06 LUGLIO 2007
La mia poesia ai ragazzi dei Fossi
Caro Lamberti,
desidero innanzitutto rinnovare quel ringraziamento che ebbi occasione di manifestarLe quando, con un gesto di squisita cortesia, venne di persona a consegnarmi il primo numero della nuova serie di Confronto, che una scelta editoriale che mi onora ha interamente dedicato al concittadino Ciampi. Il titolo della rivista sottende un programma ambizioso e impegnativo. Realizzarlo richiederà una tensione costante affinché il “confronto” non resti uno dei tanti termini spesi con disinvoltura, appartenente a un lessico di circostanza, convenzionale e vuoto. Ascoltiamo e leggiamo fin troppe parole distribuite gratuitamente. Il confronto, invece, costa. Costa fatica, pazienza, umiltà; esige coraggio e lungimiranza, fermezza e flessibilità, passione ed entusiasmo, senso del limite, sempre. A ben vedere il compito che con la Rivista vi siete dati non è facile; può essere, nell’immediato, avaro di soddisfazioni, ma è un cammino che vale la pena di seguire, vincendo la stanchezza, sempre in agguato dopo le immancabili delusioni. D’altra parte come livornesi abbiamo un vantaggio che chiamerei antropologico: nel tempo è stata la realtà dei fatti a imporci il confronto. Abbiamo così avuto modo di apprendere che convivere e familiarizzare con genti diverse per nazionalità, religione, etnia si può ed arricchisce. Il confronto continuo con l’altro da noi ha forgiato il tipo umano del livornese. Il porto, poi, luogo attrezzato per offrire sosta e riparo, è in sé simbolo di apertura e di accoglienza. Al nostro presente la storia sta imprimendo un’accelerazione forte, che sovente ci trova spiazzati; la sentiamo pericolosamente incombente. Sono sentimenti comprensibili, soprattutto in quelli di noi meno giovani. Fatichiamo a capire in quale direzione stia andando il mondo, con la sua realtà di contraddizioni, causa di lacerazioni insanabili: conquiste prodigiose in molti campi e plaghe di barbarie da secoli bui. In particolare dal Sud del mondo proviene una richiesta, che può diventare ultimativa, di contare di più, di accedere a livelli di vita più simili, o se volete, meno diseguali rispetto ai nostri. Se il mondo sviluppato non saprà trovare risposte concrete, nubi ancora più minacciose si addenseranno al nostro orizzonte. Già ora, neanche troppo lontano, sull’altra sponda del Mediterraneo, il non risolto conflitto mediorientale, che vede un popolo senza un territorio e pressoché privo dell’indispensabile per vivere e un altro costantemente esposto alla minaccia terroristica, rischia di deflagrare su scala globale per la miccia accesa dai fondamentalismi religiosi. Certamente questi sono problemi di cui deve farsi carico in primo luogo la comunità internazionale; ma ogni uomo di buona volontà deve fare la sua parte. Essere uomini di buona volontà vuol dire aprirsi al dialogo; per dialogare bisogna essere disponibili al confronto, di idee, di opinioni, di stili di vita. Confrontarsi vuol dire conoscersi, conoscersi vuol dire superare il pregiudizio e con esso la diffidenza, la paura per ciò che è diverso. Confronto e dialogo sono la via che ci è data per essere uomini tra gli uomini. Con le vostre iniziative - l’Associazione culturale e la Rivista - avete scelto di percorrerla questa via. L’augurio più sentito che mi sento di rivolgere al vostro impegno, è quello di contare, sempre più numerosi, i giovani come lettori della Rivista e come collaboratori attivi dell’Associazione. È quella dei giovani la platea privilegiata cui rivolgere le vostre cure; sono loro i primi destinatari della vostra opzione culturale, che è innanzitutto una scelta di metodo per contribuire a rendere questo nostro mondo un po’ più vivibile, per far sì che la prospettiva di un futuro non resti privilegio di pochi. Ed è proprio pensando ai giovani, anche a quelli di ieri, alcuni forse presenti oggi alla Caprillina, tra i quali mi rivedo, che mi è tornata alla mente un’immagine legata ai versi di Caproni, che dedico a tutti i livornesi, ai giovani e a chi giovane lo è stato. Alla suggestione e alla nostalgia di questa immagine affido il mio saluto insieme con un affettuoso abbraccio.
“Ragazzi in pantaloni corti, magri, lungo i Fossi, aizzandosi per nome giocavano a pallone”.
Carlo Azeglio Ciampi
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