DOMENICA, 03 GIUGNO 2007
Parisi: dobbiamo chiarirci sulla leadership, o resteranno le incomprensioni
Il sindaco di Roma: Pd e proporzionale non convivono. Referendum utile per cambiare
Il professore e i giovani: si facciano avanti perché non ho mai visto nessuno lasciare la poltrona
ROMA - Veltroni leader del Pd, come profetizzano i sondaggi? Romano Prodi se ne esce con una battuta che riporta ai tempi di "competition is competition", e dai microfoni di Radio 24 risponde: «Se vince, perché no? Sarà il capo. La politica è gara. Chi vince, vince». E anticipa che tipo di gara vorrebbe il prossimo 14 ottobre per l´elezione della costituente, data che segnerà «l´inizio di una vera rivoluzione». Spiega dunque il premier: «Con un listone sarebbe un fallimento. Vorrei un voto su liste diverse, plurali, una gara effettiva e senza nessun posto prenotato». I giovani che mancano, il rischio di un Pd chiuso? Il Professore sprona: «Si facciano avanti, perché non ho mai visto nessuno lasciare spontaneamente la poltrona. Io ho lottato, ho vinto le primarie, ho lottato, spero che anche altri due, tre leader accettino la sfida. Quando Martin Luther King ha detto "I have a dream", mica gliel´ha detto la nonna di dire quella frase». Ancora: «Ho visto tanti giovani vecchi, sponsorizzati da potenti e che poi si sono rivelati incapaci».Poi, più tardi, Romano Prodi lo incontra di persona Walter Veltroni, al Teatro Quirino di Roma, dove i "cittadini per l´Ulivo" hanno promosso una giornata pro-Pd. Con il sindaco di Roma sintonia piena sul fatto che debba trattarsi, ad ottobre, di gara vera. E intanto Veltroni mette in guardia dal rischio di trasformare il Pd in una "second life" virtuale, come l´iter del comitato dei 45 lascia temere. «Attenti al rischio, che ora sento particolarmente pesante, di chiuderci in una "second life", estranei dai temi concreti della gente, altrimenti il Pd sarà algido». Spiega di considerare il comitatone «l´ultimo atto di un´altra fase, non il primo di una nuova fase che comincerà il 14 ottobre», parla della necessità di ascoltare «un paese inquieto», e di evitare così che il nuovo partito nasca «su una discussione tutta fatta sulle regole, una discussione virtuale». Con l´urgenza di una riforma elettorale, e in questo senso anche il referendum può essere utile, perché «il sistema proporzionale e il Partito democratico non stanno insieme», ed è ora di passare «dalla democrazia dei veti alla democrazia delle decisioni. E il referendum è utile per cambiare la legge».Competizione vera ed elezione di un nuovo segretario del Pd. Rischi di diarchia con Romano Prodi? Il premier stesso, dai microfoni radiofonici, dice non vedere di questi pericoli, perché «io ho avuto dalle primarie una fiducia per una legislatura di cinque anni, quindi su questo c´è un accordo che a quanto so nessuno intende violare». E l´incarico di presidente del Pd gli assicura il ruolo di «quello che tiene il coordinamento tra governo e partito», e del resto Prodi è sicuro di poter governare «tranquillamente per cinque anni». Ma tocca al ministro Arturo Parisi, presente al Quirino insieme ad alcuni colleghi di governo come Santagata e Melandri, prendere la parola per sollevare nuovi dubbi sul nodo della diarchia fra premier e futuro segretario del Pd, «su leadership e premiership ci sono concezioni diverse che riguardano il partito, cioè il rapporto tra partito e coalizione. Bisogna fare chiarezza o le incomprensioni di una notte resteranno per anni». Il ministro della Difesa, poi, dice di no all´idea di un Pd come «partito moderato che si concepisce come parte tra altre parti: il partito deve costruire un progetto unitario di governo». Il tempo stringe, «fino al 14 ottobre 2007, ho contato, ci sono 4630 giorni, non sprechiamone nessuno e onoriamo gli impegni presi». (u.r.)
Parisi: dobbiamo chiarirci sulla leadership, o resteranno le incomprensioni
Il sindaco di Roma: Pd e proporzionale non convivono. Referendum utile per cambiare
Il professore e i giovani: si facciano avanti perché non ho mai visto nessuno lasciare la poltrona
ROMA - Veltroni leader del Pd, come profetizzano i sondaggi? Romano Prodi se ne esce con una battuta che riporta ai tempi di "competition is competition", e dai microfoni di Radio 24 risponde: «Se vince, perché no? Sarà il capo. La politica è gara. Chi vince, vince». E anticipa che tipo di gara vorrebbe il prossimo 14 ottobre per l´elezione della costituente, data che segnerà «l´inizio di una vera rivoluzione». Spiega dunque il premier: «Con un listone sarebbe un fallimento. Vorrei un voto su liste diverse, plurali, una gara effettiva e senza nessun posto prenotato». I giovani che mancano, il rischio di un Pd chiuso? Il Professore sprona: «Si facciano avanti, perché non ho mai visto nessuno lasciare spontaneamente la poltrona. Io ho lottato, ho vinto le primarie, ho lottato, spero che anche altri due, tre leader accettino la sfida. Quando Martin Luther King ha detto "I have a dream", mica gliel´ha detto la nonna di dire quella frase». Ancora: «Ho visto tanti giovani vecchi, sponsorizzati da potenti e che poi si sono rivelati incapaci».Poi, più tardi, Romano Prodi lo incontra di persona Walter Veltroni, al Teatro Quirino di Roma, dove i "cittadini per l´Ulivo" hanno promosso una giornata pro-Pd. Con il sindaco di Roma sintonia piena sul fatto che debba trattarsi, ad ottobre, di gara vera. E intanto Veltroni mette in guardia dal rischio di trasformare il Pd in una "second life" virtuale, come l´iter del comitato dei 45 lascia temere. «Attenti al rischio, che ora sento particolarmente pesante, di chiuderci in una "second life", estranei dai temi concreti della gente, altrimenti il Pd sarà algido». Spiega di considerare il comitatone «l´ultimo atto di un´altra fase, non il primo di una nuova fase che comincerà il 14 ottobre», parla della necessità di ascoltare «un paese inquieto», e di evitare così che il nuovo partito nasca «su una discussione tutta fatta sulle regole, una discussione virtuale». Con l´urgenza di una riforma elettorale, e in questo senso anche il referendum può essere utile, perché «il sistema proporzionale e il Partito democratico non stanno insieme», ed è ora di passare «dalla democrazia dei veti alla democrazia delle decisioni. E il referendum è utile per cambiare la legge».Competizione vera ed elezione di un nuovo segretario del Pd. Rischi di diarchia con Romano Prodi? Il premier stesso, dai microfoni radiofonici, dice non vedere di questi pericoli, perché «io ho avuto dalle primarie una fiducia per una legislatura di cinque anni, quindi su questo c´è un accordo che a quanto so nessuno intende violare». E l´incarico di presidente del Pd gli assicura il ruolo di «quello che tiene il coordinamento tra governo e partito», e del resto Prodi è sicuro di poter governare «tranquillamente per cinque anni». Ma tocca al ministro Arturo Parisi, presente al Quirino insieme ad alcuni colleghi di governo come Santagata e Melandri, prendere la parola per sollevare nuovi dubbi sul nodo della diarchia fra premier e futuro segretario del Pd, «su leadership e premiership ci sono concezioni diverse che riguardano il partito, cioè il rapporto tra partito e coalizione. Bisogna fare chiarezza o le incomprensioni di una notte resteranno per anni». Il ministro della Difesa, poi, dice di no all´idea di un Pd come «partito moderato che si concepisce come parte tra altre parti: il partito deve costruire un progetto unitario di governo». Il tempo stringe, «fino al 14 ottobre 2007, ho contato, ci sono 4630 giorni, non sprechiamone nessuno e onoriamo gli impegni presi». (u.r.)
Nessun commento:
Posta un commento