martedì 5 giugno 2007

Le riforme necessarie

Dal Partito democratico ci attendiamo molto e soprattutto ci attendiamo contenuti e comportamenti da forza primaria di governo di un paese europeo.
Quindi ci attendiamo una linea programmatica ricca di innovazione nel metodo della politica, nei contenuti della politica, nel comportamento dei suoi leader.
Dobbiamo constatare che il bipolarismo finora non ha consentito al paese di sviluppare strategie di lungo e medio termine. La potenziale instabilità di governo, conseguenza degli esiti elettorali, induce ad inseguire risultati di breve termine. Ma il paese ha bisogno di grandi riforme e quindi di strategie coese di lunga portata.
La comunicazione politica è molto urlata sulle parole d’ordine, anche banali, ed è difficile percepire contenuti capaci di connotare il paese in termini europei.
Ma se questi sono limiti del governo attuale e dei partiti che lo sostengono, debbono al contrario divenire punti di forza della strategia del nuovo partito che vogliamo.

Tra questi, la relazione inscindibile tra carico fiscale e qualità dei servizi percepita dal cittadino.
La continua bagarre sulle aliquote fiscali ed il loro innalzamento/abbattimento si rivolge solo al popolo dei contribuenti, ma rimane estranea ai larghi strati di completa evasione/elusione di persone, attività ed imprese. Occorre quindi una strategia di riforme degli stessi meccanismi di quantificazione del reddito. Intervenire con azioni strutturali piuttosto che fare solo la parte dello Stato esattore.
Di contro alla eccessiva pressione fiscale (da tutti riconosciuta e pagata sul piano elettorale) sta una generale inadeguatezza dei servizi: università, scuola, sanità, trasporti, viabilità, giustizia, efficacia della Pubblica Amministrazione e così via….
Quello che è peggio è che la inadeguatezza ha connotato di area geografica ed induce pesanti disuguaglianze di servizio a parità di aliquota fiscale.

Occorre che il nuovo partito a livello nazionale, regionale e locale ponga come questione centrale, prioritaria e decisiva nei rapporti tra Stato e Cittadino la qualità dei servizi.
Anche a parità di risorse impegnate ci sono immense sacche di disorganizzazione, disaffezione, duplicazione, disorientamento degli addetti che possono costruire volano e serbatoio per il recupero di efficacia ed efficienza.
L’attenzione che la politica ha finora dedicato al funzionamento della macchina dello Stato (e quindi ai servizi erogati) è stata superficiale e limitato spesso alla solo “facciata” delle criticità, piuttosto che alle radici profonde. Spesso si è operato con tagli agli organici per ridurre la spese fuori da contesti programmatici.

Nessuna forza politica si è posta finora, in termini di strategia e di struttura, il tema della “rifondazione” della macchina organizzativa che eroga i servizi al cittadino. Le stesse Leggi Bassanini I e II hanno avuto rilievo programmatico ma scarsa incisività operativa.
Affermare che lo Stato deve funzionare davvero per assicurare equità sociale è oggi dire “cosa di sinistra” ed innovativa perché su questi temi la politica, a livello statale e locale, ha fatto troppa demagogia e poca pratica.

E' proprio su questi temi tradizionali e su quelli più recenti della sicurezza del cittadino e dei costi della politica che i partiti della sinistra storica hanno perso il contatto con i cittadini e forse la loro stessa fiducia. Questa tematica è molto concreta, è poco ideologica ma interessa tutti ed i ceti medi e popolari in particolare. Ritengo, personalmente, che sia decisiva per la strategia del Partito Democratico che ci apprestiamo a costituire. Nel contesto dato appare essenziale per ristabilire un nuovo rapporto solidale tra uno Stato europeo ed i diritti dei suoi cittadini.

Pietro Marini

Nessun commento: