congressuali, provvedendo ad eleggere gli altri organismi dirigenti.
L’elezione dell’assemblea costituente nazionale dovrà assumere questo valore e, per questo, dovrà essere affiancata l’elezione di quella regionale, provinciale, e comunale. L’atto fondativo del Partito Democratico impone, attraverso scelte da demandare all’autonomia delle organizzazioni regionali, l’individuazione di tutti i livelli di guida e di direzione politica.
Il Partito democratico dovrà essere federalista e fare delle diversità regionali un punto di forza. Sarebbe del tutto inaccettabile che vi fosse una testa nazionale senza un corpo territoriale che la sorregga, la faccia camminare, che decida sulle questioni politiche e programmatiche che investono direttamente i territori.
Un PD federale, quindi, che sia strutturato territorialmente, con autonomia statutaria, con livelli di direzione riconosciuti e autorevoli perchè eletti sul territorio, caratterizzato dal principio della sussidiarietà ed in coerenza con ilo titolo V della Costituzione.
Dalle stesse modalità di elezione dell’assemblea costituente ai vari livelli, dipenderanno i caratteri del partito nuovo. Vogliamo un partito nuovo per partecipazione, con la presenza di più donne, con maggior spazio per le nuove generazioni, che favorisca l’ingresso di quei cittadini che oggi non sono iscritti a nessun partito e un reale ricambio nei gruppi dirigenti. Per questo, serve un sistema di voto che renda possibile e trasparente il confronto tra opzione politiche diverse, che eviti una personalizzazione forzate della competizione e non riproduca le peggiori pratiche della politica già vissute con l’esperienza, giustamente superata, delle preferenze uniche o, peggio ancora, plurime. che siano. Per questo è preferibile l’adozione di liste, con un loro profilo politico definito, con pochissimi candidati, la cui presentazione sia resa possibile attraverso la raccolta di un numero di firme non eccessivo. Le dimensioni territoriali da prendere a riferimento, per un forte radicamento locale, possono essere i collegi della legge elettorale “mattarella” per la camera dei deputati. Oltre a ciò, per garantire l’effettiva rappresentatività politica del Pd, i criteri di assegnazione dei membri eleggibili nella costituente sui collegi, devono tener conto del consenso raccolto dall’Ulivo sul territorio.
Come abbiamo affermato al congresso di Firenze, i DS devono presentarsi all’appuntamento del Partito Democratico forti delle proprie idee e dei propri valori, per affermare quelle opzioni strategiche e programmatiche che abbiamo definito con la nostra elaborazione, come la collocazione internazionale, il rapporto con il PSE, la laicità, i diritti, il lavoro.
Ciò sarà possibile se l’impianto delle regole che verranno definite consentiranno di far esprimere al meglio la qualità organizzativa e il potenziale di mobilitazione che in tutti i passaggi cruciali della nostra storia abbiamo saputo mettere in campo.
Firenze, 15 giugno ’07
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