GIOVEDÌ, 26 LUGLIO 2007
RISPOSTA A VITTORI /1
Un contraddittorio è un confronto in pubblico tra due persone che la pensano in maniera opposta ed argomentano le proprie convinzioni, ciascuno misurandosi con gli argomenti dell’interlocutore. È quello che sono stato invitato a fare ed ho fatto, a Livorno, con il Presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini a proposito dell’autobiografia di Nicolas Sarkozy, neopresidente della Repubblica francese, di recente pubblicata in Italia. Mi sono chiesto se Vittorio Vittori conosca il significato di questa parola, visto che ha ritenuto, a quanto riporta Il Tirreno di oggi, di bollare questa forma democratica di battaglia politica e culturale come “trasversalismo”. Costruendo un fantasma forse a lui utile, Vittori cita due presunti casi di trasversalismo: oltre il confronto tra Fini e me, la nomina, da parte dell’allora presidente dell’ Autorità portuale Nereo Marcucci, di Bruno Lenzi alla Presidenza della Porto 2000. Due cose che non c’entrano nulla, ma proprio nulla l’una con l’altra. Omette peraltro di riferirsi all’unico vero fatto politico oggettivamente “trasversale” in corso: l’adesione al referendum sulla riforma elettorale, forse per il timore di farsi troppi nemici. Senza purtroppo trovare una risposta, mi sono chiesto il perché di questa gratuita denigrazione nei miei confronti, dato che a Vittori del contenuto del confronto con Fini (tra l’altro ampiamente e ben riportato dal Il Tirreno) non importa granché e, infatti, a quel dibattito non era presente. Non mi sembra possibile che egli pensi, in quanto avversario del Partito Democratico, di catturare la benevolenza degli elettori di sinistra inventandosi inesistenti “trasversalismi” e alimentando visioni vecchie, anzi molto vecchie della politica, considerato che anche le feste dell’Unità hanno adottato da lungo tempo la forma del contraddittorio e non solo quella del comizio. Inoltre credo che la grande maggioranza degli elettori, specialmente di sinistra, apprezzi il confronto serrato ma civile di idee e la capacità di praticarlo concretamente. Se Vittori ha perso la bussola forse non è tutta colpa sua: i cambiamenti che stanno avvenendo sotto il cielo della politica disorientano molti. Ma questo non dà a nessuno il diritto di etichettare come “trasversale” chi accetta di rischiare il valore dei propri argomenti nel confronto con gli avversari politici.
Claudio Frontera
RISPOSTA A VITTORI/2
TRA SOSPETTI E TRADIMENTI...
Per chi conosce Vittori, da molti decenni, come io lo conosco, non ci può essere meraviglia, nel leggere l’assurdo e surreale intreccio di sospetti, trasversalismi, tradimenti, di cui ormai si potrebbe sorridere se invece non ci ricordassero le tragedie dello stalinismo, dei suoi processi, delle inaudite sofferenze di decine di milioni di persone. Denigrare chi non la pensa come noi, delegittimare il loro pensiero, gettare un’ombra di sospetto su ciò che pensano e dicono e sul perché di certi comportamenti è il primo passo per il loro annullamento fisico. Per Vittori non è comprensibile che fra persone che hanno diversi orientamenti politici, che indicano diverse soluzioni ai problemi della società, possa intercorrere stima, rispetto e anche amicizia. Appartenendo ad un mondo diviso fra amici/nemici ritiene che il dialogo, il confronto delle idee, il rischio della verifica di ciò in cui si crede, non sia possibile. Animato da una fede acritica e dogmatica per cui la verità è data una volta per tutte, non si rende perfettamente conto dei cambiamenti del nostro tempo, sopratutto sul piano intellettuale, del fatto che è sempre più necessario discutere, verificare, confrontare, modificare, formulare ipotesi sempre nuove e adattabili al cambiamento della realtà. L’invito a Claudio Frontiera, come moderatore dell’incontro lo avevo proposto io, ottenendo sia da lui che da Fini un pieno assenso: il risultato di grande civiltà e fairplay mi ha ripagato ampiamento dello sforzo: di conseguenza non posso accettare gratuite volgarità e illazioni che niente hanno a che fare con il progetto sotteso a questa manifestazione, che è quello di ricondurre il dibattito politico a forme di civiltà. Gli vorrei ricordare quella famosa affermazione di Gramsci,secondo cui chi disprezza e non rispetta l’avversario si condanna alla sconfitta: è quello che è capitato a tutti quei comunisti che, protetti da una corazza di presunta superiorità, utilizzano nei confronti degli altri la politica del spetto e del disprezzo. Se è vero che non si può cavare sangue da una rapa è troppo chiedergli di essere meno rapa. Se rifletterà a mente fredda su quello che ha incautamente detto proverà un senso di vergogna.
RISPOSTA A VITTORI/2
TRA SOSPETTI E TRADIMENTI...
Per chi conosce Vittori, da molti decenni, come io lo conosco, non ci può essere meraviglia, nel leggere l’assurdo e surreale intreccio di sospetti, trasversalismi, tradimenti, di cui ormai si potrebbe sorridere se invece non ci ricordassero le tragedie dello stalinismo, dei suoi processi, delle inaudite sofferenze di decine di milioni di persone. Denigrare chi non la pensa come noi, delegittimare il loro pensiero, gettare un’ombra di sospetto su ciò che pensano e dicono e sul perché di certi comportamenti è il primo passo per il loro annullamento fisico. Per Vittori non è comprensibile che fra persone che hanno diversi orientamenti politici, che indicano diverse soluzioni ai problemi della società, possa intercorrere stima, rispetto e anche amicizia. Appartenendo ad un mondo diviso fra amici/nemici ritiene che il dialogo, il confronto delle idee, il rischio della verifica di ciò in cui si crede, non sia possibile. Animato da una fede acritica e dogmatica per cui la verità è data una volta per tutte, non si rende perfettamente conto dei cambiamenti del nostro tempo, sopratutto sul piano intellettuale, del fatto che è sempre più necessario discutere, verificare, confrontare, modificare, formulare ipotesi sempre nuove e adattabili al cambiamento della realtà. L’invito a Claudio Frontiera, come moderatore dell’incontro lo avevo proposto io, ottenendo sia da lui che da Fini un pieno assenso: il risultato di grande civiltà e fairplay mi ha ripagato ampiamento dello sforzo: di conseguenza non posso accettare gratuite volgarità e illazioni che niente hanno a che fare con il progetto sotteso a questa manifestazione, che è quello di ricondurre il dibattito politico a forme di civiltà. Gli vorrei ricordare quella famosa affermazione di Gramsci,secondo cui chi disprezza e non rispetta l’avversario si condanna alla sconfitta: è quello che è capitato a tutti quei comunisti che, protetti da una corazza di presunta superiorità, utilizzano nei confronti degli altri la politica del spetto e del disprezzo. Se è vero che non si può cavare sangue da una rapa è troppo chiedergli di essere meno rapa. Se rifletterà a mente fredda su quello che ha incautamente detto proverà un senso di vergogna.
Guido Guastalla Amare Livorno
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