La striscia rossa
31 luglio 2007
«Hanno ragione quelli che dicono: non siate prigionieri delle ideologie. Infatti bisogna guardare la concretezza dei fatti. Io vedo un limite nella politica: non esiste più la parola esempio. Ma senza l’esempio non si costruisce nulla. Questo mi spinge ad avvicinarmi al Pd, perché dobbiamo vedere non le idee generiche ma come si possono realizzare le cose».
Vittorio Foa, intervista al Tg3 del 30 luglio
martedì 31 luglio 2007
Mescolanze
Walter Veltroni, continua a collezionare adesioni per la sua leadership. L'ultima, molto significativa, è quella del politologo ulivista, conosciuto come fedelissimo di Arturo Parisi, Salvatore Vassallo, inventore del principio "una testa, un voto", che ha scritto le regole per il nuovo soggetto politico. Vassallo punta solo sul sindaco di Roma e, in un'intervista al "Sole 24 ore", giudica «un errore non convergere su un'unica candidatura». E con lui, in nome della mescolanza, si schierano gli ex ragazzi della Fuci, l'organizzazione universitaria cattolica, il senatore ds Giorgio Tonini e il costituzionalista Stefano Cercanti, consulente del ministro per le Pari opportunità, la diessina Barbara Pollastrini. La Bindi invece lancia i comitati «Scelgo Rosy» e oggi parte per Napoli da dove comincia a costruire il programma. Punti cardine, donne, mezzogiorno, legalità. Enrico Letta invece annuncia che «girerà per le spiagge per parlare innanzitutto di libertà, natalità e mobilità».
Daniela Miele
lunedì 30 luglio 2007
Il testo integrale del manifesto per il PD di Francesco Rutelli
http://primariepd.org/primarie/ultime-notizie/il-testo-integrale-del-manifesto-per-il-pd-di-francesco-rutelli.html
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del manifesto presentato da Francesco Rutelli in vista dell'elezione della costituente del Pd.
"Il Partito Democratico deve aiutare il Governo a cambiare rotta e a rivolgere un messaggio chiaro al Paese. Dopo il primo anno, i risultati positivi vengono incrinati da un rapporto via via più difficile con l'opinione pubblica. E' finita la lunga stagione in cui la coesione del centrosinistra è stata garantita dall'antagonismo verso Berlusconi". "Non è possibile esaurire la missione di questa legislatura nel risanamento economico. Già l'esperienza del 1996-2001 ha insegnato che
non appena è stato raggiunto l'ambizioso traguardo dell'Euro la crisi politica è stata immediata. Occorre indicare con nettezza agli italiani gli obiettivi e comunicarli in modo preciso, chiaro, bene organizzato". "Le difficoltà non vanno sottovalutate, ma esplicitate, per essere risolte. C'è delusione tra i ceti popolari: non si colgono ancora i benefici per chi ha un reddito fisso; le conseguenze dei tagli degli anni passati incidono sui servizi. Si sta radicando un'insofferenza nei
ceti medi, tra piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti; l'eccesso di adempimenti fiscali e amministrativi rende mal difendibile la sacrosanta azione contro l'evasione fiscale". "Un incessante e coraggioso processo riformatore è indispensabile per superare le difficoltà competitive dell'Italia e agganciare il mondo che corre".
"La missione di questi anni per l'Italia è il ritorno alla crescita: la capacità di far crescere l'economia, produrre più ricchezza e benessere, ridurre la pressione fiscale, creare più lavoro, migliore e meno precaria occupazione". "Crescita però è una parola che va declinata in modo comprensibile ed efficace: bisogna mostrarne i benefici per i cittadini e soprattutto dare una spinta di ottimismo e fiducia". "La nascita del Partito democratico rappresenta in sé una svolta. È una decisione coraggiosa; è stato coraggioso il superamento di DS e Margherita per dare vita a un partito nuovo e aperto. Questo partito avrà l'ambizione di costruire alleanze europee ed internazionali innovative. Avrà un impianto pluralista e laico, per cui l'ispirazione religiosa e i valori ideali avranno libertà e forza, senza integralismi. Coraggioso e nuovo è l'appuntamento popolare del 14 ottobre. La candidatura di Walter Veltroni ha esordito con una chiara e positiva
discontinuità". "Per battere i riflessi egoistici della destra, che parlano al ventre di molti italiani, ma soprattutto per scongiurare che nasca un "blocco sociale" potenzialmente maggioritario e a noi avverso - che già si vede in alcune aree più dinamiche del Paese e specialmente nel Nord - occorre che il PD sia molto più che un partito nuovo. Proporrà una forte ispirazione nazionale dei compiti dell'Italia. Incontrerà le vocazioni, i talenti, i problemi dei territori con un'organizzazione autonomistica e federale corrispondente alla nostra moderna visione delle istituzioni".
Il Partito Democratico - continua il documento - deve produrre un sano shock politico e progettuale per il centro sinistra.
La sua nascita deve accompagnarsi con il nuovo messaggio al Paese. Senza porre mano al programma generale digoverno, che dovrà procedere con l'impegno di tutta la coalizione, indichiamo 7 programmi d'azione prioritari da mettere in campo per i prossimi 4 anni". Vengono quindi elencate le priorità che dovrà seguire il Pd: "L'ambiente, in primo luogo, terreno del nuovo umanesimo del XXI Secolo. No al localismo esasperato e alle ideologie della crescita zero; si a far respirare la natura e le città, migliorare la vita delle persone, dare all'Italia e all'Europa una leadership nella difesa del clima e della terra". "Modernizzare l'Italia è non solo indispensabile ma può essere popolare. Tutela del paesaggio, buona progettazione, tecnologie moderne debbono sposare un programma, con tappe precise entro la fine della legislatura, di costruzione di infrastrutture per la mobilità bloccata, termovalorizzatori ed impianti energetici avanzati". "Coesione sociale è futuro. Nell'oggi, tutelare il potere d'acquisto di stipendi e pensioni; migliorare i servizi per le persone. Per l'Italia di domani: i nostri figli sono un bene pubblico; è urgente uscire dall'inverno demografico. Il welfare sia amico delle famiglie con più occupazione femminile, più equità tra le generazioni, una vecchiaia più attiva e sostegni ai non autosufficienti".
"Etica pubblica della responsabilità. Oggi in Italia chi delinque è premiato. Le vittime non sono risarcite e di fatto vengono punite più degli autori dei delitti, che godono troppo spesso i benefici del crimine subendo sanzioni irrilevanti. Qui sta la radice dell'insicurezza: senza certezza dei diritti e delle pene non c'è Repubblica". "Per le imprese, una burocrazia più snella, subito. Una regolazione liberale e liberalizzazioni in economia, con totale separazione tra politica e affari. Ma,molto di più: il messaggio che siamo dalla parte di chi crea ricchezza, di chi ama fare. Siamo dalla parte di chi innova, ricerca, rischia, crea l'eccellenza della qualità italiana". "Potere alla creatività dei giovani, che hanno diritto a un ascensore sociale, che torni a far salire talenti, merito, lavoro. Grazie al sapere, alle tecnologie, alla garanzia di accesso alla rete.
Con la cultura, espressione del patrimonio e dell'identità della patria e protagonista dello sviluppo del XXI Secolo". "L'Italia nel mondo sa da che parte stare: costruisce pace, diritto, diritti umani, sicurezza, contrastando il fondamentalismo terrorista con la forza necessaria.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del manifesto presentato da Francesco Rutelli in vista dell'elezione della costituente del Pd.
"Il Partito Democratico deve aiutare il Governo a cambiare rotta e a rivolgere un messaggio chiaro al Paese. Dopo il primo anno, i risultati positivi vengono incrinati da un rapporto via via più difficile con l'opinione pubblica. E' finita la lunga stagione in cui la coesione del centrosinistra è stata garantita dall'antagonismo verso Berlusconi". "Non è possibile esaurire la missione di questa legislatura nel risanamento economico. Già l'esperienza del 1996-2001 ha insegnato che
non appena è stato raggiunto l'ambizioso traguardo dell'Euro la crisi politica è stata immediata. Occorre indicare con nettezza agli italiani gli obiettivi e comunicarli in modo preciso, chiaro, bene organizzato". "Le difficoltà non vanno sottovalutate, ma esplicitate, per essere risolte. C'è delusione tra i ceti popolari: non si colgono ancora i benefici per chi ha un reddito fisso; le conseguenze dei tagli degli anni passati incidono sui servizi. Si sta radicando un'insofferenza nei
ceti medi, tra piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti; l'eccesso di adempimenti fiscali e amministrativi rende mal difendibile la sacrosanta azione contro l'evasione fiscale". "Un incessante e coraggioso processo riformatore è indispensabile per superare le difficoltà competitive dell'Italia e agganciare il mondo che corre".
"La missione di questi anni per l'Italia è il ritorno alla crescita: la capacità di far crescere l'economia, produrre più ricchezza e benessere, ridurre la pressione fiscale, creare più lavoro, migliore e meno precaria occupazione". "Crescita però è una parola che va declinata in modo comprensibile ed efficace: bisogna mostrarne i benefici per i cittadini e soprattutto dare una spinta di ottimismo e fiducia". "La nascita del Partito democratico rappresenta in sé una svolta. È una decisione coraggiosa; è stato coraggioso il superamento di DS e Margherita per dare vita a un partito nuovo e aperto. Questo partito avrà l'ambizione di costruire alleanze europee ed internazionali innovative. Avrà un impianto pluralista e laico, per cui l'ispirazione religiosa e i valori ideali avranno libertà e forza, senza integralismi. Coraggioso e nuovo è l'appuntamento popolare del 14 ottobre. La candidatura di Walter Veltroni ha esordito con una chiara e positiva
discontinuità". "Per battere i riflessi egoistici della destra, che parlano al ventre di molti italiani, ma soprattutto per scongiurare che nasca un "blocco sociale" potenzialmente maggioritario e a noi avverso - che già si vede in alcune aree più dinamiche del Paese e specialmente nel Nord - occorre che il PD sia molto più che un partito nuovo. Proporrà una forte ispirazione nazionale dei compiti dell'Italia. Incontrerà le vocazioni, i talenti, i problemi dei territori con un'organizzazione autonomistica e federale corrispondente alla nostra moderna visione delle istituzioni".
Il Partito Democratico - continua il documento - deve produrre un sano shock politico e progettuale per il centro sinistra.
La sua nascita deve accompagnarsi con il nuovo messaggio al Paese. Senza porre mano al programma generale digoverno, che dovrà procedere con l'impegno di tutta la coalizione, indichiamo 7 programmi d'azione prioritari da mettere in campo per i prossimi 4 anni". Vengono quindi elencate le priorità che dovrà seguire il Pd: "L'ambiente, in primo luogo, terreno del nuovo umanesimo del XXI Secolo. No al localismo esasperato e alle ideologie della crescita zero; si a far respirare la natura e le città, migliorare la vita delle persone, dare all'Italia e all'Europa una leadership nella difesa del clima e della terra". "Modernizzare l'Italia è non solo indispensabile ma può essere popolare. Tutela del paesaggio, buona progettazione, tecnologie moderne debbono sposare un programma, con tappe precise entro la fine della legislatura, di costruzione di infrastrutture per la mobilità bloccata, termovalorizzatori ed impianti energetici avanzati". "Coesione sociale è futuro. Nell'oggi, tutelare il potere d'acquisto di stipendi e pensioni; migliorare i servizi per le persone. Per l'Italia di domani: i nostri figli sono un bene pubblico; è urgente uscire dall'inverno demografico. Il welfare sia amico delle famiglie con più occupazione femminile, più equità tra le generazioni, una vecchiaia più attiva e sostegni ai non autosufficienti".
"Etica pubblica della responsabilità. Oggi in Italia chi delinque è premiato. Le vittime non sono risarcite e di fatto vengono punite più degli autori dei delitti, che godono troppo spesso i benefici del crimine subendo sanzioni irrilevanti. Qui sta la radice dell'insicurezza: senza certezza dei diritti e delle pene non c'è Repubblica". "Per le imprese, una burocrazia più snella, subito. Una regolazione liberale e liberalizzazioni in economia, con totale separazione tra politica e affari. Ma,molto di più: il messaggio che siamo dalla parte di chi crea ricchezza, di chi ama fare. Siamo dalla parte di chi innova, ricerca, rischia, crea l'eccellenza della qualità italiana". "Potere alla creatività dei giovani, che hanno diritto a un ascensore sociale, che torni a far salire talenti, merito, lavoro. Grazie al sapere, alle tecnologie, alla garanzia di accesso alla rete.
Con la cultura, espressione del patrimonio e dell'identità della patria e protagonista dello sviluppo del XXI Secolo". "L'Italia nel mondo sa da che parte stare: costruisce pace, diritto, diritti umani, sicurezza, contrastando il fondamentalismo terrorista con la forza necessaria.
In Europa promuoverà politiche comuni - ambiente, energia, immigrazione, difesa - con i
paesi che vogliono cooperare senza restare schiavi dell'unanimismo né dell'antieuropeismo. Sarà dinamica nella politica di solidarietà con l'Africa, in una visione di comune destino".
Il documento di Rutelli conclude con un passaggio dedicato alle future alleanze del Pd. "La maggioranza che ha vinto le elezioni deve governare i cambiamenti. Sappiamo che potrà essere confermata solo se soddisferà le attese degli elettori.
Altrimenti, il Partito Democratico dovrà proporre una alleanza di centrosinistra di nuovo conio. Per non riconsegnare l'Italia alle destre, ma soprattutto per non essere imprigionato dal minoritarismo e dal conservatorismo di sinistra, né dalla paralisi delle decisioni. Noi firmatari sosteniamo Walter Veltroni che a queste ragioni si ispira e che può dare loro forza e consenso".
Il sito delle primarie del Partito Democratico -
http://primariepd.org/primarie
paesi che vogliono cooperare senza restare schiavi dell'unanimismo né dell'antieuropeismo. Sarà dinamica nella politica di solidarietà con l'Africa, in una visione di comune destino".
Il documento di Rutelli conclude con un passaggio dedicato alle future alleanze del Pd. "La maggioranza che ha vinto le elezioni deve governare i cambiamenti. Sappiamo che potrà essere confermata solo se soddisferà le attese degli elettori.
Altrimenti, il Partito Democratico dovrà proporre una alleanza di centrosinistra di nuovo conio. Per non riconsegnare l'Italia alle destre, ma soprattutto per non essere imprigionato dal minoritarismo e dal conservatorismo di sinistra, né dalla paralisi delle decisioni. Noi firmatari sosteniamo Walter Veltroni che a queste ragioni si ispira e che può dare loro forza e consenso".
Il sito delle primarie del Partito Democratico -
http://primariepd.org/primarie
Lettera aperta a Walter Veltroni
La Repubblica
LUNEDÌ, 30 LUGLIO 2007
LINEA DI CONFINE
MARIO PIRANI
Caro Walter,
LUNEDÌ, 30 LUGLIO 2007
LINEA DI CONFINE
MARIO PIRANI
Caro Walter,
sono tra i 160 che hanno firmato per la tua candidatura. Credo opportuno dar conto a te e ai lettori delle ragioni che mi hanno fatto deflettere dalla decisione, vecchia di mezzo secolo, di astenermi da qualsivoglia forma di adesione ad un partito, sia pure in fieri. La prima ragione attiene al convincimento che mai, dalla Liberazione in poi, si era aperto un distacco tanto profondo tra la grande maggioranza del popolo e il ceto politico, distacco assai più sofferto nell´elettorato di centro sinistra che in quello di centro destra, per ragioni che definirei di Dna. Questa frattura si è allargata in modo esponenziale nel corso dell´attuale esperienza di governo. Il secondo motivo risiede nella speranza che sia ancora possibile riaprire una prospettiva al riformismo di centro sinistra ma a condizione che si metta in grado in tempi davvero brevissimi di reinventare radicalmente la propria politica, i suoi contenuti, i modi di presentarla e. soprattutto. di delimitarne gli invalicabili confini. La tua candidatura, alla testa di un nuovo partito, chiaramente votato alla missione suddetta (il che oggi ancora non è) mi appare l´unica, residua chance per riportare il centro sinistra in grado di competere. Questa candidatura non sembra – e sta anche a te che seguiti a non sembrare - come un compromesso di apparato ma come frutto del consenso di massa che hai saputo conquistarti a Roma e anche fuori per il modo con cui hai governato la Capitale, dimostrando agli italiani che è possibile coniugare il consenso e la buona amministrazione.Vorrei ora manifestarti qualche impressione sulla tua apertura di campagna per le primarie di ottobre. È una campagna duplice : per un verso tesa ad eleggere il leader del Pd, per l´altro a delineare nei confronti dell´opinione pubblica il profilo del nuovo partito, Dal discorso di Torino, dove ponendo la difesa degli interessi delle giovani generazioni come crinale per una riforma del Welfare, hai indicato una scelta politica tutt´altro che scontata nei confronti di quanti seguitano a preoccuparsi dell´intangibilità delle posizioni acquisite, alle dieci riforme istituzionali elencate nella "proposta" pubblicata sul Corriere, esce confermata la tua volontà di rinnovamento. Eppur tuttavia la mia impressione è che in essa sia ancora poco percepibile il motivo conduttore. Posso anche sbagliarmi, ma chi come me reputa che la rottura tra ceto politico e società civile sia l´aspetto essenziale di un disagio devastante e pericoloso (tu parli giustamente di "democrazia malata") non riesce a individuare la via del recupero né nel ventaglio di ricette economiche, per quanto accattivanti e neppure nella riedizione di un elenco di riforme istituzionali, certamente indispensabili ma, dopo decenni di fallimenti, non in grado di coagulare grandi consensi di popolo. Capisco il tuo sforzo per delineare un compromesso unitario nella fusione del nuovo partito, ma questo non sarà sufficiente per riconquistare il rapporto perduto con un a parte crescente di elettori (l´ultimo sondaggio Ipsos sui lavoratori dipendenti vede in un anno la propensione per il centro destra passare dal 29 al 45% e quella per il centro sinistra scendere dal 42 al 32%). Nel tuo decalogo accenni alla questione centrale quando ammetti che «è sotto negli occhi di tutti la crisi di un sistema allo stesso tempo costoso e improduttivo, tanto invadente nella occupazione del potere… quanto impotente nell´esercitarlo per affrontare i problemi del Paese». Il discorso, però, si ferma lì, tacendo sulle forme di questa occupazione che si estende a tutto il sistema pubblico e parapubblico, dagli ospedali alla Rai, ai 6000 enti, società, agenzie, proliferati in ogni Regione, col solo fine di collocare una nuova classe rampante, autoreferenziale, non valutabile col metro della professionalità ma della fedeltà alla corrente politica di riferimento. E´ questo che impedisce ostacola il futuro ai giovani preparati, alle competenze acquisite, al merito dei volenterosi. E´ qui anche l´origine vera dei costi enormi e improduttivi della politica in Italia . In questo senso i ritocchi di questi giorni vengono percepiti dall´opinione pubblica come un belletto spudorato con cui una invecchiata soubrette tenta di mascherare la devastazione estetica. È qui che passa la faglia di rottura tra classe politica e società. Il partito democratico sotto la tua guida potrà vincere la sua battaglia se saprà presentarsi e agire come campione di una gigantesca opera di pulizia che scacci i mercanti dal tempio della politica e lo restituisca alle sue vere funzioni. Altrimenti sarà tutto inutile.
domenica 29 luglio 2007
Gregorio Gitti lancia LA LISTA LIBERA
Dichiarazione di Intenti della lista Liberalitalia
Il Partito Democratico deve appartenere a chi vuole dare risposte forti e garantire impegno immediato per sbloccare un sistema politico ripiegato su stesso e perciò incapace di essere il motore delle decisioni che servono al paese. Per la prima volta in Italia – occorre ribadirlo – un partito cerca di invertire la tendenza ed accetta la scomoda sfida di “aprirsi”: lo fa sino al punto, per nulla scontato, di chiamare tutti i cittadini italiani nonché gli aspiranti tali (quei cittadini stranieri che contribuiscono con il loro lavoro al benessere del nostro paese) a partecipare attivamente alla fase costituente con il voto del prossimo 14 ottobre.
Questa scelta è stata assunta nella consapevolezza che se, da un lato, la politica tradizionale non mostra più alcuna capacità di ascolto, dall’altro, la partecipazione civica, viva anche all’interno dei partiti storici ma da questi spesso non valorizzata, è ormai una realtà consolidata nella società, capace di liberare nuove energie e di aprire nuovi spazi di azione.
La Lista Liberalitalia nasce da qui, per dimostrare che esiste ormai una nuova classe dirigente anche fuori dei partiti e delle istituzioni. Questa classe dirigente è fatta da tutte quelle persone che nella vita quotidiana esercitano poteri e responsabilità per la cura dell’interesse generale, che vivono del proprio lavoro e non di politica, che ogni giorno sono alle prese con problemi concreti, spesso da risolvere autonomamente sul campo solo grazie all’iniziativa ed al senso di responsabilità individuale.
“Liberalitalia” nasce da lì, dal lavoro costante e silenzioso, di cittadini comuni, il cui numero, in due anni di cammino insieme, è cresciuto al punto tale di formare una rete fitta e laboriosa in tutto il Paese. Liberalitalia non nasce da percorsi improvvisati, non si appoggia ad un “nuovismo” di facciata, non pretende di rappresentare meglio di altri i giovani e le donne cui tutti oggi si aggrappano o, più in generale, la tanto evocata “società civile”: semplicemente raccoglie un lavoro svolto con passione e che costituisce la vera ricchezza del nascente partito. A quelle persone che il loro impegno lo hanno già dimostrato ed alle altre che vorrebbero iniziarlo adesso, Liberalitalia vuole dare uno spazio, perché è consapevole di quanto sia faticoso, se non impossibile, trovare luoghi credibili di partecipazione e di decisione.
Liberalitalia non vuole cavalcare l’antipolitica. E’ convinta, però, che il crescente clima di disaffezione dalla politica non sia da sottovalutare, che sia ancora un sintomo e non una malattia conclamata. Perciò il suo impegno intende dimostrare che il paese può e deve cambiare, riportando la politica al ruolo che le compete: quello di essere lo strumento prioritario per il bene comune.
“Liberalitalia” non ha strutture forti alle spalle: è garantita, piuttosto, dalla credibilità personale dei suoi candidati e dalle idee, che i candidati medesimi si impegnano da subito a mettere in pratica su se stessi nella competizione di ottobre.
Anche nel percorso costituente per il Partito Democratico, stiamo assistendo, da un lato, alle scelte interessate di dirigenti politici che preferiscono nascondersi dietro manifesti altisonanti, ma, dall’altro, anche alle scelte coraggiose di dirigenti politici forse silenziosi ma coerenti, troppo spesso messi in ombra dai primi.
Leggi tutto...
Come diventare candidato per le Assemblee Costituenti del Partito Democratico nella lista "LiberaLitalia"Scarica qui il pdf completo
Liberalitalia è uno strumento al servizio di tutti coloro che intendono proporsi per dare il loro contributo in prima persona alla costruzione del Partito Democratico.Liberalitalia è una lista che sarà presentata in tutta Italia alle elezioni dell’Assemblea Costituente Nazionale e delle Assemblee Regionali del Partito Democratico, che si svolgeranno il prossimo 14 ottobre. Tutti possono candidarsi. L’ordine dei candidati nelle liste sarà deciso attraversoespressioni di preferenza dei cittadini.Questa è una guida per chi voglia candidarsi con la lista Liberalitalia
Leggi tutto...
Leggi tutto...
Incontriamoci alle Primarie del PD
come sai sono state approvate le Regole per l’elezione dell’Assemblea costituente del PD. Per chi come noi ha lavorato da tanti anni e con tanta fatica per arrivare alla nascita del PD è un altro passo in avanti.Adesso tocca anche a noi decidere che fare, come Incontriamoci possa prima di tutto contribuire alla più vasta partecipazione di cittadini elettori il 14 ottobre.Incontriamoci è oggi una realtà originale di partecipazione alla politica. Più di 25mila persone che hanno organizzato in totale autonomia oltre 1200 incontri su tutto il territorio nazionale sono una realtà vera e attiva nella politica italiana. Una realtà che non va dispersa.Per questo propongo a te, come a ciascuno degli altri “Incontristi”, una nuova iniziativa politica concreta. Per favorire una grande partecipazione dei cittadini, io credo che Incontriamoci possa e debba partecipare alle Primarie del 14 ottobre con una sua lista e con suoi candidati.Mi sono convinto che questa è una scelta opportuna perché so che Incontriamoci può portare un contributo importante al successo delle Primarie. E questo grazie a te, a voi, e alla vostra passione.Vorrei che fosse subito chiara una cosa: non è una “lista Santagata” quella che propongo. Per togliere ogni dubbio avrei pensato, infatti, di non candidarmi all’Assemblea costituente. So, poi, che subito sorge una domanda: se facciamo la nostra lista, chi sosteniamo per la segreteria del PD? La mia risposta oggi è: vedremo. Vedremo chi saranno i candidati, quale progetto di PD propongono, quali valori e idee sostengono. E decideremo insieme, democraticamente, chi sostenere.Di seguito trovi il percorso che ho immaginato e che credo renda esplicita la novità di Incontriamoci come strumento di partecipazione in questa tappa decisiva per la politica italiana.Aspetto come sempre la tua opinione, per continuare insieme il cammino. A prestissimo e buon lavoro a tutti noi.
Giulio Santagata
15 luglio 2007
BOZZA DI REGOLE PER LA LISTA DI INCONTRIAMOCI
Entro venerdì 20 luglio, raccolta delle disponibilità ad essere punto di riferimento organizzativo della propria provincia con pubblicazione dei nomi e delle mail sul sito per essere contattati da altri interessati al percorso e costituzione del Gruppo di coordinamento provinciale.
Massimo entro il 15 settembre il Gruppo di coordinamento organizza una Assemblea pubblica in ogni collegio della provincia con all’ordine del giorno:
a . proposta del progetto di Incontriamoci per il 14 ottobre
b . presentazione delle autocandidature per entrare nella lista
c . voto a scrutinio segreto dei partecipanti all’Assemblea per la formazione della lista
d . dopo la proclamazione dei risultati, raccolta delle firme per la presentazione della lista (minimo 100 per collegio).
CHI PUO’ CANDIDARSI: chi è registrato a Incontriamoci da almeno 15 giorni prima della data dell’Assemblea di collegio. Per candidarsi occorre presentare pubblicamente un breve documento di intenti e versare 50 € (20 per chi haa meno di 25 anni) per sostenere le prime spese della lista.
BOZZA DI REGOLE PER LA LISTA DI INCONTRIAMOCI
Entro venerdì 20 luglio, raccolta delle disponibilità ad essere punto di riferimento organizzativo della propria provincia con pubblicazione dei nomi e delle mail sul sito per essere contattati da altri interessati al percorso e costituzione del Gruppo di coordinamento provinciale.
Massimo entro il 15 settembre il Gruppo di coordinamento organizza una Assemblea pubblica in ogni collegio della provincia con all’ordine del giorno:
a . proposta del progetto di Incontriamoci per il 14 ottobre
b . presentazione delle autocandidature per entrare nella lista
c . voto a scrutinio segreto dei partecipanti all’Assemblea per la formazione della lista
d . dopo la proclamazione dei risultati, raccolta delle firme per la presentazione della lista (minimo 100 per collegio).
CHI PUO’ CANDIDARSI: chi è registrato a Incontriamoci da almeno 15 giorni prima della data dell’Assemblea di collegio. Per candidarsi occorre presentare pubblicamente un breve documento di intenti e versare 50 € (20 per chi haa meno di 25 anni) per sostenere le prime spese della lista.
CHI PUO’ VOTARE: tutti coloro che partecipano all’Assemblea. Per votare occorre presentare un documento di identità valido e versare 5 € (2 per chii ha meno di 25 anni) per sostenere le prime spese della lista. L’elettore deve esprimere 2 preferenze.
COME SI FORMA LA LISTA: l’ordine dei candidati nella lista è dato dal risultato delle votazioni in ordine decrescente di preferenze ottenute fino al numero di 5 candidati.
CHI PUO’ FIRMARE PER LA LISTA: tutti coloro che partecipano all’Assemblea, anche non registrati a Incontriamoci, e comunque tutti gli aventi diritto al voto il 14 ottobre. La raccolta delle firme può ovviamente proseguire anche oltre la data dell’Assemblea.
Tra il 16 e il 19 settembre consultazione attraverso il sito tra tutti i registrati a Incontriamoci per decidere quale dei candidati alla segreteria sostenere. Il 19 settembre pubblicazione dei risultati.
Tra il 21 e il 22 settembre (come da Regolamento nazionale) presentazione della lista con il collegamento al candidato segretario nazionale.
Tra il 16 e il 19 settembre consultazione attraverso il sito tra tutti i registrati a Incontriamoci per decidere quale dei candidati alla segreteria sostenere. Il 19 settembre pubblicazione dei risultati.
Tra il 21 e il 22 settembre (come da Regolamento nazionale) presentazione della lista con il collegamento al candidato segretario nazionale.
Dai vecchi proclami alla politica del confronto
IL TIRRENO
DOMENICA, 29 LUGLIO 2007
Leggiamo sul Tirreno di ieri:
DOMENICA, 29 LUGLIO 2007
Leggiamo sul Tirreno di ieri:
1) L’assessore Picchi va a Palazzo Chigi per firmare un documento sulla Porta a Mare che completa quello che anni fa Comune, Provincia, Regione e Autorità Portuale sottoscrissero con il Governo del tempo, rappresentato dal Sottosegretario Letta (Gianni). Gli impegni presi da quel Governo sono da buttare perché era di centro-destra?
2) In Consiglio Provinciale il segretario dei Ds Marco Ruggeri e il capogruppo di Forza Italia Maurizio Zingoni dialogano e prendono atto delle convergenze sulle scelte energetiche tra centro-sinistra e centro-destra. Situazione emersa peraltro anche in precedenza in Comune con Vittori capogruppo Ds.
3) Si contano le firme per il referendum sulla legge elettorale, sottoscritto anche da esponenti del centro-sinistra (a partire dal primo cittadino) come del centro-destra.
Chi dissente da queste singole iniziative e posizioni, lo fa, normalmente, nel merito, per motivi concreti.
Sempre sul Tirreno di ieri continua peraltro l’improbabile crociata di Vittorio Vittori contro il “trasversalisno” che i suoi occhi vedono solo nel mio confronto pubblico con Gianfranco Fini sulle elezioni francesi, nel corso del quale, si badi bene, Fini sosteneva le parti di Sarkozy ed io quelle di Ségolène Royal, senza per questo rinunciare ad interrogarmi sulla novità rappresentata dal neopresidente francese e sulle cause della sua vittoria. Eppure gli esempi che ho fatto sopra dimostrano che quotidianamente, chi opera nell’interesse della collettività cerca convergenze, quando sono possibili e distinzioni quando sono necessarie. La democrazia si basa sulla diversità di posizioni non per il gusto della diversità, ma perché è il metodo migliore per trovare soluzioni o attraverso lo scontro aperto e la misura del consenso, oppure attraverso la convergenza, mentre l‘immobilismo non ha mai risolto nulla. Ecco allora ciò che io intendo per vecchia e cattiva politica da innovare: il mix di proclami altisonanti e di mediazioni. La buona politica - secondo me - è fatta, invece, di confronto, rispetto per gli avversari, di inconciliabili opposizioni in certi casi e di opportune condivisioni in altri, sia di scelte concrete, dalla politica estera all’amministrazione locale, che di valori, come la democrazia, che è vera se non è di destra o di sinistra, come i padri costituenti che votarono la Carta Costituzionale in modo trasversale dovrebbero averci insegnato. Auguro a Sinistra Democratica, di cui peraltro apprezzo tanti temi, di poter esprimere un significativo ruolo politico nel paese e in città, evitando, se possibile, inutili anatemi ideologici e in più mirati ad personam verso chi ama e pratica senza pregiudizi la cultura del confronto continuo, civile e concreto con ogni interlocutore.
Claudio Frontera
sabato 28 luglio 2007
venerdì 27 luglio 2007
Questione di Cannocchiale
Lewis Carroll nelle ultime righe di "Alice nel Paese delle meraviglie" fa una strana scelta: affida alla sorella e non ad Alice quella che a me sembra la vera conclusione della sua storia: "convincersi che anche lei era nel Paese delle meraviglie, sebbene sapesse che bastava riaprirli (gli occhi) e tutto sarebbe ripiombato nella grigia realtà". Ad Alice affida invece un altro compito: "chiamare attorno a sé altri bambini e accendere i loro occhi di curiosità per tanti racconti straordinari, forse per lo stesso sogno del Paese delle meraviglie".
Mi chiedo: è questo ciò a cui ho creduto, quando ho iniziato a lavorare a dare il mio contributo alla costruzione di un partito nuovo, di una politica nuova? E' il desiderio di voler ricercare "una visione dall'altra parte dello specchio cioè con una logica invertita"? A me piace credere di sì!
Ed ecco allora che --paradosso per paradosso-- mi sfiora un altra domanda : quando Galileo diceva "eppur si muove", e lo faceva dalla sua parte del cannocchiale, era di qui o di là dello specchio? Era Alice o la sorella?
Fuor di metafora, quando oggi diciamo "nuova politica", implicitamente introducendo l'alternativa "vecchia politica", pensiamo a quest'ultima come a un coniglio bianco che ha attraversato la storia del pensiero umano, dileguandosi al termine di un sogno impossibile e pericoloso per lasciarci al risveglio in balìa di una nuova scienza post-moderna? O pensiamo invece, al contrario, che il rapporto tra realtà e sapere al quale la politica -quella vecchia e quella nuova- ci ha abituato rimanga tutto "di qua" essendovi "di là" solo il sogno?
Guardare la politica dal di là dello specchio, in sostanza vuol dire considerarla con gli occhi di coloro che non ne fanno parte, che sono, però, coloro che ne subiscono gli effetti. E' ora di renderci conto del fatto che la razionalità, il rigore logico, la controllabilità delle asserzioni, la pubblicità dei risultati e dei metodi, il rendere conto delle scelte e delle azioni, la conscenza, l'informazione sono conquiste ancora poco consolidate, quando non raggiunte .
Cosa vuol dire allora guardare la politica dal di là dello specchio?
Certo, non significa ritornare alle vecchie ideologie nè alla verità del dogma.
Semmai, uscirne del tutto. Per acquistare fino in fondo la capacità di esercitare la pienezza del metodo critico cui il cannocchiale ci ha sfidato. Significa accorgersi, proprio perché svegli, che è ormai sicuramente matura l'esigenza di abbandonare una visione tutta costruita sulle sue ragioni interne, con conseguenti forti rischi di autosufficienza e introversione, queste sì potenzialmente oniriche.
Daniela Miele
Ed ecco allora che --paradosso per paradosso-- mi sfiora un altra domanda : quando Galileo diceva "eppur si muove", e lo faceva dalla sua parte del cannocchiale, era di qui o di là dello specchio? Era Alice o la sorella?
Fuor di metafora, quando oggi diciamo "nuova politica", implicitamente introducendo l'alternativa "vecchia politica", pensiamo a quest'ultima come a un coniglio bianco che ha attraversato la storia del pensiero umano, dileguandosi al termine di un sogno impossibile e pericoloso per lasciarci al risveglio in balìa di una nuova scienza post-moderna? O pensiamo invece, al contrario, che il rapporto tra realtà e sapere al quale la politica -quella vecchia e quella nuova- ci ha abituato rimanga tutto "di qua" essendovi "di là" solo il sogno?
Guardare la politica dal di là dello specchio, in sostanza vuol dire considerarla con gli occhi di coloro che non ne fanno parte, che sono, però, coloro che ne subiscono gli effetti. E' ora di renderci conto del fatto che la razionalità, il rigore logico, la controllabilità delle asserzioni, la pubblicità dei risultati e dei metodi, il rendere conto delle scelte e delle azioni, la conscenza, l'informazione sono conquiste ancora poco consolidate, quando non raggiunte .
Cosa vuol dire allora guardare la politica dal di là dello specchio?
Certo, non significa ritornare alle vecchie ideologie nè alla verità del dogma.
Semmai, uscirne del tutto. Per acquistare fino in fondo la capacità di esercitare la pienezza del metodo critico cui il cannocchiale ci ha sfidato. Significa accorgersi, proprio perché svegli, che è ormai sicuramente matura l'esigenza di abbandonare una visione tutta costruita sulle sue ragioni interne, con conseguenti forti rischi di autosufficienza e introversione, queste sì potenzialmente oniriche.
Daniela Miele
MA QUALE TRASVERSALISMO!
GIOVEDÌ, 26 LUGLIO 2007
RISPOSTA A VITTORI /1
Un contraddittorio è un confronto in pubblico tra due persone che la pensano in maniera opposta ed argomentano le proprie convinzioni, ciascuno misurandosi con gli argomenti dell’interlocutore. È quello che sono stato invitato a fare ed ho fatto, a Livorno, con il Presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini a proposito dell’autobiografia di Nicolas Sarkozy, neopresidente della Repubblica francese, di recente pubblicata in Italia. Mi sono chiesto se Vittorio Vittori conosca il significato di questa parola, visto che ha ritenuto, a quanto riporta Il Tirreno di oggi, di bollare questa forma democratica di battaglia politica e culturale come “trasversalismo”. Costruendo un fantasma forse a lui utile, Vittori cita due presunti casi di trasversalismo: oltre il confronto tra Fini e me, la nomina, da parte dell’allora presidente dell’ Autorità portuale Nereo Marcucci, di Bruno Lenzi alla Presidenza della Porto 2000. Due cose che non c’entrano nulla, ma proprio nulla l’una con l’altra. Omette peraltro di riferirsi all’unico vero fatto politico oggettivamente “trasversale” in corso: l’adesione al referendum sulla riforma elettorale, forse per il timore di farsi troppi nemici. Senza purtroppo trovare una risposta, mi sono chiesto il perché di questa gratuita denigrazione nei miei confronti, dato che a Vittori del contenuto del confronto con Fini (tra l’altro ampiamente e ben riportato dal Il Tirreno) non importa granché e, infatti, a quel dibattito non era presente. Non mi sembra possibile che egli pensi, in quanto avversario del Partito Democratico, di catturare la benevolenza degli elettori di sinistra inventandosi inesistenti “trasversalismi” e alimentando visioni vecchie, anzi molto vecchie della politica, considerato che anche le feste dell’Unità hanno adottato da lungo tempo la forma del contraddittorio e non solo quella del comizio. Inoltre credo che la grande maggioranza degli elettori, specialmente di sinistra, apprezzi il confronto serrato ma civile di idee e la capacità di praticarlo concretamente. Se Vittori ha perso la bussola forse non è tutta colpa sua: i cambiamenti che stanno avvenendo sotto il cielo della politica disorientano molti. Ma questo non dà a nessuno il diritto di etichettare come “trasversale” chi accetta di rischiare il valore dei propri argomenti nel confronto con gli avversari politici.
Claudio Frontera
RISPOSTA A VITTORI/2
TRA SOSPETTI E TRADIMENTI...
Per chi conosce Vittori, da molti decenni, come io lo conosco, non ci può essere meraviglia, nel leggere l’assurdo e surreale intreccio di sospetti, trasversalismi, tradimenti, di cui ormai si potrebbe sorridere se invece non ci ricordassero le tragedie dello stalinismo, dei suoi processi, delle inaudite sofferenze di decine di milioni di persone. Denigrare chi non la pensa come noi, delegittimare il loro pensiero, gettare un’ombra di sospetto su ciò che pensano e dicono e sul perché di certi comportamenti è il primo passo per il loro annullamento fisico. Per Vittori non è comprensibile che fra persone che hanno diversi orientamenti politici, che indicano diverse soluzioni ai problemi della società, possa intercorrere stima, rispetto e anche amicizia. Appartenendo ad un mondo diviso fra amici/nemici ritiene che il dialogo, il confronto delle idee, il rischio della verifica di ciò in cui si crede, non sia possibile. Animato da una fede acritica e dogmatica per cui la verità è data una volta per tutte, non si rende perfettamente conto dei cambiamenti del nostro tempo, sopratutto sul piano intellettuale, del fatto che è sempre più necessario discutere, verificare, confrontare, modificare, formulare ipotesi sempre nuove e adattabili al cambiamento della realtà. L’invito a Claudio Frontiera, come moderatore dell’incontro lo avevo proposto io, ottenendo sia da lui che da Fini un pieno assenso: il risultato di grande civiltà e fairplay mi ha ripagato ampiamento dello sforzo: di conseguenza non posso accettare gratuite volgarità e illazioni che niente hanno a che fare con il progetto sotteso a questa manifestazione, che è quello di ricondurre il dibattito politico a forme di civiltà. Gli vorrei ricordare quella famosa affermazione di Gramsci,secondo cui chi disprezza e non rispetta l’avversario si condanna alla sconfitta: è quello che è capitato a tutti quei comunisti che, protetti da una corazza di presunta superiorità, utilizzano nei confronti degli altri la politica del spetto e del disprezzo. Se è vero che non si può cavare sangue da una rapa è troppo chiedergli di essere meno rapa. Se rifletterà a mente fredda su quello che ha incautamente detto proverà un senso di vergogna.
RISPOSTA A VITTORI/2
TRA SOSPETTI E TRADIMENTI...
Per chi conosce Vittori, da molti decenni, come io lo conosco, non ci può essere meraviglia, nel leggere l’assurdo e surreale intreccio di sospetti, trasversalismi, tradimenti, di cui ormai si potrebbe sorridere se invece non ci ricordassero le tragedie dello stalinismo, dei suoi processi, delle inaudite sofferenze di decine di milioni di persone. Denigrare chi non la pensa come noi, delegittimare il loro pensiero, gettare un’ombra di sospetto su ciò che pensano e dicono e sul perché di certi comportamenti è il primo passo per il loro annullamento fisico. Per Vittori non è comprensibile che fra persone che hanno diversi orientamenti politici, che indicano diverse soluzioni ai problemi della società, possa intercorrere stima, rispetto e anche amicizia. Appartenendo ad un mondo diviso fra amici/nemici ritiene che il dialogo, il confronto delle idee, il rischio della verifica di ciò in cui si crede, non sia possibile. Animato da una fede acritica e dogmatica per cui la verità è data una volta per tutte, non si rende perfettamente conto dei cambiamenti del nostro tempo, sopratutto sul piano intellettuale, del fatto che è sempre più necessario discutere, verificare, confrontare, modificare, formulare ipotesi sempre nuove e adattabili al cambiamento della realtà. L’invito a Claudio Frontiera, come moderatore dell’incontro lo avevo proposto io, ottenendo sia da lui che da Fini un pieno assenso: il risultato di grande civiltà e fairplay mi ha ripagato ampiamento dello sforzo: di conseguenza non posso accettare gratuite volgarità e illazioni che niente hanno a che fare con il progetto sotteso a questa manifestazione, che è quello di ricondurre il dibattito politico a forme di civiltà. Gli vorrei ricordare quella famosa affermazione di Gramsci,secondo cui chi disprezza e non rispetta l’avversario si condanna alla sconfitta: è quello che è capitato a tutti quei comunisti che, protetti da una corazza di presunta superiorità, utilizzano nei confronti degli altri la politica del spetto e del disprezzo. Se è vero che non si può cavare sangue da una rapa è troppo chiedergli di essere meno rapa. Se rifletterà a mente fredda su quello che ha incautamente detto proverà un senso di vergogna.
Guido Guastalla Amare Livorno
giovedì 26 luglio 2007
Scadenzario elettorale
Entro il 30 luglio 2007
Presentazione delle dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Nazionale, corredate da una dichiarazione di intenti e da un numero di firme di sottoscrittori compreso tra duemila e tremila, di cui almeno cento in cinque diverse regioni.
Le dichiarazioni di candidature sono accettate se corredate, entro i termini previsti per la presentazione delle liste (21 e 22 settembre 2007), da dichiarazioni di liste presentate in almeno 25 diversi collegi, in non meno di cinque differenti regioni.
Entro il 12 settembre 2007
Presentazione delle dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Regionale, corredate da una dichiarazione di intenti e da un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le Regioni fino a un milione di abitanti e tra 1000 e 1500 per le Regioni con popolazione superiore a un milione di abitanti.
Tra il 21 e il 22 settembre 2007
Presentazione delle liste per l’elezione dell’Assemblea Nazionale.
Le liste devono essere plurinominali, con alternanza di genere.
Le liste devono comprendere un numero di candidati non superiore al numero dei componenti da eleggere nei relativi collegi e non inferiore ai due terzi.
Nessuno può candidarsi in più di un collegio.
La lista indica un candidato Segretario nazionale.
Il collegamento nella circoscrizione può avvenire con una dichiarazione di intenti.
Non più della metà di liste collegate può avere come capolista persone dello stesso genere.
Una lista di collegio deve essere corredata da un numero di firme compreso tra 100 e 150.
Presentazione delle liste per l’elezione delle Assemblee regionali.
Per ogni collegio le liste devono essere plurinominali, con alternanza di genere e composte da un numero di componenti pari al doppio di quello previsto per l’elezione dell’Assemblea Nazionale.
Dal 23 settembre al 13 ottobre 2007
Svolgimento della campagna elettorale:
Il Collegio nazionale dei Garanti predispone un Regolamento di autodisciplina della campagna elettorale idoneo ad assicurare condizioni di parità fra i candidati.
Nel Regolamento sono altresì disciplinate le modalità con le quali è possibile rendere pubblici e diffondere gli annunci di dibattiti, tavole rotonde, conferenze, nonché discorsi svolti dai candidati.
L’Ufficio di Presidenza promuove assemblee ed iniziative pubbliche nel corso delle quali ha luogo un confronto tra i candidati o i loro delegati a parità di condizioni.
14 ottobre 2007
Elezione dei componenti dell’Assemblea costituente nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del PD.
Elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei Segretari regionali del partito.
Le operazioni di voto si svolgono in un’unica giornata dalle ore 7 alle ore 20.
Per essere ammessi al voto occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini italiani, la propria tessera elettorale.
E’ necessario che l’elettore dia espresso consenso a che il proprio nominativo ed i propri recapiti siano inseriti nell’elenco dei partecipanti alla votazione ed a che l’elenco stesso sia reso consultabile per ogni eventuale verifica relativa all’effettiva partecipazione al voto, nel rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali.
27 ottobre 2007
Prima riunione dell’Assemblea Nazionale, convocata dal Presidente Romano Prodi.
Entro il 13 novembre 2007
Insediamento delle Assemblee Regionali, convocate dal Presidente Romano Prodi.
Entro il 31 dicembre 2007
Elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali.
Comitato 14 ottobre
Il manifesto
Comitati provinciali
Italiani all'estero
Appuntamenti
Forum
Circolare dell'Ufficio di Presidenza
25 Luglio 2007
Pubblichiamo la circolare inviata dall'Ufficio di Presidenza sull’agibilità politica delle sedi-strutture di partito, associative e della feste ad essi collegate da garantirsi alle/i candidate/i e/o loro delegate/i nella fase Costituente del PD in vista delle Primarie del 14 ottobre pv.
Pubblichiamo la circolare inviata dall'Ufficio di Presidenza sull’agibilità politica delle sedi-strutture di partito, associative e della feste ad essi collegate da garantirsi alle/i candidate/i e/o loro delegate/i nella fase Costituente del PD in vista delle Primarie del 14 ottobre pv.
Ai Presidenti dei Comitati Promotori Provinciali e Regionali
Ai Segretari regionali e provinciali dei DS
Ai Coordinatori regionali e provinciali di DL-Margherita
Ai responsabili delle Associazioni ulivisteAi responsabili dei soggetti politici aderenti alla Costituente
All’Esecutivo nazionale dei DS
All’Esecutivo nazionale dei DS
All’Esecutivo nazionale di DL-Margherita
Carissimi,
il processo costituente del Partito Democratico sta entrando in questi giorni nella sua fase cruciale. Con la riunione del Comitato Nazionale dell’11 luglio sono state deliberate le regole per l’elezione dell’Assemblea Costituente e insieme del Segretario Politico del Partito Democratico. E’ stata così definita la cornice comune di una vitale e dinamica competizione di idee rappresentate da una pluralità di liste e di candidati.
In questa circostanza, a questa Presidenza sono state poste alcune questioni di interesse generale che attengono: 1) alla messa a disposizione di spazi di lavoro per i candidati nella sede nazionale del Coordinamento del Comitato Promotore; 2) alla “agibilità politica” per i candidati delle sedi centrali e periferiche dei partiti promotori e di altri soggetti collegati.
In proposito, premesso che presso la sede nazionale del Coordinamento tutti gli spazi disponibili sono dedicati allo svolgimento delle funzioni proprie e di interesse comune del processo costituente, pare opportuno ricordare come le sedi e le strutture dei partiti promotori e degli altri soggetti partecipanti, nella fase costituente, siano da ritenersi aperte e agibili a tutti i candidati senza distinzioni o preferenze tra loro. Ciò è inerente allo spirito aperto del processo costituente e alla libertà di ciascuno, che voglia aderire al Partito, attualmente iscritto o non iscritto ad uno dei soggetti promotori, di scegliere secondo le proprie preferenze.
Con il documento dell’11 maggio scorso, “Per la Costituente del Partito Democratico”, Romano Prodi, facendo seguito al dispositivo congressuale congiunto approvato dai congressi dei Democratici di Sinistra e della Margherita, Democrazia è Libertà, delineava compiti, strutture e tappe della fase costituente. Insieme all’indicazione del “Comitato Promotore della Costituente del Partito Democratico” come organo deliberante, in seguito ribattezzato Comitato Nazionale 14 ottobre, e del Coordinamento come organo esecutivo, detto documento individuava tra le funzioni del Comitato Nazionale, quella di approvare i regolamenti elettorali e di insediare “opportuni organi tecnici e di garanzia”, nonché di prevedere la nascita di Comitati promotori provinciali con la funzione, tra l’altro, di aprire ai cittadini il processo costituente. Con la circolare del 23 maggio u.s. si invitavano i Segretari e Coordinatori Provinciali e Regionali dei due partiti a dare vita, sul modello nazionale, a tali Comitati Promotori Provinciali istituiti con la missione di “aprire le porte alla partecipazione dei cittadini” e svolgere “funzioni di garanzia verso tutti coloro che intendono partecipare attivamente al processo”. In virtù di quanto sopra menzionato si richiamavano i responsabili provinciali e regionali dei partiti a svolgere un ruolo di “non solo promotori ma anche garanti di questa nuova fase”.
Questa nuova fase, caratterizzata dalla presentazione delle candidature alla segreteria nazionale e dall’avvio del processo elettorale in senso proprio, richiede pertanto da parte vostra la massima attenzione e la massima disponibilità. Siamo pertanto a chiedervi di esercitare da subito e per il tempo che ci separa da ora al 14 ottobre, la più vigile e accorta funzione di garanzia.
A tale proposito vi preghiamo, nel rispetto delle vostre responsabilità, di rendere agibili ai candidati o ai loro delegati gli spazi e le strutture territoriali dei partiti per eventuali iniziative di cui facessero richiesta come per esempio la raccolta delle firme, la presentazione di candidature, l’organizzazione di appuntamenti, manifestazioni, dibattiti. E’ inoltre importante prevedere e garantire, nelle feste di partito che si terranno di qui al 14 ottobre, la presenza e il confronto tra tutti i candidati e a tutte le liste per ogni livello, sia regionale che nazionale.
Certi della vostra fattiva ed assidua collaborazione
I membri dell’Ufficio di Presidenza
Mario Barbi Vittoria Franco Lella Massari Maurizio Migliavacca Antonello Soro Patrizia Toia
Comitato 14 ottobre
Il manifesto
Comitati provinciali
Italiani all'estero
Appuntamenti
Forum
Carissimi,
il processo costituente del Partito Democratico sta entrando in questi giorni nella sua fase cruciale. Con la riunione del Comitato Nazionale dell’11 luglio sono state deliberate le regole per l’elezione dell’Assemblea Costituente e insieme del Segretario Politico del Partito Democratico. E’ stata così definita la cornice comune di una vitale e dinamica competizione di idee rappresentate da una pluralità di liste e di candidati.
In questa circostanza, a questa Presidenza sono state poste alcune questioni di interesse generale che attengono: 1) alla messa a disposizione di spazi di lavoro per i candidati nella sede nazionale del Coordinamento del Comitato Promotore; 2) alla “agibilità politica” per i candidati delle sedi centrali e periferiche dei partiti promotori e di altri soggetti collegati.
In proposito, premesso che presso la sede nazionale del Coordinamento tutti gli spazi disponibili sono dedicati allo svolgimento delle funzioni proprie e di interesse comune del processo costituente, pare opportuno ricordare come le sedi e le strutture dei partiti promotori e degli altri soggetti partecipanti, nella fase costituente, siano da ritenersi aperte e agibili a tutti i candidati senza distinzioni o preferenze tra loro. Ciò è inerente allo spirito aperto del processo costituente e alla libertà di ciascuno, che voglia aderire al Partito, attualmente iscritto o non iscritto ad uno dei soggetti promotori, di scegliere secondo le proprie preferenze.
Con il documento dell’11 maggio scorso, “Per la Costituente del Partito Democratico”, Romano Prodi, facendo seguito al dispositivo congressuale congiunto approvato dai congressi dei Democratici di Sinistra e della Margherita, Democrazia è Libertà, delineava compiti, strutture e tappe della fase costituente. Insieme all’indicazione del “Comitato Promotore della Costituente del Partito Democratico” come organo deliberante, in seguito ribattezzato Comitato Nazionale 14 ottobre, e del Coordinamento come organo esecutivo, detto documento individuava tra le funzioni del Comitato Nazionale, quella di approvare i regolamenti elettorali e di insediare “opportuni organi tecnici e di garanzia”, nonché di prevedere la nascita di Comitati promotori provinciali con la funzione, tra l’altro, di aprire ai cittadini il processo costituente. Con la circolare del 23 maggio u.s. si invitavano i Segretari e Coordinatori Provinciali e Regionali dei due partiti a dare vita, sul modello nazionale, a tali Comitati Promotori Provinciali istituiti con la missione di “aprire le porte alla partecipazione dei cittadini” e svolgere “funzioni di garanzia verso tutti coloro che intendono partecipare attivamente al processo”. In virtù di quanto sopra menzionato si richiamavano i responsabili provinciali e regionali dei partiti a svolgere un ruolo di “non solo promotori ma anche garanti di questa nuova fase”.
Questa nuova fase, caratterizzata dalla presentazione delle candidature alla segreteria nazionale e dall’avvio del processo elettorale in senso proprio, richiede pertanto da parte vostra la massima attenzione e la massima disponibilità. Siamo pertanto a chiedervi di esercitare da subito e per il tempo che ci separa da ora al 14 ottobre, la più vigile e accorta funzione di garanzia.
A tale proposito vi preghiamo, nel rispetto delle vostre responsabilità, di rendere agibili ai candidati o ai loro delegati gli spazi e le strutture territoriali dei partiti per eventuali iniziative di cui facessero richiesta come per esempio la raccolta delle firme, la presentazione di candidature, l’organizzazione di appuntamenti, manifestazioni, dibattiti. E’ inoltre importante prevedere e garantire, nelle feste di partito che si terranno di qui al 14 ottobre, la presenza e il confronto tra tutti i candidati e a tutte le liste per ogni livello, sia regionale che nazionale.
Certi della vostra fattiva ed assidua collaborazione
I membri dell’Ufficio di Presidenza
Mario Barbi Vittoria Franco Lella Massari Maurizio Migliavacca Antonello Soro Patrizia Toia
Comitato 14 ottobre
Il manifesto
Comitati provinciali
Italiani all'estero
Appuntamenti
Forum
mercoledì 25 luglio 2007
Il Palazzo e il referendum
La Stampa
25 luglio 2007
di Michele Ainis
25 luglio 2007
di Michele Ainis
Per il referendum è scoccata l’ora zero. Le firme ci sono, quest’impervio tratto del percorso è ormai alle spalle. Con quale consuntivo? Se l’esperienza fosse maestra di vita (in Italia non lo è), dovremmo trarne l’ennesima conferma d’una maledizione che aleggia sui nostri destini collettivi. Anzi una triplice maledizione, mai del tutto esorcizzata nella seconda Repubblica così come nella prima.Uno: la sindrome dell’ornitorinco. Ossia quell’eccentrico mammifero australiano che cova le uova e sfodera sia becco che pelliccia: emblema dell’indecisione, della volontà impotente, dello stallo. Ecco, è questo l’animale che s’attaglia al nostro Parlamento, dove il rinvio è stato eretto a suprema arte di governo, dove si discute di riforme costituzionali da trent’anni senza cavarci un fico secco, a parte la verbosa riscrittura del Titolo V nel 2001. Insomma, il referendum Segni-Guzzetta dimostra, una volta in più, che il sistema non può correggersi dall’interno, perché è incapace di scegliere, di sottrarsi ai veti incrociati; e che dunque in Italia funzionano soltanto le riforme esterne, quelle generate fuori dal Palazzo. Del resto furono altri due referendum elettorali (nel 1991 e nel 1993) a scardinare l’assetto dei partiti; e anche allora ne fu testimone Mario Segni. Insomma il referendum è l’arma della società civile contro la società politica, è il suo strumento per opporsi a decisioni impopolari, abrogandole con una croce. Ma come può abrogarsi una non decisione? La fantasia italiana ha inventato i referendum manipolativi: fingono d’eliminare frasi o parole da una legge, in realtà attraverso sapienti sforbiciate ne scrivono un’altra tutta nuova. Il guaio è che con questa tecnica il risultato è un po’ approssimativo; succede pure adesso, dato che il referendum lascia sopravvivere sia le liste bloccate sia la lotteria del Senato. In breve, la riforma interna è impossibile, quella esterna è imperfetta. Poiché il nostro problema risiede nell’impasse in cui versano le Camere, non sarebbe male riesumare il referendum propositivo di cui parlò Mortati alla Costituente.Due: la maledizione di Crono, il Dio che divorava i propri figli. In Italia questo pasto si è consumato molte volte. Dinanzi a un referendum dirompente, i partiti sulle prime nicchiano; poi quando il successo si profila corrono in soccorso del vincitore, come mostra anche stavolta il lungo corteo di pentiti del Porcellum, da Fini a Pera. Ma a conti fatti trovano sempre il modo di spuntare le unghie al referendum. Possono farlo modificando la legge elettorale, benché per evitare il referendum dovrebbero altresì modificarne i principi ispiratori; ma qui è facile barare, dato che lo spirito delle leggi è «un argine rotto al torrente delle opinioni», diceva Beccaria. Possono giocarsi la partita davanti alla Consulta, che in materia referendaria ha edificato una giurisprudenza decifrabile solo dagli astrologhi. Possono far saltare il quorum, cavalcando l’astensionismo «militante». O altrimenti possono frodare il voto, restaurando con la mano sinistra quanto il corpo elettorale aveva depennato con la destra. Per l’appunto, è già successo: nel 1993 e nel 1995, con i ministeri dell’Agricoltura e del Turismo; nel 1997, attraverso la nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti; nel 1993, quando il Mattarellum introdusse un sistema elettorale misto, nonostante la vittoria referendaria (82,7%) del maggioritario.Tre: il morso della vedova nera. Ossia quel simpatico ragnetto americano che dopo ogni amplesso uccide il proprio partner. Sta di fatto che il referendum Segni-Guzzetta rimuove il tabù che ha fin qui impedito lo scioglimento delle Camere: sarebbe una sfida alla decenza chiamare di nuovo alle urne gli italiani col Porcellum. Concepito per raddrizzare le declinanti sorti del sistema, il referendum quindi rischia, e suo malgrado, d’assestargli un colpo letale. Se in primavera avrà successo, l’attuale Parlamento ne uscirà delegittimato, e in autunno voteremo (è già accaduto nel 1994). A meno che i partiti non chiedano il voto anticipato proprio per disinnescare il referendum: allora voteremo in primavera. Anche questo è già accaduto: i primi due scioglimenti anticipati delle Camere (nel 1972 e nel 1976) caddero allo scopo di rinviare i referendum sul divorzio e sull'aborto. Insomma, da oggi la fine della legislatura è più vicina.
martedì 24 luglio 2007
DEPOSITATE LE FIRME IN CASSAZIONE
Oggi 24 luglio alle ore 14:30 sono state depositate presso la Corte di Cassazione 820.916 firme valide, in realtà le firme raccolte superano le 900.000 in quando ancora stamani presso la sede del Comitato Nazionale continuavano a pervenire moduli da tutta l’Italia, ma non è stato possibile predisporli per il deposito per evidente mancanza di tempo, alcune decine di migliaia di firme, inoltre, che presentavano alcuni difetti sono stati spontaneamente accantonate direttamente dal Comitato; la provincia di Livorno con circa 8.000 firme raccolte ha offerto il suo significativo contributo al risultato nazionale da tutti giudicato un grande successo.
Ora una cosa è certa, se il Parlamento non provvederà a promulgare una nuova Legge elettorale, il Referendum che si svolgerà ragionevolmente nel giugno del 2008 offrirà la possibilità al Popolo Italiano di esprimersi direttamente.
Nella realtà Livornese un ringraziamento particolare deve essere rivolto ai partiti che si sono maggiormente impegnati DS, AN, Italia dei Valori e ad realtà dell’associazionismo come Libertà Eguale, l''Associazione Incontriamoci,l' Associazione per il Partito Democratico, il Comitato per la Costituente del Partito Democratico,l'Associazione Genitori Scuole Cattoliche ed ai numerosi privati cittadini che in tre mesi di campagna referendaria hanno offerto il loro volontario e gratuito contributo.
Il Comitato assicura a tutti i cittadini firmatari che vigilerà affinché la proposta referendaria non venga in alcun modo disattesa.
Notizie in tempo reale sul Referendum si possono trovare sul sito www.referendumelettorale.org
Oggi 24 luglio alle ore 14:30 sono state depositate presso la Corte di Cassazione 820.916 firme valide, in realtà le firme raccolte superano le 900.000 in quando ancora stamani presso la sede del Comitato Nazionale continuavano a pervenire moduli da tutta l’Italia, ma non è stato possibile predisporli per il deposito per evidente mancanza di tempo, alcune decine di migliaia di firme, inoltre, che presentavano alcuni difetti sono stati spontaneamente accantonate direttamente dal Comitato; la provincia di Livorno con circa 8.000 firme raccolte ha offerto il suo significativo contributo al risultato nazionale da tutti giudicato un grande successo.
Ora una cosa è certa, se il Parlamento non provvederà a promulgare una nuova Legge elettorale, il Referendum che si svolgerà ragionevolmente nel giugno del 2008 offrirà la possibilità al Popolo Italiano di esprimersi direttamente.
Nella realtà Livornese un ringraziamento particolare deve essere rivolto ai partiti che si sono maggiormente impegnati DS, AN, Italia dei Valori e ad realtà dell’associazionismo come Libertà Eguale, l''Associazione Incontriamoci,l' Associazione per il Partito Democratico, il Comitato per la Costituente del Partito Democratico,l'Associazione Genitori Scuole Cattoliche ed ai numerosi privati cittadini che in tre mesi di campagna referendaria hanno offerto il loro volontario e gratuito contributo.
Il Comitato assicura a tutti i cittadini firmatari che vigilerà affinché la proposta referendaria non venga in alcun modo disattesa.
Notizie in tempo reale sul Referendum si possono trovare sul sito www.referendumelettorale.org
PD: l'impegno dei candidati
Mentre Letta, con un messaggio video sul suo sito web: http://www.enricoletta.it/, annuncerà a breve la sua candidatura, Veltroni, Bindi e Colombo affidano ai quotidiani i punti salienti del loro programma. Il sindaco di Roma stila sul Corriere le sue dieci riforme per sbloccare l'Italia: dal superamento dell'attuale bicameralismo a una riforma elettorale che riduca la frammentazione; dalla drastica diminuzione del numero dei parlamentari al rafforzamento dei poteri del presidente del Consiglio pur bilanciati da un sistema di garanzie per gli altri organi dello stato; dal compimento della riforma federale al voto ai sedicenni per le elezioni amministrative. Un vasto programma cui Bindi e Colombo controbattono dalle colonne dell'Unità. La ministra della Famiglia dice di voler rappresentare non solo i due partiti maggiori, ma di spalancare a tutti le porte del nuovo partito e soprattutto vuole che la sua candidatura sia di incoraggiamento al protagonismo femminile anche in politica. Furio Colombo dalle colonne del giornale di cui è stato a lungo direttore, scrive una "lettera di intenti", in cui mette il lavoro, la scuola, la formazione culturale e scientifica, la legalità e il rispetto dei diritti civili al centro del suo programma. Nel frattempo crescono le dichiarazioni di appoggio ai candidati e se Walter è onorato dal sostegno del Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro e Bindi incassa il sì di Pietro Scoppola, Colombo ha in Umberto Eco il suo più autorevole supporter.
da LeG
lunedì 23 luglio 2007
Referendum, il comitato esulta "Abbiamo raggiunto 700 mila firme"
La Repubblica
23 luglio 2007
di Vincenzo La Manna
Settecentomila. Firma più,firma meno (ieri, alle 18, l'ultimo conteggio ufficiale si attestava su quota 675 mila), obiettivo ampiamente raggiunto per il fronte referendario. Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore, non nasconde l'entusiasmo per il risultato, «è un grande successo», e va anche oltre, ricordando che si tratta di un dato parziale: «Ci sono scatoloni ancora intonsi, pieni di moduli che vanno controllati». La cifra è quindi destinata a crescere nelle ultime ore. Di sicuro di una unità, visto che a raccolta ufficialmente conclusa, oggi pomeriggio, intorno alle 14.30, è previsto un piccolo strappo alla regola. E nella sede centrale del Comitato, in via di Torre Argentina, ad apporre la propria firma, per la presentazione dei tre quesiti sulla legge elettorale, sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, lontano dalla capitale nello scorso week-end.
Esulta il ministro della Difesa, Arturo Parisi («E’ un risultato eccezionale, che più di ogni altra parola spiega la voglia di partecipare e di decidere dei cittadini»), mentre Guzzetta rimarca la sua soddisfazione «anche per le condizioni avverse in cui abbiamo lavorato nei primi due mesi», aggiungendo che adesso per il Comitato si apre una fase di «responsabilità», impegnato ad «evitare» che il lavoro svolto in questi dieci mesi, per cancellare il "porcellum" e spingere il Parlamento a varare nuove regole che evitino la frammentazione politica e garantiscano la governabilità, «venga scippato da qualcuno». «Il dibattito in corso sulla legge elettorale è ancora molto confuso», sottolinea inoltre Guzzetta, secondo il quale «l'unica preoccupazione per molti è quella di evitare che la consultazione referendaria vada a buon fine». In ogni caso, domani, alle 14.30, avverrà la consegna delle firme alla Corte di Cassazione. «Le porteremo tutte — assicura il presidente del Comitato — perché siamo i primi a volere che vengano fatti i controlli necessari». All'appuntamento non mancherà il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Da domani — spiega il leader dell'Italia dei valori — inizia il conto alla rovescia. I partiti, se vogliono, possono fare una legge elettorale prima del referendum, che non sia però più ad uso e consumo dei partiti e partitini».
Dal referendum al Partito democratico. A tenere banco, le candidature di Enrico Letta e Marco Pannella per la carica di segretario, che si aggiungerebbero a quelle di Walter Veltroni, Rosy Bindi, Furio Colombo, Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schettini e Lucio Cangini: 8 in totale. Il sottosegretario annuncia che domani scioglierà la riserva: «Mi prenderò le prossime ore per le ultime riflessioni». Numerose le affermazioni di sostegno e apprezzamento, per una candidatura che viene già definita promotrice della "sfida dei quarantenni".
Differente la questione per Pannella. Provocazione o meno che sia, la sua convinzione che «la Rosa nel Pugno o i Radicali debbano proporre un loro candidato alla segreteria del Pd», supportata dalla «disponibilità» personale a mettersi in gioco, anima il dibattito. E se non mancano attestati di «apprezzamento», a chiedere «rispetto» è Antonello Soro, componente della "troika" a capo del coordinamento del Pd. Nel suo caso, spiega l'esponente della Margherita, «non si apre un problema procedurale ma politico. Pannella non è un semplice cittadino, ma capo dei Radicali e uno dei due leader della Rosa nel pugno, che nella sua quotidianità esprime giudizi politici generali di segno contrario». Insomma, per Soro «non si può usare un processo politico molto importante per l'Italia per esibire la propria capacità mediatica. Comunque, qualora decidesse di candidarsi, se ne occuperà il Comitato di garanzia».
di Vincenzo La Manna
Settecentomila. Firma più,firma meno (ieri, alle 18, l'ultimo conteggio ufficiale si attestava su quota 675 mila), obiettivo ampiamente raggiunto per il fronte referendario. Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore, non nasconde l'entusiasmo per il risultato, «è un grande successo», e va anche oltre, ricordando che si tratta di un dato parziale: «Ci sono scatoloni ancora intonsi, pieni di moduli che vanno controllati». La cifra è quindi destinata a crescere nelle ultime ore. Di sicuro di una unità, visto che a raccolta ufficialmente conclusa, oggi pomeriggio, intorno alle 14.30, è previsto un piccolo strappo alla regola. E nella sede centrale del Comitato, in via di Torre Argentina, ad apporre la propria firma, per la presentazione dei tre quesiti sulla legge elettorale, sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, lontano dalla capitale nello scorso week-end.
Esulta il ministro della Difesa, Arturo Parisi («E’ un risultato eccezionale, che più di ogni altra parola spiega la voglia di partecipare e di decidere dei cittadini»), mentre Guzzetta rimarca la sua soddisfazione «anche per le condizioni avverse in cui abbiamo lavorato nei primi due mesi», aggiungendo che adesso per il Comitato si apre una fase di «responsabilità», impegnato ad «evitare» che il lavoro svolto in questi dieci mesi, per cancellare il "porcellum" e spingere il Parlamento a varare nuove regole che evitino la frammentazione politica e garantiscano la governabilità, «venga scippato da qualcuno». «Il dibattito in corso sulla legge elettorale è ancora molto confuso», sottolinea inoltre Guzzetta, secondo il quale «l'unica preoccupazione per molti è quella di evitare che la consultazione referendaria vada a buon fine». In ogni caso, domani, alle 14.30, avverrà la consegna delle firme alla Corte di Cassazione. «Le porteremo tutte — assicura il presidente del Comitato — perché siamo i primi a volere che vengano fatti i controlli necessari». All'appuntamento non mancherà il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Da domani — spiega il leader dell'Italia dei valori — inizia il conto alla rovescia. I partiti, se vogliono, possono fare una legge elettorale prima del referendum, che non sia però più ad uso e consumo dei partiti e partitini».
Dal referendum al Partito democratico. A tenere banco, le candidature di Enrico Letta e Marco Pannella per la carica di segretario, che si aggiungerebbero a quelle di Walter Veltroni, Rosy Bindi, Furio Colombo, Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schettini e Lucio Cangini: 8 in totale. Il sottosegretario annuncia che domani scioglierà la riserva: «Mi prenderò le prossime ore per le ultime riflessioni». Numerose le affermazioni di sostegno e apprezzamento, per una candidatura che viene già definita promotrice della "sfida dei quarantenni".
Differente la questione per Pannella. Provocazione o meno che sia, la sua convinzione che «la Rosa nel Pugno o i Radicali debbano proporre un loro candidato alla segreteria del Pd», supportata dalla «disponibilità» personale a mettersi in gioco, anima il dibattito. E se non mancano attestati di «apprezzamento», a chiedere «rispetto» è Antonello Soro, componente della "troika" a capo del coordinamento del Pd. Nel suo caso, spiega l'esponente della Margherita, «non si apre un problema procedurale ma politico. Pannella non è un semplice cittadino, ma capo dei Radicali e uno dei due leader della Rosa nel pugno, che nella sua quotidianità esprime giudizi politici generali di segno contrario». Insomma, per Soro «non si può usare un processo politico molto importante per l'Italia per esibire la propria capacità mediatica. Comunque, qualora decidesse di candidarsi, se ne occuperà il Comitato di garanzia».
Le donne escluse dal potere
La Stampa
23 luglio 2007
di Chiara Saraceno
23 luglio 2007
di Chiara Saraceno
E’ più scandaloso e sconfortante che la comunicazione pubblica italiana usi i quarti di carne (giovane) femminile come veicolo tutto fare di comunicazione, o che ogni volta che è in gioco una qualche posizione di potere delle donne non ci sia quasi traccia delle donne? È più sconfortante l’esibizione ossessiva di cosce/tette/labbroni, o la presenza ossessiva di corpi (per lo più brutti e in età) maschili che dilaga ogni volta che si parla e si prendono decisioni su cose che toccano la vita di ciascuno? Il fatto che alcune parlamentari nelle loro esibizioni pubbliche usino provocatoriamente tecniche da «velina», o il fatto che alcuni giornali nostrani si permettano servizi sulle più belle tra loro con un linguaggio a metà tra una cronaca di miss Italia e l'ammiccamento da bar sport? Possiamo prendercela con il Financial Times che con tempismo estivo irride ai difetti e agli stereotipi nazionali. Se non è la mafia, è il guardonismo maschile e la stupidità femminile. Eppure, forse c’è del vero nel nesso che suggerisce tra ossessione per il corpo femminile e l’assenza di donne dalla sfera pubblica in Italia. Certo, una maggiore presenza di donne nella sfera pubblica non protegge automaticamente dalla mancanza di rispetto e dalla stupidità (maschile, prima che femminile), in Italia come in Inghilterra o altrove. Ma l’assenza di rispetto testimoniata da quell’ossessione trova perfetta corrispondenza nella spudorata disinvoltura con cui puntualmente le donne vengono escluse, e si fanno escludere, da ogni competizione importante, accontentandosi della promessa che prima o poi, meglio poi, verrà anche il loro turno. Si scaldano i muscoli ai lati della corsia, talvolta sembrano lì lì per essere chiamate per correre, ma poi rinunciano a favore del corridore scelto dalla scuderia. È davvero incredibile quello che è successo per il ticket dato per favorito - e comunque prescelto dalle «scuderie che contano», ovvero dai partiti - per la candidatura alla leadership del futuro partito democratico. Incredibile non solo per come è avvenuta la scelta, non solo per il fatto che, essendoci «solo» due posti, sono stati «naturalmente» riservati a due uomini nell’alchimia tra i due partiti fondatori maggiori. Ancora più scandaloso è che le donne dei partiti non abbiano protestato per questa ennesima presa in giro, in nome della fedeltà ai propri partiti e della real politik. Ma sono davvero sicure che è questo il realismo politico? Che l’elettorato, non solo quello femminile, non verrà ulteriormente allontanato da questa mancanza di coraggio e fantasia? Che il loro silenzio e accettazione non spezzerà l’ormai fragile filo che le lega ai movimenti di donne che, a prescindere da quello che pensa il giornalista del Financial Times, sono diventati sempre più impazienti e organizzati? Che le giovani donne, già umiliate dalle immagini femminili presenti nella comunicazione pubblica, non troveranno in questo loro atteggiamento l’ennesima prova di un’emancipazione impossibile (specie a sinistra) e gli uomini la conferma della subalternità femminile?Onore, da questo punto di vista, a Bindi e Bonino, che se non altro cercano, ciascuna a suo modo, di trovare uno spazio autonomo, anche se con esiti più simbolici che reali. Bindi in particolare sembra aver capito che, per le donne, la troppa fedeltà al partito non paga. Che anche lì, più ancora che nelle professioni, c’è un infrangibile soffitto di cristallo. Anche se la sua candidatura più che a stanare altre donne in perenne pole position, o a esplicitare lo scandalo di un partito che si dichiara nuovo e che è invece appesantito da una vecchissima (in ogni senso) zavorra, inclusa l’altissima quota maschile, servirà probabilmente a legittimare la messa in pista di qualche altra candidatura maschile. Per ricondurre la competizione ad una faccenda tra uomini, che non possono farsi sfidare da una donna, anche sul piano del coraggio a rompere l’omertà di partito.
Leader, sette in corsa. Più Pannella
L'Unità
23 luglio 2007
di Andrea Carugati
Anche Enrico Letta correrà per la guida del Pd. Lo ha annunciato ieri dalle pagine del Corriere. Dopo una lunghissima riflessione, che è servita anche a creare un certo effetto mediatico sull'attesa, domani annuncerà la sua candidatura. E così, alla fine, i timori di chi temeva una corsa solitària di Walter Veltroni, o addirittura primarie-plebiscito, si sono rivelati infondati. Il meccanismo competitivo, e personalizzato, inserito strada facendo dal comitato dei 45 nel regolamento del 14 ottobre, ha prevalso su altre considerazioni. Come, ad esempio, l'unità dei partiti di origine.
A proporre una molteplicità di candidature, a dire il vero, è solo la Margherita, che schiera Franceschini in ticket con Veltroni, Rosy Bindi ed Enrico Letta. In casa Ds, invece, ha prevalso la linea fassiniana del "tutti uniti", che ha fatto fare un passo indietro a Pierluigi Bersani, lo sfidante certamente più competitivo del sindaco di Roma. Anche se Letta, che a Bersani politicamente assomiglia molto, potrebbe riservare delle sorprese, al Nord, ma anche nel Mezzogiorno, nella sua Toscana e nell'Emilia "orfana" di Bersani. Altro elemento: in gara ci sono personalità molto diverse fra loro. Tre politici di professione, Veltroni, Letta e Bindi, che hanno in comune l'aver sempre condiviso il progetto ulivista. E quattro outsider come Furio Colombo, il giornalista e blogger Mario Adinolfi e Jacopo Gavazzoli Schettini, direttore dell'Agenzia europea di investimenti a Bruxelles e Ludo Cangini, forlivese, per 18 anni vicepresidente dell'Unione delle Comunità montane. A loro potrebbe aggiungersi anche il leader radicale Marco Pannella.
Seppur ancora parziale, il rimescolamento fra le culture di provenienza è cominciato. Lo dimostrano i sostegni incrociati: diessini come Franca Chiaromonte e Gianfranco Pasquino appoggiano la Bindi, altri come Umberto Ranieri e Gianni Pittella hanno già annunciato il loro sostegno a Letta. Senza dimenticare, naturalmente, l'aperto sostegno a Veltroni di larga parte dello stato maggiore della Margherita, da Rutelli a Marini e Fioroni. Un «mescolamento» benedetto da Prodi, che ieri, commentando un articolo del «Corriere» di Bologna sulla «diaspora» dei prodiani fra i vari candidati ha detto: «Ben venga una diaspora che farà forte il Pd. Guai se le diverse anime dovessero rimanere compatte e quasi cristallizzate». Tutto è iniziato il 18 giugno, quando il comitato dei 45 ha deciso, dopo il pressing della Margherita, di dare il via libera all'elezione diretta del leader. I prodiani, infatti, all'inizio non erano convinti di mettere in campo subito un leader forte che avrebbe potuto insidiare la leadership dell'inquilino di palazzo Chigi. L'ipotesi in campo era quella di far eleggere, dall'assemblea costituente, un «segretario», dai non precisati poteri: così aveva deciso il comitato il 30 maggio. Per Prodi doveva essere un numero due, un coordinatore. Anche Veltroni non voleva accelerare troppo la scelta del leader, visti i suoi impegni in Campidoglio. Per la Margherita, invece, quello da eleggere era un segretario vecchia maniera, dunque un leader. E i Ds a mediare. Alla fine ha prevalso il lodo-Migliavacca: collegare «obbligatoriamente» le liste per la costituente al candidato alla segreteria. «Un segretario forte non indebolirà il governo», il via libera di Romano Prodi. A quel punto la macchina veltroniana si è messa in moto: e fra il 19 e il 20 giugno, previo contatto con Prodi, D'Alema, Passino, Rutelli e Marini, Veltroni ha deciso di correre. L'annuncio il 27 giugno a Torino, al Lingotto.
Tra gli sfidanti il primo a farsi avanti è Schettini, il 3 luglio. Ma non basta, tanto che Arturo Parisi continua ad ammonire: «Sono pronto a candidarmi anch'io perché ci sia una competizione vera». Pensiero che si rafforza il 9 luglio, con il passo indietro di Bersani. A sbloccare la situazione ci pensa Furio Colombo che il 15 luglio, dalle pagine de l'Unità, annuncia la sua candidatura. Il giorno dopo è Rosy Bindi a dire sì. Il 18 Adinolfi. E domani tocca a Letta. Che dice: «C'è una generazione tra i 30 e i 40 anni che nella politica è poco rappresentata. Non mi voglio rivolgere solo ai miei coetanei, ma di questa generazione faccio parte e credo abbia molto da dare al Pd: siamo la prima generazione posti-ideologica».
di Andrea Carugati
Anche Enrico Letta correrà per la guida del Pd. Lo ha annunciato ieri dalle pagine del Corriere. Dopo una lunghissima riflessione, che è servita anche a creare un certo effetto mediatico sull'attesa, domani annuncerà la sua candidatura. E così, alla fine, i timori di chi temeva una corsa solitària di Walter Veltroni, o addirittura primarie-plebiscito, si sono rivelati infondati. Il meccanismo competitivo, e personalizzato, inserito strada facendo dal comitato dei 45 nel regolamento del 14 ottobre, ha prevalso su altre considerazioni. Come, ad esempio, l'unità dei partiti di origine.
A proporre una molteplicità di candidature, a dire il vero, è solo la Margherita, che schiera Franceschini in ticket con Veltroni, Rosy Bindi ed Enrico Letta. In casa Ds, invece, ha prevalso la linea fassiniana del "tutti uniti", che ha fatto fare un passo indietro a Pierluigi Bersani, lo sfidante certamente più competitivo del sindaco di Roma. Anche se Letta, che a Bersani politicamente assomiglia molto, potrebbe riservare delle sorprese, al Nord, ma anche nel Mezzogiorno, nella sua Toscana e nell'Emilia "orfana" di Bersani. Altro elemento: in gara ci sono personalità molto diverse fra loro. Tre politici di professione, Veltroni, Letta e Bindi, che hanno in comune l'aver sempre condiviso il progetto ulivista. E quattro outsider come Furio Colombo, il giornalista e blogger Mario Adinolfi e Jacopo Gavazzoli Schettini, direttore dell'Agenzia europea di investimenti a Bruxelles e Ludo Cangini, forlivese, per 18 anni vicepresidente dell'Unione delle Comunità montane. A loro potrebbe aggiungersi anche il leader radicale Marco Pannella.
Seppur ancora parziale, il rimescolamento fra le culture di provenienza è cominciato. Lo dimostrano i sostegni incrociati: diessini come Franca Chiaromonte e Gianfranco Pasquino appoggiano la Bindi, altri come Umberto Ranieri e Gianni Pittella hanno già annunciato il loro sostegno a Letta. Senza dimenticare, naturalmente, l'aperto sostegno a Veltroni di larga parte dello stato maggiore della Margherita, da Rutelli a Marini e Fioroni. Un «mescolamento» benedetto da Prodi, che ieri, commentando un articolo del «Corriere» di Bologna sulla «diaspora» dei prodiani fra i vari candidati ha detto: «Ben venga una diaspora che farà forte il Pd. Guai se le diverse anime dovessero rimanere compatte e quasi cristallizzate». Tutto è iniziato il 18 giugno, quando il comitato dei 45 ha deciso, dopo il pressing della Margherita, di dare il via libera all'elezione diretta del leader. I prodiani, infatti, all'inizio non erano convinti di mettere in campo subito un leader forte che avrebbe potuto insidiare la leadership dell'inquilino di palazzo Chigi. L'ipotesi in campo era quella di far eleggere, dall'assemblea costituente, un «segretario», dai non precisati poteri: così aveva deciso il comitato il 30 maggio. Per Prodi doveva essere un numero due, un coordinatore. Anche Veltroni non voleva accelerare troppo la scelta del leader, visti i suoi impegni in Campidoglio. Per la Margherita, invece, quello da eleggere era un segretario vecchia maniera, dunque un leader. E i Ds a mediare. Alla fine ha prevalso il lodo-Migliavacca: collegare «obbligatoriamente» le liste per la costituente al candidato alla segreteria. «Un segretario forte non indebolirà il governo», il via libera di Romano Prodi. A quel punto la macchina veltroniana si è messa in moto: e fra il 19 e il 20 giugno, previo contatto con Prodi, D'Alema, Passino, Rutelli e Marini, Veltroni ha deciso di correre. L'annuncio il 27 giugno a Torino, al Lingotto.
Tra gli sfidanti il primo a farsi avanti è Schettini, il 3 luglio. Ma non basta, tanto che Arturo Parisi continua ad ammonire: «Sono pronto a candidarmi anch'io perché ci sia una competizione vera». Pensiero che si rafforza il 9 luglio, con il passo indietro di Bersani. A sbloccare la situazione ci pensa Furio Colombo che il 15 luglio, dalle pagine de l'Unità, annuncia la sua candidatura. Il giorno dopo è Rosy Bindi a dire sì. Il 18 Adinolfi. E domani tocca a Letta. Che dice: «C'è una generazione tra i 30 e i 40 anni che nella politica è poco rappresentata. Non mi voglio rivolgere solo ai miei coetanei, ma di questa generazione faccio parte e credo abbia molto da dare al Pd: siamo la prima generazione posti-ideologica».
sabato 21 luglio 2007
Una notizia utile!
La Cassazione: dire “vaffa” non è reato
Secondo la sentenza ormai è diventata una espressione di uso comune
ROMA. Mandare qualcuno a quel paese, ovvero il «vaffa», è come dire «non infastidirmi», «non voglio prenderti in considerazione», insomma «lasciami in pace». A dare questa nuova interpretazione ad una delle parolacce più diffuse nel nostro linguaggio, privandola della connotazione offensiva, è una sentenza della Cassazione che ha assolto un consigliere comunale di Giulianova (Teramo) dall’accusa di ingiuria: aveva mandato allegramente a quel paese il proprio vicesindaco
PD, segretari regionali a ottobre
Donne al 50 per cento tra i capilista
11 luglio 2007
Sì all’elezione diretta dei segretari regionali e all’alternanza di genere tra i capilista. Il vertice dei 45 a Santi Apostoli ha stabilito le regole per le elezioni primarie del 14 ottobre.
Sì all’elezione diretta dei segretari regionali e all’alternanza di genere tra i capilista. Il vertice dei 45 a Santi Apostoli ha stabilito le regole per le elezioni primarie del 14 ottobre.
«E’ stata una bella discussione e sulle votazioni c’è stata una larga maggioranza su tutti i punti» ha detto Romano Prodi lasciando la sede dell’Ulivo. Piero Fassino si è detto «molto soddisfatto perché ci siamo dotati di regole che permetteranno il 14 ottobre l'elezione dell'assemblea costituente e del nuovo segretario con un'amplissima partecipazione dei cittadini. Sarà – ha commentato il segretario Ds- una straordinaria occasione di democrazia e di partecipazione, per creare un rapporto forte tra cittadini e politica. Le primarie saranno il modo migliore per favorire una riforma della politica, creando un partito federale e a base regionale».Il Comitato ha approvato la proposta di collegare le liste per i delegati all’Assemblea Costituente al candidato alla segreteria nazionale e il premier Prodi, incontrando i giornalisti, ha spiegato che c’è stata una larghissima maggioranza nella decisione per una «pluralità di liste».Con entusiasmo Vittoria Franco accoglie il fatto che le donne avranno il 50 per cento delle candidature per la Costituente e saranno il 50 per cento in tutti gli organismi dirigenti del Pd. «E’ un grande successo – commenta - e il segno di una profonda innovazione. La presenza delle donne da cofondatrici è il segno della grande innovazione del Partito democratico. Si tratta di un grande risultato prodotto dalla determinazione e dall'unità delle donne nel Comitato promotore, che porterà più donne a partecipare alle primarie». Del successo ottenuto dalla proposta sull’alternanza di genere soddisfatto anche Walter Veltroni che l’aveva sostenuta con forza.Al termine della riunione Maurizio Migliavacca e Antonello Soro hanno spiegato che il regolamento prevede anche una deliberazione che chiede al Comitato di «approvare le regole per la nuova politica». L’alternanza di genere tra i capilista oltre che nelle liste permetterà, secondo Migliavacca, di «realizzare un'effettiva parità di genere». Tra gli altri capisaldi del regolamento i coordinatori hanno ricordato: «La massima apertura ai cittadini che si vogliono candidare, il forte radicamento nei territori e l'apertura a una competizione delle idee». Accordo raggiunto anche sulle quote di partecipazione che è stata stabilita di 5 euro. Gli under 25 potranno votare versando un contributo di due euro.Dodici pagine, 16 articoli, 63 commi.
E' il «Regolamento quadro per l'elezione delle Assemblee Costituenti dell'Ulivo-Partito Democratico», approvato dal Comitato dei 45 per il Pd. Regole che sono sintetizzate in un «decalogo». Nelle norme sono previste la possibilità di collegare a più liste lo stesso candidato segretario, liste bloccate, quote rosa del 50% (alternanza di genere nelle liste), voto ai sedicenni, quota di 5 euro per partecipare alle elezioni (2 per gli under 25).
PRIMARIE 14 OTTOBRE - Si svolgeranno dalle 7 alle 20 per eleggere i componenti della Assemblea costituente nazionale e, «in collegamento con essi», il segretario politico nazionale del Pd. Nella stessa data saranno eletti anche i componenti delle Assemblee regionali e i segretari regionali del partito. Norme specifiche sono previste per il Trentino Alto Adige. Entro il 31 dicembre 2007 saranno elette anche le Assemblee dei segretari provinciali. Le modalita' saranno stabilite da un successivo regolamento.
CHI VOTA - Possono partecipare alle primarie come elettori e candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto 16 anni nonchè, con gli stessi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell'Ue residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, che al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Pd e devolvano un contributo minimo di 5 euro, ridotto a 2 euro per chi non ha ancora compiuto 25 anni.
SEGRETARIO - Per essere eletto occorre la maggioranza assoluta di componenti l'Assemblea nazionale che abbiano dichiarato sostegno a un candidato segretario. In caso contrario, il presidente dell'Assemblea nella prima seduta indice un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l'Assemblea e proclama eletto segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validi. Stessa regola si applica per i segretari regionali.
ASSEMBLEA 27 OTTOBRE - L'Assemblea nazionale, convocata da Romano Prodi, che ne assume la presidenza, si riunisce per la prima seduta il 27 ottobre 2007. Approva il Manifesto e lo Statuto nazionale del partito, assolve ad ogni altra funzione attribuitale dalle norme transitorie e finali dello Statuto. La prima seduta delle Assemblee costituenti regionali è convocata da Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni. L'Assemblea come primo adempimento procede all'elezione del proprio presidente tra i propri componenti a scrutinio segreto; nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito nella prima votazione la maggioranza dei componenti si procede a una seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati più votati.
SEGGI - Per l'assegnazione dei seggi ai fini dell'elezione della Assemblea Nazionale si fa riferimento ai collegi e alle circoscrizioni di cui al Mattarellum, la legge elettorale in vigore dall' agosto 1993 al dicembre 2006. Milleduecento seggi vengono distribuiti tra le circoscrizioni in proporzione al numero di residenti e 1.200 seggi in proporzione al numero dei voti conseguiti dall'Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera, in entrambi i casi sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. I seggi così assegnati a ciascuna circoscrizione vengono ripartiti tra i collegi in proporzione ai voti conseguiti dall'Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. Ogni collegio elegge almeno 3 delegati. Un ulteriore seggio è assegnato ai collegi in cui abbia partecipato al voto un numero di persone pari a più del 20% dei voti ottenuti dall'Ulivo nelle elezioni per la Camera del 2006. Gli italiani residenti all'estero eleggono 60 rappresentanti.
LISTE - Le liste per l'elezione dell'Assemblea Nazionale sono plurinominali con alternanza di genere. Occorrono tra 100 e 150 firme per presentare una lista di collegio. Nessuno può candidarsi in più di un collegio. La lista indica un candidato segretario nazionale. Ci si può collegare nella circoscrizione con una dichiarazione di intenti. Devono essere presentate, a pena di nullità, tra il 21 e il 22 settembre.
CANDIDATURE A SEGRETARIO - Le dichiarazioni di candidatura a segretario nazionale dovranno essere presentate entro il 30 luglio prossimo insieme a una dichiarazione di intenti e a un numero di firme compreso tra duemila e tremila, di cui almeno cento in cinque diverse regioni. Le dichiarazioni di candidatura sono accettate se corredate, entro i termini previsti per la presentazione delle liste, da dichiarazioni di liste presentate in almeno 25 diversi collegi, in non meno di 5 differenti regioni.
TESSERA ELETTORALE - Per essere ammessi al voto, che si svolge il 14 ottobre dalle 7 alle 20, occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini, la propria tessera elettorale. Saranno determinate con successivo regolamento le modalità di voto per i non ancora maggiorenni e i non cittadini e per gli studenti universitari fuorisede nella loro sede universitaria.
COME SI VOTA - Le schede contengono una colonna per ciascuna lista, all'interno della quale sono presenti, nell'ordine, dall'alto in basso, i nomi dei candidati di collegio, preceduti dal candidato alla carica di Segretario nazionale sostenuto dalla lista. Gli elettori possono esprimere un unico voto in un'unica colonna di ciascuna scheda. Sono considerate non valide le schede che presentino segni di votazione che ricadono all'interno di due o più colonne.
TAGS: 14 ottobre
LEGGI ANCHE Pd: nominati Collegio dei Garanti e Ufficio TecnicoMigliavacca: regole per la massima partecipazione e un Pd radicato nei territoriLe primarie son di tutti Prodi: "Insieme, per la buona politica"Regolamento quadro per l’elezione delle Assemblee Costituenti dell’Ulivo-Partito DemocraticoDecalogo per le Assemblee costituenti del Partito DemocraticoLe mille Italie del Partito democraticoPd: a ottobre si eleggerà il segretarioPer la costituente del Partito democraticoPartito democratico: decise le tappe, il 14 ottobre l'Assemblea costituente
TAGS: 14 ottobre
LEGGI ANCHE Pd: nominati Collegio dei Garanti e Ufficio TecnicoMigliavacca: regole per la massima partecipazione e un Pd radicato nei territoriLe primarie son di tutti Prodi: "Insieme, per la buona politica"Regolamento quadro per l’elezione delle Assemblee Costituenti dell’Ulivo-Partito DemocraticoDecalogo per le Assemblee costituenti del Partito DemocraticoLe mille Italie del Partito democraticoPd: a ottobre si eleggerà il segretarioPer la costituente del Partito democraticoPartito democratico: decise le tappe, il 14 ottobre l'Assemblea costituente
giovedì 19 luglio 2007
Noi ci siamo
Capii allora che per cambiare il
mondo bisognava esserci.....
Tina Anselmi
mondo bisognava esserci.....
Tina Anselmi
Il cammino che dobbiamo percorrere richiede la capacità di guardare in avanti, là dove dobbiamo costruire il nostro futuro e per far ciò abbiamo bisogno di ciascuno e di tutti, esaltando le singole identità, rispettandone i bisogni, i talenti, le memorie, gli ideali, le convinzioni religiose e politiche. Vivendo la libertà, non come un dono, ma come impegno costante per fare crescere la comunità e, nella comunità, il contributo del singolo. Vivendo il potere non come privilegio di pochi, ma come espressione di responsabilità e di etica. Vivendo la partecipazione, non come discriminante tra generazioni, ma come collante tra vecchi, adulti e giovani, fidandoci di questi ultimi, perché il futuro appartiene loro. Partecipare significa correre il rischio, infatti, di un destino comune, che questi anni di vita democratica, in Italia e in Europa, hanno dimostrato essere lievito non solo dei singoli Paesi, ma stimolo e arricchimento del valore e del senso della nostra vita personale. Auguri, dunque, perché il futuro sia segnato da tanti di noi, da chi ha vissuto gli anni tragici della guerra, da chi ha contribuito a costruire la nostra Repubblica fondata sui valori della Resistenza, da chi si impegna nelle opere di pace, da chi sta aiutando l’umanità a mitigare, a superare, là dove è possibile, le tante, troppe ingiustizie, che feriscono la persona e la sua dignità. In questo cammino comune il protagonismo delle donne, le nostre ricchezze, il nostro sapere, confrontandosi, alla pari, con il millenario protagonismo maschile, lo arricchiranno, lo stempereranno negli eccessi, lo obbligheranno a rinnovarsi e saranno determinanti. La libertà e la democrazia, care amiche e cari amici, parole che vanno usate con parsimonia e con rispetto, non si possono né esportare, né imporre con la forza. Hanno bisogno della trasparenza delle Istituzioni, di risposte concrete e tempestive ai bisogni dei cittadini, del coraggio, della passione, della cultura, del rispetto delle regole e della legalità, della capacità di anteporre il bene dello Stato a quello personale delle donne e degli uomini che ci rappresentano in Parlamento, e che ci governano. Buon lavoro,
Tina Anselmi
Roma, 1 giugno 2007
Tina Anselmi
Roma, 1 giugno 2007
Sondaggio
La Repubblica
GIOVEDÌ, 19 LUGLIO 2007
IL CASO
Secondo l´Ipsos recupero in atto anche al Nord. La soddisfazione dei veltroniani
Sondaggio sull´effetto-Pd: da 15 a 3 il divario dalla Cdl
2000
26,5%
48,4%
51,3%
GIOVEDÌ, 19 LUGLIO 2007
IL CASO
Secondo l´Ipsos recupero in atto anche al Nord. La soddisfazione dei veltroniani
Sondaggio sull´effetto-Pd: da 15 a 3 il divario dalla Cdl
2000
26,5%
48,4%
51,3%
Pagnoncelli: una gara tra candidati con profili diversi rende possibile un´ulteriore crescita, a patto di non scadere nella conflittualità
ROMA - Mentre il governo perde consensi (vedi sondaggio Ipr-Repubblica. it di martedì scorso), il centrosinistra sembra iniziare una lenta risalita. E il suo valore aggiunto si chiama Partito democratico. Il distacco tra le due coalizioni, fino a poche settimane nettamente favorevole alla Cdl, si è ridotto negli ultimi giorni a 2,9 punti. Cifre che hanno diffuso entusiasmo soprattutto nell´entourage di Walter Veltroni. Perché la coincidenza temporale riconduce l´inversione di tendenza proprio al periodo successivo al «sì» del sindaco di Roma alla candidatura.Il quadro è quello che emerge dal sondaggio realizzato dall´Ipsos di Nando Pagnoncelli, tra il 12 e il 16 luglio, attraverso duemila interviste telefoniche in tutta Italia. A commissionarlo, l´associazione "Democratici in rete" che fa capo tra gli altri al senatore diessino Goffredo Bettini, veltroniano di ferro, Roberto Morassut, Nicola Zingaretti. Cosa è emerso? Il dato più interessante riguarda il voto di coalizione. «Il centrodestra ha costruito negli ultimi dodici mesi un vantaggio cospicuo sulla maggioranza, siamo nell´ordine del 56,6 per cento contro il 41,9 - spiega il presidente di Ipsos - quasi 15 punti di distacco. Ma la percezione sembra ora mutata se il centrosinistra viene stimato con il Pd. In questo caso la coalizione guadagna 6,5 punti. La Cdl si confermerebbe sempre in vantaggio, ma col 51,3 per cento contro il 48,4». Quasi 3 punti, non di più. Duplice la causa dello spostamento di consensi individuata dall´istituto demoscopico. La prima è lo spostamento degli indecisi. Senza il Pd sarebbero oggi in Italia il 32,7 per cento, pari cioè a un terzo degli elettori. Con il Pd in campo, invece, la quota scenderebbe al 26,5. Il che lascia intendere che una buona fetta di potenziali astensionisti vada rintracciata proprio nell´elettorato di centrosinistra insoddisfatto ma pronto a scommettere sul nuovo soggetto politico. La seconda causa del riequilibrio, fa notare Pagnoncelli, va ricondotta anche a un pur minimo transito di consensi dai settori moderati del centrodestra, coalizione che infatti passerebbe dal 56,6 al 51,3 in presenza del Pd: cinque punti in meno.Il trend si confermerebbe anche al Nord, vero tallone d´Achille per la maggioranza. Nelle regioni settentrionali, il 61,6 della Cdl quasi doppia l´Unione ferma al 36,9 senza Pd, un distacco dunque di oltre 24 punti. Ma col Pd il centrodestra scenderebbe al 56,4 mentre l´attuale maggioranza salirebbe a 43,2 del centrosinistra. Sempre tredici punti di distacco sono, ma non 24. Ad ogni modo il quadro basta per comprendere che c´è parecchio da lavorare a sinistra, nonostante la buona iniezione di fiducia. Ma le primarie di ottobre potrebbero accrescere la fiducia degli elettori. «La presenza di un candidato come la Bindi che raccoglie il consenso dell´area cattolica e moderata, come Colombo che rappresenta l´area movimentista e forse Letta che piace ai ceti produttivi e al Nord - ragiona Pagnoncelli - può garantire un´ulteriore crescita. A patto però che la pluralità non si trasformi nella consueta conflittualità. Detestata dagli elettori». (c. l.)
domenica 15 luglio 2007
Referendum elettorale mina vagante tra i partiti Per firmare c'è tempo fino al 24 Luglio 2007
Il Tirreno
DOMENICA, 15 LUGLIO 2007
Emanuele Rossi
Tra pochi giorni (il 24 luglio) scadrà il termine per la raccolta delle firme per i tre quesiti referendari che sono stati proposti: dopo di che, se la soglia delle 500mila firme sarà raggiunta, occorrerà attendere l’esame della Corte costituzionale per sapere se nella prossima primavera si andrà a votare per cambiare la legge elettorale o se il Parlamento raggiungerà un’intesa per evitare il ricorso alle urne. Cerchiamo di capire i tre quesiti. Che cosa si chiede. Il referendum sacrosanto è il terzo, che mira ad eliminare la possibilità per ogni candidato di presentarsi in più circoscrizioni elettorali (anche tutte!), così di fatto impedendo agli elettori di scegliere i propri effettivi rappresentanti. Si tratta di un risultato di civiltà e democrazia, sul quale difficilmente possono formularsi obiezioni serie. I referendum politicamente più rilevanti sono gli altri due, mediante i quali ci si propone di eliminare la possibilità per le liste di collegarsi tra loro, così attribuendo il premio di maggioranza alla singola lista vincente anziché alla coalizione. Che cosa si vuol cambiare. Qualora il referendum avesse esito positivo, si avrebbe l’effetto che il premio di maggioranza così come oggi previsto (il 55% dei seggi alla Camera, a livello regionale per il Senato) andrebbe non alla coalizione, ma alla lista che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Tale risultato comporterebbe altresì un innalzamento delle soglie di sbarramento: per andare in Parlamento le liste dovrebbero ottenere almeno il 4% dei voti alla Camera e l’8% al Senato. Obiettivo dichiarato dei promotori è di ridurre la frammentazione politica, ovvero il numero di piccoli partiti che svolgono una funzione di “freno” se non di “ostacolo” all’interno delle coalizioni. Come cambierà. Che l’obiettivo possa realizzarsi dipende molto da come si comporterebbero le forze politiche: siccome il premio di maggioranza andrebbe ad una lista anziché a una coalizione, è verosimile ritenere che le coalizioni si presenterebbero all’interno di una stessa lista, dove per arrivare primi ci si metterebbero dentro tutti, e così saremmo punto da capo. E se poi così non avvenisse, e ciascuno andasse per conto proprio, si potrebbe avere che un partito con relativamente pochi voti sarebbe premiato con il 55% dei seggi: conseguenza forse peggiore del male che ci si prefigge di eliminare. Per una nuova legge. Lo scopo più o meno dichiarato dei promotori del referendum è di costringere con esso il Parlamento ad intervenire, eliminando una legge pessima e dagli effetti nefasti che abbiamo davanti agli occhi per introdurne una diversa e migliore, ma sulla quale non si riesce a trovare nessun accordo. Ed allora il vero obiettivo del referendum è questo: mettere in mora il Parlamento perché si muova, e possibilmente si muova migliorando le condizioni di governabilità e riducendo il potere di interdizione dei piccoli partiti.
DOMENICA, 15 LUGLIO 2007
Emanuele Rossi
Tra pochi giorni (il 24 luglio) scadrà il termine per la raccolta delle firme per i tre quesiti referendari che sono stati proposti: dopo di che, se la soglia delle 500mila firme sarà raggiunta, occorrerà attendere l’esame della Corte costituzionale per sapere se nella prossima primavera si andrà a votare per cambiare la legge elettorale o se il Parlamento raggiungerà un’intesa per evitare il ricorso alle urne. Cerchiamo di capire i tre quesiti. Che cosa si chiede. Il referendum sacrosanto è il terzo, che mira ad eliminare la possibilità per ogni candidato di presentarsi in più circoscrizioni elettorali (anche tutte!), così di fatto impedendo agli elettori di scegliere i propri effettivi rappresentanti. Si tratta di un risultato di civiltà e democrazia, sul quale difficilmente possono formularsi obiezioni serie. I referendum politicamente più rilevanti sono gli altri due, mediante i quali ci si propone di eliminare la possibilità per le liste di collegarsi tra loro, così attribuendo il premio di maggioranza alla singola lista vincente anziché alla coalizione. Che cosa si vuol cambiare. Qualora il referendum avesse esito positivo, si avrebbe l’effetto che il premio di maggioranza così come oggi previsto (il 55% dei seggi alla Camera, a livello regionale per il Senato) andrebbe non alla coalizione, ma alla lista che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Tale risultato comporterebbe altresì un innalzamento delle soglie di sbarramento: per andare in Parlamento le liste dovrebbero ottenere almeno il 4% dei voti alla Camera e l’8% al Senato. Obiettivo dichiarato dei promotori è di ridurre la frammentazione politica, ovvero il numero di piccoli partiti che svolgono una funzione di “freno” se non di “ostacolo” all’interno delle coalizioni. Come cambierà. Che l’obiettivo possa realizzarsi dipende molto da come si comporterebbero le forze politiche: siccome il premio di maggioranza andrebbe ad una lista anziché a una coalizione, è verosimile ritenere che le coalizioni si presenterebbero all’interno di una stessa lista, dove per arrivare primi ci si metterebbero dentro tutti, e così saremmo punto da capo. E se poi così non avvenisse, e ciascuno andasse per conto proprio, si potrebbe avere che un partito con relativamente pochi voti sarebbe premiato con il 55% dei seggi: conseguenza forse peggiore del male che ci si prefigge di eliminare. Per una nuova legge. Lo scopo più o meno dichiarato dei promotori del referendum è di costringere con esso il Parlamento ad intervenire, eliminando una legge pessima e dagli effetti nefasti che abbiamo davanti agli occhi per introdurne una diversa e migliore, ma sulla quale non si riesce a trovare nessun accordo. Ed allora il vero obiettivo del referendum è questo: mettere in mora il Parlamento perché si muova, e possibilmente si muova migliorando le condizioni di governabilità e riducendo il potere di interdizione dei piccoli partiti.
sabato 14 luglio 2007
Questioni di ieri, questioni di oggi
"Non è questione di elezioni democratiche,
ma di proporre, ascoltare, decidere insieme, cambiare opinione,
così da formarsi una volontà comune in comune”
(E. J. Sièyes, Discorso all’Assemblea Costituente francese, 1789)
venerdì 13 luglio 2007
Mezze primarie
La Stampa
13 luglio 2007
di Lucia Annunziata
13 luglio 2007
di Lucia Annunziata
Sono favorevole a che Enrico Letta, Rosi Bindi e chi altro vuole (con un occhio a un ripensamento di Bersani e Finocchiaro) partecipino alle primarie di ottobre.Per una ragione in apparenza futile: le primarie alla fine operano con la stessa logica di un concorso di bellezza. A parteciparvi si coglie in ogni caso un risultato rilevante: chi perde ne esce comunque con una raccolta di voti, identità e pubblicità. Chi perde, insomma, può riprovare a fare Miss Italia, e nel frattempo è di certo solidamente installato come Miss Piemonte. Nota irriverente, ma fondata: in Usa, dove sono davvero il perno del sistema politico, le primarie vengono chiamate in gergo proprio così, il Beauty Contest. A ogni livello, dal più basso al più alto, vengono utilizzate dai vari politici per sondare le acque, saggiare la propria squadra, valutare il proprio appeal, farsi pubblicità. Per trovare insomma un proprio posto sulla mappa della politica. Non è un caso che gli aspiranti presidenti ogni volta (incluso oggi) si avvicinino alla decina. Ancora più chiaro è come questo meccanismo abbia funzionato per personaggi oggi celebri: il senatore John McCain, divenuto figura nazionale sfidando un Bush fortissimo (e che anche stavolta ripartecipa); Michael Bloomberg, sindaco di New York, che vuole presentarsi alle presidenziali come indipendente (non sono primarie ma quasi, vista l’impossibilità di vincere come terzo candidato), perché questo eleverebbe la sua figura politica. Lo stesso Barak Obama, pur senza certezza di vittoria, sa che la partecipazione di oggi è il modo più certo per costruirsi un trampolino di lancio in futuro. E così via, citando un ultimo caso esemplare di un candidato-nessuno che con una bella gara è diventato qualcuno: Howard Dean, sconfitto nelle primarie presidenziali del 2004, è poi divenuto il capo del Democratic National Committee, l'organo di direzione del Partito democratico americano. Tutto questo per dire che i dilemmi che attraversano la politica italiana, e alcuni politici direttamente, in queste ore, hanno poco a che fare con il destino individuale, con la lotta politica fra fazioni e, persino, con il destino del Partito democratico. Il modo in cui verranno interpretate le primarie in questo ingresso nella politica italiana deciderà, nientemeno, della natura del sistema stesso. Le primarie infatti non sono una espressione dei partiti. Al contrario, sono un mezzo ampiamente autonomo da essi; ne sono addirittura l'aggiramento. Tant'è che in Usa convivono con un partito «leggero», privo di forti apparati e identità, il cui leader spesso non si conosce a livello popolare e che di sicuro non è automaticamente il candidato presidente. Questo non significa che i partiti non siano importanti in America: anzi, sono una macchina di riferimento centrale, ma di una élite che si dedica alla politica a tempo pieno. Questa macchina è rilevantissima per costruire alleanze, ma non è decisiva: i candidati sono alla fine sempre e comunque scelti dal voto ampio dei cittadini. Il caso Clinton è esemplare di questa dinamica: il candidato Bill non sarebbe stato nessuno se non avesse lavorato nelle file del Partito democratico, per altro contribuendo a riformarne il profilo - ma non sarebbe mai diventato presidente se non si fosse cocciutamente sottoposto al voto popolare, presentandosi a primarie in cui non gli si attribuiva nessuna possibilità. Come si trapianta in Italia questo strumento? È evidente che su un sistema come il nostro, in cui a dominare sono partiti rigidi e pesanti, le primarie - come si vede fin da ora - hanno il potenziale di una carica esplosiva. Lo sa bene quel «guastatore» di professione che è il ministro Parisi, che da sempre utilizza le primarie come stecche di dinamite; ma lo sa ancora meglio la classe politica che gestisce questo sistema.Se si guarda infatti alle obiezioni che si fanno sul se, perché, come e chi debba presentarsi o meno alle primarie, sono fondate su argomenti che non riguardano davvero la selezione dei candidati, ma la conservazione degli equilibri interni dei partiti e della coalizione. Prendiamo ad esempio l’idea del «disorientamento», cioè quella teoria secondo la quale un candidato alternativo è possibile solo se ha una piattaforma alternativa, sennò «disorienta» gli elettori: in realtà una piattaforma alternativa non esiste - se ci fosse porterebbe l'aspirante contendente in un’area politica diversa. Nelle primarie si giudica invece l’interpretazione della stessa linea, si confrontano capacità personali, caratteristiche etiche e culturali di diversi approcci, si mette alla prova la capacità pubblica di gradimento e gestione dei candidati. Insomma, nelle primarie c'è un fattore umano fondamentale, che è fuori dei partiti, e che costituisce l'elemento intorno a cui si scrive il patto di fiducia personale fra elettore e eletto. Certo, grazie a questo contratto diretto, il partito diminuisce il suo controllo sul candidato. E questo è alla fine il dilemma vero che si sta sviluppando dietro la domanda «mi candido o meno». Tenere in campo un solo candidato, Veltroni in questo caso, nato per partenogenesi della attuale classe politica, è una garanzia di continuità per questa stessa classe dirigente. È un tentativo di sopravvivenza, legittimo e fatto in buona fede; ma il segno rimane quello, molto italiano, di regolamentare l'impatto di queste primarie, «aggiungendole» al sistema politico in vigore, facendo un qualche aggiustamento, così da produrre un’ennesima riforma-non-riforma, con magari qualche posto in più così da accontentare tutti. Ma i processi a metà non sono mai andati a buon fine: le primarie addomesticate fatte per Prodi, cui venne dato il voto ma non il totale consenso della coalizione, sono un esempio perfetto. Così come perfetto è l'esempio del modo con cui si è poi dovuti arrivare a nominare Veltroni. Viceversa, accettare fino in fondo il gioco alla fine rimette in giro tutti. Letta, Bindi e chi altro (ripeto: Bersani e Finocchiaro dovrebbero ripensarci) presentandosi fanno, è vero, uno strappo oggi con gli equilibri di coalizione, ma aprono una partita per un domani in cui possono tornare in campo anche un Fassino, un D'Alema, un Rutelli, insomma tutti gli attuali numeri uno, che sono troppo giovani - francamente - per pensare di fare o i Grandi Fratelli o i Padri della Patria.
Iscriviti a:
Post (Atom)