23 luglio 2007
di Vincenzo La Manna
Settecentomila. Firma più,firma meno (ieri, alle 18, l'ultimo conteggio ufficiale si attestava su quota 675 mila), obiettivo ampiamente raggiunto per il fronte referendario. Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore, non nasconde l'entusiasmo per il risultato, «è un grande successo», e va anche oltre, ricordando che si tratta di un dato parziale: «Ci sono scatoloni ancora intonsi, pieni di moduli che vanno controllati». La cifra è quindi destinata a crescere nelle ultime ore. Di sicuro di una unità, visto che a raccolta ufficialmente conclusa, oggi pomeriggio, intorno alle 14.30, è previsto un piccolo strappo alla regola. E nella sede centrale del Comitato, in via di Torre Argentina, ad apporre la propria firma, per la presentazione dei tre quesiti sulla legge elettorale, sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, lontano dalla capitale nello scorso week-end.
Esulta il ministro della Difesa, Arturo Parisi («E’ un risultato eccezionale, che più di ogni altra parola spiega la voglia di partecipare e di decidere dei cittadini»), mentre Guzzetta rimarca la sua soddisfazione «anche per le condizioni avverse in cui abbiamo lavorato nei primi due mesi», aggiungendo che adesso per il Comitato si apre una fase di «responsabilità», impegnato ad «evitare» che il lavoro svolto in questi dieci mesi, per cancellare il "porcellum" e spingere il Parlamento a varare nuove regole che evitino la frammentazione politica e garantiscano la governabilità, «venga scippato da qualcuno». «Il dibattito in corso sulla legge elettorale è ancora molto confuso», sottolinea inoltre Guzzetta, secondo il quale «l'unica preoccupazione per molti è quella di evitare che la consultazione referendaria vada a buon fine». In ogni caso, domani, alle 14.30, avverrà la consegna delle firme alla Corte di Cassazione. «Le porteremo tutte — assicura il presidente del Comitato — perché siamo i primi a volere che vengano fatti i controlli necessari». All'appuntamento non mancherà il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Da domani — spiega il leader dell'Italia dei valori — inizia il conto alla rovescia. I partiti, se vogliono, possono fare una legge elettorale prima del referendum, che non sia però più ad uso e consumo dei partiti e partitini».
Dal referendum al Partito democratico. A tenere banco, le candidature di Enrico Letta e Marco Pannella per la carica di segretario, che si aggiungerebbero a quelle di Walter Veltroni, Rosy Bindi, Furio Colombo, Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schettini e Lucio Cangini: 8 in totale. Il sottosegretario annuncia che domani scioglierà la riserva: «Mi prenderò le prossime ore per le ultime riflessioni». Numerose le affermazioni di sostegno e apprezzamento, per una candidatura che viene già definita promotrice della "sfida dei quarantenni".
Differente la questione per Pannella. Provocazione o meno che sia, la sua convinzione che «la Rosa nel Pugno o i Radicali debbano proporre un loro candidato alla segreteria del Pd», supportata dalla «disponibilità» personale a mettersi in gioco, anima il dibattito. E se non mancano attestati di «apprezzamento», a chiedere «rispetto» è Antonello Soro, componente della "troika" a capo del coordinamento del Pd. Nel suo caso, spiega l'esponente della Margherita, «non si apre un problema procedurale ma politico. Pannella non è un semplice cittadino, ma capo dei Radicali e uno dei due leader della Rosa nel pugno, che nella sua quotidianità esprime giudizi politici generali di segno contrario». Insomma, per Soro «non si può usare un processo politico molto importante per l'Italia per esibire la propria capacità mediatica. Comunque, qualora decidesse di candidarsi, se ne occuperà il Comitato di garanzia».
di Vincenzo La Manna
Settecentomila. Firma più,firma meno (ieri, alle 18, l'ultimo conteggio ufficiale si attestava su quota 675 mila), obiettivo ampiamente raggiunto per il fronte referendario. Giovanni Guzzetta, presidente del Comitato promotore, non nasconde l'entusiasmo per il risultato, «è un grande successo», e va anche oltre, ricordando che si tratta di un dato parziale: «Ci sono scatoloni ancora intonsi, pieni di moduli che vanno controllati». La cifra è quindi destinata a crescere nelle ultime ore. Di sicuro di una unità, visto che a raccolta ufficialmente conclusa, oggi pomeriggio, intorno alle 14.30, è previsto un piccolo strappo alla regola. E nella sede centrale del Comitato, in via di Torre Argentina, ad apporre la propria firma, per la presentazione dei tre quesiti sulla legge elettorale, sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, lontano dalla capitale nello scorso week-end.
Esulta il ministro della Difesa, Arturo Parisi («E’ un risultato eccezionale, che più di ogni altra parola spiega la voglia di partecipare e di decidere dei cittadini»), mentre Guzzetta rimarca la sua soddisfazione «anche per le condizioni avverse in cui abbiamo lavorato nei primi due mesi», aggiungendo che adesso per il Comitato si apre una fase di «responsabilità», impegnato ad «evitare» che il lavoro svolto in questi dieci mesi, per cancellare il "porcellum" e spingere il Parlamento a varare nuove regole che evitino la frammentazione politica e garantiscano la governabilità, «venga scippato da qualcuno». «Il dibattito in corso sulla legge elettorale è ancora molto confuso», sottolinea inoltre Guzzetta, secondo il quale «l'unica preoccupazione per molti è quella di evitare che la consultazione referendaria vada a buon fine». In ogni caso, domani, alle 14.30, avverrà la consegna delle firme alla Corte di Cassazione. «Le porteremo tutte — assicura il presidente del Comitato — perché siamo i primi a volere che vengano fatti i controlli necessari». All'appuntamento non mancherà il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. «Da domani — spiega il leader dell'Italia dei valori — inizia il conto alla rovescia. I partiti, se vogliono, possono fare una legge elettorale prima del referendum, che non sia però più ad uso e consumo dei partiti e partitini».
Dal referendum al Partito democratico. A tenere banco, le candidature di Enrico Letta e Marco Pannella per la carica di segretario, che si aggiungerebbero a quelle di Walter Veltroni, Rosy Bindi, Furio Colombo, Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schettini e Lucio Cangini: 8 in totale. Il sottosegretario annuncia che domani scioglierà la riserva: «Mi prenderò le prossime ore per le ultime riflessioni». Numerose le affermazioni di sostegno e apprezzamento, per una candidatura che viene già definita promotrice della "sfida dei quarantenni".
Differente la questione per Pannella. Provocazione o meno che sia, la sua convinzione che «la Rosa nel Pugno o i Radicali debbano proporre un loro candidato alla segreteria del Pd», supportata dalla «disponibilità» personale a mettersi in gioco, anima il dibattito. E se non mancano attestati di «apprezzamento», a chiedere «rispetto» è Antonello Soro, componente della "troika" a capo del coordinamento del Pd. Nel suo caso, spiega l'esponente della Margherita, «non si apre un problema procedurale ma politico. Pannella non è un semplice cittadino, ma capo dei Radicali e uno dei due leader della Rosa nel pugno, che nella sua quotidianità esprime giudizi politici generali di segno contrario». Insomma, per Soro «non si può usare un processo politico molto importante per l'Italia per esibire la propria capacità mediatica. Comunque, qualora decidesse di candidarsi, se ne occuperà il Comitato di garanzia».
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