giovedì 19 luglio 2007

Sondaggio

La Repubblica
GIOVEDÌ, 19 LUGLIO 2007
IL CASO

Secondo l´Ipsos recupero in atto anche al Nord. La soddisfazione dei veltroniani

Sondaggio sull´effetto-Pd: da 15 a 3 il divario dalla Cdl

2000
26,5%
48,4%
51,3%

Pagnoncelli: una gara tra candidati con profili diversi rende possibile un´ulteriore crescita, a patto di non scadere nella conflittualità

ROMA - Mentre il governo perde consensi (vedi sondaggio Ipr-Repubblica. it di martedì scorso), il centrosinistra sembra iniziare una lenta risalita. E il suo valore aggiunto si chiama Partito democratico. Il distacco tra le due coalizioni, fino a poche settimane nettamente favorevole alla Cdl, si è ridotto negli ultimi giorni a 2,9 punti. Cifre che hanno diffuso entusiasmo soprattutto nell´entourage di Walter Veltroni. Perché la coincidenza temporale riconduce l´inversione di tendenza proprio al periodo successivo al «sì» del sindaco di Roma alla candidatura.Il quadro è quello che emerge dal sondaggio realizzato dall´Ipsos di Nando Pagnoncelli, tra il 12 e il 16 luglio, attraverso duemila interviste telefoniche in tutta Italia. A commissionarlo, l´associazione "Democratici in rete" che fa capo tra gli altri al senatore diessino Goffredo Bettini, veltroniano di ferro, Roberto Morassut, Nicola Zingaretti. Cosa è emerso? Il dato più interessante riguarda il voto di coalizione. «Il centrodestra ha costruito negli ultimi dodici mesi un vantaggio cospicuo sulla maggioranza, siamo nell´ordine del 56,6 per cento contro il 41,9 - spiega il presidente di Ipsos - quasi 15 punti di distacco. Ma la percezione sembra ora mutata se il centrosinistra viene stimato con il Pd. In questo caso la coalizione guadagna 6,5 punti. La Cdl si confermerebbe sempre in vantaggio, ma col 51,3 per cento contro il 48,4». Quasi 3 punti, non di più. Duplice la causa dello spostamento di consensi individuata dall´istituto demoscopico. La prima è lo spostamento degli indecisi. Senza il Pd sarebbero oggi in Italia il 32,7 per cento, pari cioè a un terzo degli elettori. Con il Pd in campo, invece, la quota scenderebbe al 26,5. Il che lascia intendere che una buona fetta di potenziali astensionisti vada rintracciata proprio nell´elettorato di centrosinistra insoddisfatto ma pronto a scommettere sul nuovo soggetto politico. La seconda causa del riequilibrio, fa notare Pagnoncelli, va ricondotta anche a un pur minimo transito di consensi dai settori moderati del centrodestra, coalizione che infatti passerebbe dal 56,6 al 51,3 in presenza del Pd: cinque punti in meno.Il trend si confermerebbe anche al Nord, vero tallone d´Achille per la maggioranza. Nelle regioni settentrionali, il 61,6 della Cdl quasi doppia l´Unione ferma al 36,9 senza Pd, un distacco dunque di oltre 24 punti. Ma col Pd il centrodestra scenderebbe al 56,4 mentre l´attuale maggioranza salirebbe a 43,2 del centrosinistra. Sempre tredici punti di distacco sono, ma non 24. Ad ogni modo il quadro basta per comprendere che c´è parecchio da lavorare a sinistra, nonostante la buona iniezione di fiducia. Ma le primarie di ottobre potrebbero accrescere la fiducia degli elettori. «La presenza di un candidato come la Bindi che raccoglie il consenso dell´area cattolica e moderata, come Colombo che rappresenta l´area movimentista e forse Letta che piace ai ceti produttivi e al Nord - ragiona Pagnoncelli - può garantire un´ulteriore crescita. A patto però che la pluralità non si trasformi nella consueta conflittualità. Detestata dagli elettori». (c. l.)

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