Con l’accettazione della candidatura alla guida del nascente Pd e con il discorso di Torino, Walter Veltroni ha ampiamente risollevato le sorti della costituente del nuovo partito, precedentemente compromesse da pasticci e manovre.
Improvvisamente niente è più come prima.
Risale il consenso nei sondaggi, nel centrosinistra si respira, dopo un anno di patemi, sollievo e fiducia, a destra si comincia a prendere sul serio il nuovo partito e a temerne il consolidamento.
In un bello e coraggioso articolo su Repubblica di martedì 3 luglio, Andrea Manzella analizza "l’effetto Veltroni” e parla di momento magico, di motivazione, di capacità di convertire la diffusa antipoltica in risorsa fresca di una nuova politica. Ma, prosegue Manzella, se l’effetto Veltroni ha tolto il Pd dalle secche, anche la road map della sua costruzione non può che, necessariamente, adeguarsi alla novità. Pericoloso sarebbe vanificare questo patrimonio inatteso di fiducia per perseguire in modo arido e burocratico un percorso precedentemente pensato a tavolino, a freddo.
Improvvisamente appare fuori tempo pensare ad artificiose competizioni, col rischio di avvilire la forza attrattiva di una leadership attesa e riconosciuta, costringendola a calarsi negli schemi a suo tempo immaginati per scuotere un assetto statico, ormai sostituito da un quadro dinamico e trascinante, come conferma anche il severo Luigi Spaventa, sempre su Repubblica il giorno successivo, 4 luglio.
Prima della candidatura Veltroni, le primarie del 14 ottobre per l’elezione diretta della Costituente del Pd, rappresentavano l’appuntamento solenne per una specie di palingenesi del Pd.
Oggi è tempo di ripensare il senso di quella pur sempre insostituibile opportunità di partecipazione, per arricchire il percorso costituente, finalmente avviato sul serio, con apporti e contributi capaci di rendere sostanziale ed identificabile quel pluralismo che, insieme ad una leadership forte e riconosciuta, rappresenta la vera forza del nuovo soggetto politico.
Accantoniamo antagonismi e strade che, come dice Manzella citando Garcia Marquez “portano al passato”, e, in pari tempo, evitiamo fumosi unanimismi e il 14 ottobre battezziamo un PD unito e plurale. E’ possibile e utile per il nuovo partito e per la politica italiana.
Claudio Frontera
Improvvisamente niente è più come prima.
Risale il consenso nei sondaggi, nel centrosinistra si respira, dopo un anno di patemi, sollievo e fiducia, a destra si comincia a prendere sul serio il nuovo partito e a temerne il consolidamento.
In un bello e coraggioso articolo su Repubblica di martedì 3 luglio, Andrea Manzella analizza "l’effetto Veltroni” e parla di momento magico, di motivazione, di capacità di convertire la diffusa antipoltica in risorsa fresca di una nuova politica. Ma, prosegue Manzella, se l’effetto Veltroni ha tolto il Pd dalle secche, anche la road map della sua costruzione non può che, necessariamente, adeguarsi alla novità. Pericoloso sarebbe vanificare questo patrimonio inatteso di fiducia per perseguire in modo arido e burocratico un percorso precedentemente pensato a tavolino, a freddo.
Improvvisamente appare fuori tempo pensare ad artificiose competizioni, col rischio di avvilire la forza attrattiva di una leadership attesa e riconosciuta, costringendola a calarsi negli schemi a suo tempo immaginati per scuotere un assetto statico, ormai sostituito da un quadro dinamico e trascinante, come conferma anche il severo Luigi Spaventa, sempre su Repubblica il giorno successivo, 4 luglio.
Prima della candidatura Veltroni, le primarie del 14 ottobre per l’elezione diretta della Costituente del Pd, rappresentavano l’appuntamento solenne per una specie di palingenesi del Pd.
Oggi è tempo di ripensare il senso di quella pur sempre insostituibile opportunità di partecipazione, per arricchire il percorso costituente, finalmente avviato sul serio, con apporti e contributi capaci di rendere sostanziale ed identificabile quel pluralismo che, insieme ad una leadership forte e riconosciuta, rappresenta la vera forza del nuovo soggetto politico.
Accantoniamo antagonismi e strade che, come dice Manzella citando Garcia Marquez “portano al passato”, e, in pari tempo, evitiamo fumosi unanimismi e il 14 ottobre battezziamo un PD unito e plurale. E’ possibile e utile per il nuovo partito e per la politica italiana.
Claudio Frontera
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