Lewis Carroll nelle ultime righe di "Alice nel Paese delle meraviglie" fa una strana scelta: affida alla sorella e non ad Alice quella che a me sembra la vera conclusione della sua storia: "convincersi che anche lei era nel Paese delle meraviglie, sebbene sapesse che bastava riaprirli (gli occhi) e tutto sarebbe ripiombato nella grigia realtà". Ad Alice affida invece un altro compito: "chiamare attorno a sé altri bambini e accendere i loro occhi di curiosità per tanti racconti straordinari, forse per lo stesso sogno del Paese delle meraviglie".
Mi chiedo: è questo ciò a cui ho creduto, quando ho iniziato a lavorare a dare il mio contributo alla costruzione di un partito nuovo, di una politica nuova? E' il desiderio di voler ricercare "una visione dall'altra parte dello specchio cioè con una logica invertita"? A me piace credere di sì!
Ed ecco allora che --paradosso per paradosso-- mi sfiora un altra domanda : quando Galileo diceva "eppur si muove", e lo faceva dalla sua parte del cannocchiale, era di qui o di là dello specchio? Era Alice o la sorella?
Fuor di metafora, quando oggi diciamo "nuova politica", implicitamente introducendo l'alternativa "vecchia politica", pensiamo a quest'ultima come a un coniglio bianco che ha attraversato la storia del pensiero umano, dileguandosi al termine di un sogno impossibile e pericoloso per lasciarci al risveglio in balìa di una nuova scienza post-moderna? O pensiamo invece, al contrario, che il rapporto tra realtà e sapere al quale la politica -quella vecchia e quella nuova- ci ha abituato rimanga tutto "di qua" essendovi "di là" solo il sogno?
Guardare la politica dal di là dello specchio, in sostanza vuol dire considerarla con gli occhi di coloro che non ne fanno parte, che sono, però, coloro che ne subiscono gli effetti. E' ora di renderci conto del fatto che la razionalità, il rigore logico, la controllabilità delle asserzioni, la pubblicità dei risultati e dei metodi, il rendere conto delle scelte e delle azioni, la conscenza, l'informazione sono conquiste ancora poco consolidate, quando non raggiunte .
Cosa vuol dire allora guardare la politica dal di là dello specchio?
Certo, non significa ritornare alle vecchie ideologie nè alla verità del dogma.
Semmai, uscirne del tutto. Per acquistare fino in fondo la capacità di esercitare la pienezza del metodo critico cui il cannocchiale ci ha sfidato. Significa accorgersi, proprio perché svegli, che è ormai sicuramente matura l'esigenza di abbandonare una visione tutta costruita sulle sue ragioni interne, con conseguenti forti rischi di autosufficienza e introversione, queste sì potenzialmente oniriche.
Daniela Miele
Ed ecco allora che --paradosso per paradosso-- mi sfiora un altra domanda : quando Galileo diceva "eppur si muove", e lo faceva dalla sua parte del cannocchiale, era di qui o di là dello specchio? Era Alice o la sorella?
Fuor di metafora, quando oggi diciamo "nuova politica", implicitamente introducendo l'alternativa "vecchia politica", pensiamo a quest'ultima come a un coniglio bianco che ha attraversato la storia del pensiero umano, dileguandosi al termine di un sogno impossibile e pericoloso per lasciarci al risveglio in balìa di una nuova scienza post-moderna? O pensiamo invece, al contrario, che il rapporto tra realtà e sapere al quale la politica -quella vecchia e quella nuova- ci ha abituato rimanga tutto "di qua" essendovi "di là" solo il sogno?
Guardare la politica dal di là dello specchio, in sostanza vuol dire considerarla con gli occhi di coloro che non ne fanno parte, che sono, però, coloro che ne subiscono gli effetti. E' ora di renderci conto del fatto che la razionalità, il rigore logico, la controllabilità delle asserzioni, la pubblicità dei risultati e dei metodi, il rendere conto delle scelte e delle azioni, la conscenza, l'informazione sono conquiste ancora poco consolidate, quando non raggiunte .
Cosa vuol dire allora guardare la politica dal di là dello specchio?
Certo, non significa ritornare alle vecchie ideologie nè alla verità del dogma.
Semmai, uscirne del tutto. Per acquistare fino in fondo la capacità di esercitare la pienezza del metodo critico cui il cannocchiale ci ha sfidato. Significa accorgersi, proprio perché svegli, che è ormai sicuramente matura l'esigenza di abbandonare una visione tutta costruita sulle sue ragioni interne, con conseguenti forti rischi di autosufficienza e introversione, queste sì potenzialmente oniriche.
Daniela Miele
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